Foggia deve ritrovare il coraggio di riflettere su se stessa (di Franco Antonucci)

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(Foto di Bruno Caravella)

Non vorrei dare l’impressione, presuntuosa, di prendere a parlare di qualcosa che mi riguarda da vicino, e che, nel passato, mi ha esaltato. Ma penso che parlare di fatti personali soprattutto se questi sono stati, allora, utili, non è vanità. A maggior ragione se possono ancora portare vantaggio. Se è così, questa odierna mia iniziativa deve darmi il coraggio per espormi nuovamente.
Nel 1973 ero Dirigente nell’ambito del settore urbanistico del Comune di Foggia, esperienza importante, ma interrotta quando la mia voglia di sperimentare andava oltre.
Prima di questa data a Foggia non si parlava di Urbanistica. Sembrava che non esistesse questo ambito di interesse. Del resto il Comune di Foggia aveva un Piano Regolatore generale (Rutelli anni ’56) molto preciso e chiaro. Si tratta di seguirlo alla lettera e tutto diventava facile. Un buon Piano Regolatore generale, che, però, era l’espressione di una prassi razionalista precedente (l’Urbanistica per “zonizzazioni” rigide), che comunque stava al limite di un nuovo modo di pensare.
Io venivo da circa quattro anni di ricerca universitaria nel corso di Urbanistica presso la Facoltà di Architettura di Napoli (prof.Urbano Cardarelli), ed ero pieno di entusiasmi e nuove tensioni. Avevo lasciato l’Università per il Comune di Foggia, perché la voglia di toccare con mano i progetti era stata più forte. E quello che avevo pensato ed ideato era proprio il massimo in tal senso.
Il PRG Rutelli aveva conformato abbastanza fedelmente la città che aveva prefigurato, ed era praticamente alla fine. Decisi di mettere in piedi un mio Programma urbanistico articolato per Piani di recupero, Piani di riqualificazione, Piani particolareggiati, Piani di espansione per l’edilizia economica e popolare, Piani dei servizi, etc.etc.

Presentai questo mio lavoro all’Assessore all’Urbanistica del tempo, Umberto Marcellino, persona intelligente ed intraprendente, che ha condiviso la mia idea, e con proprie valutazioni, lo ha ufficialmente esposto e proposto in una storica seduta del Consiglio comunale del 1973. Una Proposta che abbracciava la generale riorganizzazione dell’intero contesto urbano, attraverso una serie di strumenti tra loro adeguamento integrato in una grande visione unitaria. Non un nuovo Piano Regolatore generale, ovviamente, ma una messa a regime o aggiornamento alle nuove prassi e teorie del precedente PRG Rutelli.
Credo di poter dire che questo exploit, condiviso in gran parte dal mondo politico del tempo, ma anche dalla collettività, ha rappresentato una vera e propria SVOLTA STORICA nella vita e nella cultura del tempo.
È stata questa la vera novità, che ha mosso gli interi anni ’70 e successivi, suscitando un interesse davvero inaspettato, da parte di tutti gli Organismi ed Istituzioni, ma soprattutto da parte della intera cittadinanza foggiana, che sembrava di essersi risvegliata da un lungo letargo.
In quel tempo cominciavano a nascere le Televisioni private locali, per cui il dibattito sulle nuove luci urbanistiche della città si è vieppiù dilatato e cresciuto, con maggiore visibilità attraverso interviste e confronti televisivi di vario tipo e portata.
Il Comune cominciò a muoversi sulla strada tracciata, mentre io insistevo sulla necessità di un coordinamento generale attraverso un Ufficio di Piano, che ritenevo già in nuce grazie all’iniziativa sorta proprio all’interno della struttura comunale. Ma forse non erano ancora maturi i tempi per una presenza tecnica pubblica di super-organizzazione, nei confronti di un complesso intervento, che, altrimenti, rischiava di perdersi in tanti rivoli. Come, forse, poi è stato. Per questo mi sono defilato dalla struttura comunale, sentendomi inutile, dopo essere stato l’animatore iniziale.
Credo di poter dire di essere stato un piccolo personaggio storico del momento e del nuovo movimento, che ha poi proseguito la sua strada per anni, spesso anche trovando nuovi percorsi, come è giusto che sia. L’importante era che il processo si fosse comunque avviato.
Così come oggi sta accadendo, dopo un nuovo e lungo letargo, questa volta ad iniziativa di un Blog veramente interessante ed adeguato ai nuovi tempi, sviluppato da Geppe Inserra, che è quello che state leggendo: letteremeridiane.com.
Nel suo Blog si parla di tutto, di storia locale, costume, soprattutto di Urbanistica e di sviluppo territoriale. Prendendo spunto anche dalle disavventure di un territorio di grande potenzialità, come la Capitanata, talvolta per piangere sulle proprie sconfitte, in parte dovute alla pigrizia o disattenzione interna, ma anche per prepotenza esterna (regionale). Di contro per “reagire” con un nuovo ed inaspettato impeto della gente di Capitanata, che non vuole più solo subire. Una riscossa che si aspettava da molto tempo.
E Geppe Inserra continua imperterrito nella sua azione, sperando di sollevare l’attenzione dovuta, come io ero riuscito a fare forse in tempi più facili.
Eustacchiofranco Antonucci. 18-02-2017

* * *

Ringrazio molto Franco Antonucci, per le espressioni che ha usato nei miei confronti. Forse non è un caso che il suo intervento coincida con il giorno in cui Lettere Meridiane festeggia le sue prime due milioni di “viste” (ovvero di letture riferite ai singoli articoli).
Non penso di essere stato particolarmente bravo. Se un piccolo merito mi riconosco è quello della costanza e della tenacia, che sono merce piuttosto rara dalle nostre parti. L’importante è insistere, non arrendersi.
Che la città abbia voglia di discutere è un dato di fatto. E troppo spesso la comunicazione di massa riduce i propri destinatari a soggetti meramente passivi. Lettere Meridiane cerca di fare diversamente.
Sono invece piuttosto pessimista sulla possibilità che la città (la sua classe dirigente, la sua opinione pubblica, ecc.) riescano a ripetere i fasti del periodo cui si riferisce Antonucci.
Era una Foggia diversa. Che si amava di più. Che pensava e rifletteva di più su se stessa, e su cosa volesse da fare da grande. Soprattutto era una Foggia che partecipava – dove si partecipava – di più. Lo stesso Antonucci, mentre progettava una Foggia diversa (e firmava i progetti delle opere che l’hanno resa bella e grande, tipo la gradinata dello Stadio Zaccheria…), era presidente di una circoscrizione, la quinta, se non ricordo male. L’assessore Marcellino era socialista, e come i suoi compagni di partito lavorò moltissimo per il decentramento.
Il contesto politico era molto diverso. Più stimolante. Ma comunque è bello ritrovarsi tanti anni dopo, l’uno a fianco all’altro, con la stessa voglia di fare e di cambiare. Difficile dire se ci riusciremo. Ma l’importante è provarci.
Geppe Inserra

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Author: Franco Eustacchio Antonucci

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