Dieci anni fa la scomparsa di Savino Russo

Dieci anni fa è salito al cielo Savino Russo, lasciando un vuoto immenso nei suoi cari, tra i suoi amici, e in quella comunità foggiana che tanto gli deve.

Ho sempre qualche difficoltà quando, ricordandolo, mi tocca definire ciò che è stato, durante la sua esistenza terrena. Sicuramente, non è stato solo un grafico, com’egli stesso amava definirsi riferendosi alla sua attività professionale, svolta per anni presso una casa editrice foggiana.

È difficile definirlo perché Savino è stato davvero un homo enciclopedicus: un artista, un raffinato disegnatore, un sagace giornalista, abile sia con la penna che con la matita, un intellettuale impegnato sul fronte civile e su quello della fede, uno scrittore attento al tema del recupero e della valorizzazione del passato e delle radici.

Per me, e per i tanti che con noi si sono formati in quel grande laboratorio di pensiero e di speranza che è stato il Centro Diocesano di don Tonino Intiso, Savino Russo è stato un fraterno amico, nel senso più profondo e totale di questa locuzione: un amico ed un fratello.

Il legame con don Tonino Intiso ha continuato a scandire le nostre vite anche dopo l’esperienza del Centro Diocesano. Il gruppo si ritrovò molti anni dopo presso la Chiesa del Carmine Vecchio, e toccò proprio a Savino introdurre l’incontro. Lo fece a modo suo, con parole accorate e sentite, monumento di quella lealtà e di quella coerenza di cui è stato un ineccepibile testimone: «Ci ritroviamo dopo tanti anni che ci hanno plasmati, trasformati, consumati. Abbiamo preso strade diverse da quelle che avevamo progettato. Nei momenti più difficili ho sentito forte il rincrescimento che un’intera generazione sia rimasta ai margini. Fedelmente fessi, come don Tonino.»

Questo essere «fedelmente fessi» si ritrova tutto nell’opera più celebre realizzata da Savino: il logo del Foggia Calcio e dei satanelli, che ha conquistato anche importanti riconoscimenti a livello internazionale. Lui non ci guadagnò un euro, ma il logo è finito all’asta all’interno delle molte vicissitudini finanziarie vissute dal sodalizio rossonero per essere comprato a 28.000 euro.

Quel logo non esprime solo l’emblema della squadra del Foggia ma un’idea stessa di città: quei satanelli graziosi e quasi sorridenti demistificano l’idea del male associata a Satana, lasciano intendere che anche da ciò che viene comunemente percepito come negativo possa sprigionarsi il bene.

Pur essendo rimasto ai margini dal punto di vista politico (rinunciò tenacemente a possibili candidature, che pure gli sono state spesso offerte) Savino ha fatto tante cose per Foggia, che dovrà essergli eternamente grata.

A cominciare dalla sua attività per la ripresa del processo di canonizzazione di don Antonio Silvestri (ufficialmente avviata nello scorso mese di luglio), per proseguire con l’intensa opera pubblicistica e promozionale con il Cenacolo Culturale Contardo Ferrini e con la Congregazione di Sant’Eligio, il suo impegno con gli Amici della Domenica, di cui fu promotore ed animatore, le sue tante iniziative per la promozione culturale, in seno alla Fondazione Monti Uniti.

Per celebrare il decimo anniversario della sua scomparsa, sono in programma diverse iniziative. Lunedì 4 novembre, alle ore 18.00, presso la chiesa di Sant’Eligio, si terrà una solenne concelebrazione. Nella seconda metà di novembre, si svolgerà in suo onore un memoriale, promosso da Auser Territoriale Foggia e dalla Confraternita di Sant’Eligio, con il patrocinio della Fondazione Monte Uniti.

Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Dieci anni fa la scomparsa di Savino Russo

  1. Caro Geppe, cosa dire di più …….. hai detto tutto tu di quello straordinario fraterno amico che è stato ed è Savino.
    Tutti noi abbiamo vissuto momenti intensi e bellissimi al Centro Diocesano di A C.,
    anche con qualche cazziatone del nostro Padre Spirituale don Tonino. Poi la vita ci ha anche fisicamente separati, ma siamo sempre rimasti uniti ed impegnati nel nostro campo, fedeli con gli ideali che abbiamo sempre perseguito.
    Sono andato spesso ad incontrarlo a Padova, da Foggia, Bologna, Milano. La prima tappa del mio viaggio di nozze con Rosaria e ‘ stata Padova, San Antonio ci avrà anche scusato, ma a Padova ci siamo andati per Savino.
    Poi rientrati a Foggia, ognuno diversamente unito con i propri impegni in famiglia, lavoro, parrocchia volontariato, ma al più piccolo richiamo rispondevamo ECCOCI!
    Come quando quel lunedì di ottobre del 2013 mi chiamò per annunciarmi la sua malattia. Da allora sono stati mesi, giorni e ore intensi con Savino. Fino a quel 2 novembre di dieci anni fa’, in quella camera di ospedale n. 6, letto n. 12 (identica postazione che ha visto salire in cielo la mia Rosaria tre anni prima).
    Continua il tuo viaggio caro Savino, anche se ti sentiamo sempre ed ancora insieme a noi.

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