Per redimere una città bisogna saper scrutare nel suo dolore profondo, portarlo alla luce, raccontarlo. Foggia sta affidando questo percorso di catarsi al cinema di Lorenzo Sepalone, che con i suoi film ha fatto memoria delle più atroci tragedie vissute dalla città negli ultimi decenni: i feroci assassinii di Giovanna e Francesco Traiano nel cortometraggio Nel cognome che ho scelto, e adesso il crollo di viale Giotto, in Civico 120, prodotto da Movimento ArteLuna con il sostegno del Comune di Foggia, della Fondazione dei Monti Uniti e di vari sponsor privati..
L’ho visto all’anteprima che si è svolta nella stracolma Aula Magna “Valeria Spada” dell’Università di Foggia (oltre 600 spettatori), accolta da una lunga e toccante standing ovation. Il groppo alla gola, la commozione che mi assale ogni volta che guardo un film di Lorenzo questa volta sono durati più del solito. Succede, quando si ha la consapevolezza di aver visto un film importante, decisivo.
Gli amici e di lettori di Lettere Meridiane mi perdoneranno se non sarò breve, ma Civico 120 merita qualcosa della classica recensione. E poi va in qualche modo raccontata anche la storia del film stesso. (E voi leggete fino in fondo, vi prego…)
Viale Giotto e il tragico crollo, dunque. Quando si affrontano vicende del genere, c’è sempre la tentazione di lasciarsi andare all’inchiesta. Il pluripremiato cineasta foggiano l’ha evitata con una scelta tanto rigorosa quanto spiazzante: andare oltre il fatto di cronaca, per raccontare piuttosto le tante storie di vite spezzate, di futuri interrotti che trasudano da quel tragico evento. L’obiettivo era sottrarre al rischio dell’oblio questa tragedia, scongiurare il pericolo che venga rimossa dalla coscienza e dalla memoria collettiva, perché ha tanto ancora da insegnarci. Civico 120 l’ha conseguito.
Quello di viale Giotto è stato il disastro edilizio italiano più grave di sempre, ma non ha ricevuto, nel Paese, l’attenzione riservata ad altri simili episodi.
Per questo, Civico 120 era un film necessario, soprattutto in una città, quale Foggia, dalla memoria corta. Lorenzo lo ha “covato” per anni, affettuosamente tallonato dai superstiti e dalle famiglie delle vittime che lo sollecitavano a mettere il suo talento a disposizione di questa urgenza di memoria. Ad un certo punto aveva quasi rinunciato al progetto, poi ha preso il coraggio a due mani e si è buttato nell’impresa, come sempre fa, anima e corpo.
La narrazione è affidata ai ricordi e alle testimonianze di quattro superstiti, sopravvissuti al crollo o perché per quella notte fatale si trovavano altrove, o perché vennero miracolosamente estratti dalle macerie: Valeria Capitaneo, Pino Padalino, Salvatore Taronna e Guerino Alessandrino, che si raccontano con sorprendente naturalezza.
Il tono è solo in apparenza documentaristico. Alternandole a brani letti dalla voce di Dino La Cecilia, alle testimonianze e ad immagini di repertorio messe a disposizione da Telenorba, Sepalone sparge con intelligenza e accorta scelta di tempo schegge di fiction che danno uno spessore narrativo ancora più profondo alla storia che racconta, nell’intento di recuperarne la quotidianità: la ninna nanna in dialetto foggiano che apre il film, cantata da Maria Di Marco, il toccante cameo dedicato ad Agostino La Quaglia, l’eroe che non si stancò di scavare e scavare tra le macerie, memore del crollo di Palazzo Angeloni che nel 1958 aveva ucciso la sua famiglia; il calendario fermo al mese di novembre 1999, l’orologio le cui lancette prima si bloccano alle 3.12, poi riprendono il loro cammino, il rubinetto che gocciola.
Il finale ha una straordinaria potenza espressiva. Mentre sullo schermo scorrono i fotogrammi dei volti di 67 figuranti, che simboleggiano le vittime, Umberto Junior Contini, Maria Roberta Strazzella, Dino La Cecilia, Rita Cancellaro e lo stesso Lorenzo Sepalone interpretano In Viale Giotto c’era un palazzo, brano di rara intensità letteraria, che dimostra come il regista sappia maneggiare parole ed immagini con altrettanta destrezza. Parole a volta tenere, a volte forti, che spiegano il senso del film, la speranza che alle fine, il compimento del percorso di redenzione di cui dicevo all’inizio: “E poi ci sono i ricordi, quei ricordi splendenti che rendono eterne tutte le famiglie”.
Lorenzo Sepalone sta reinventando il cinema civile, genere ormai scarsamente praticato perché poco di cassetta. Sta dimostrando che si può fare cinema senza scendere a patti e compromessi. Che bravo. Dopo l’anteprima all’Università ed una proiezione al Liceo Ginnasio, Civico 120 sarà presentato nei principali festival cinematografici. L’uscita del cortometraggio coincide con un momento cruciale nella carriera di Lorenzo Sepalone, reduce dalla candidatura nella terna finalista al Globo d’Oro 2024 con il cortometraggio Nel cognome che ho scelto. Sepalone si sta segnalando anche come attore: recita in Qui non è Hollywood, la serie tv del momento che sta riscuotendo grande successo di pubblico e critica, diretta da Pippo Mezzapesa, disponibile su Disney+.
La speranza è che questo capolavoro che Lorenzo ci ha regalato venga visto il più possibile, soprattutto a Foggia, soprattutto dai giovani. Perché adesso spetta a Foggia redimersi: nel ricordo di Giovanna e Francesco Traiano, così come delle altre 67 vittime innocenti di viale Giotto. Ormai non gridano più vendetta. Ma continuano ad interpellare la coscienza collettiva, il cuore della città, affinché la loro morte, il loro sacrificio non siano stati vani.
Geppe Inserra
Civico 120 è un miracolo reso possibile anche dall’impegno degli sponsor pubblici e privati che hanno creduto nel progetto e lo hanno sostenuto e da quanti hanno lavorato nel cast tecnico ed artistico. Citarli è un dovere morale.
Gli sponsor
Hanno contribuito: Comune di Foggia; Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, Margherita, Mercati Di Città, Vision Ottica, Allianz Four Agents, Boscaino Buildings, Eurovector, Seiem, Hachicko Medical, Andrea Barile, Rotary Club Foggia, Gocce Di Caffè, Promedlav, Cantine Losito, Mondo Finanza, Editoria Sammarco, Antica Tenuta Bonfitto.
Il cast artistico e tecnico
Soggetto e sceneggiatura Lorenzo Sepalone, fotografia Dario Di Mella, musiche originali Francesco Petronelli; montaggio Fabrizio Franzini; suono di presa diretta Tommaso Danisi; sound design Thomas Giorgi, color Andrea Sabatelli, voce narrante Dino La Cecilia, voci in Viale Giotto c’era un palazzo: Umberto Junior Contini, Maria Roberta Strazzella, Dino La Cecilia, Rita Cancellaro, Lorenzo Sepalone; voce Ninna Nanna Maria Di Marcotrucco, acconciature Mariachiara Sonnessa e Francesca Pia Viggiano, assistente alla regia Luca Citarelli, assistente operatore Vincenzo Petroli, aiuto operatore Andrea Galante, fonico di doppiaggio Angelo De Cosimo, foto di scena e backstage Feliciana Campaniello e Marco Elia Morea.
La produzione
Direttore di produzione Lorenzo Sepalone, segretario di produzione Gaetano Alexandro Valenzano, assistenti di produzione Serena Castriota e Daniela Castellabate, locandina e titoli Daniele Severo, location Piccolo Teatro Di Foggia e Clab Studios Foggia, equipment rental Stray Dogs Srl, doppiaggio Clab Studios Foggia.
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