Perché Foggia apparve tardi sulle carte geografiche

Alcuni amici e lettori si sono stupiti per l’assenza di Foggia nella carta della Capitanata conservata nella Biblioteca Angelica di Roma, che abbiamo pubblicato qualche giorno fa. Non sembra però trattarsi di una svista dell’ignoto autore. La carta venne disegnata tra il 1583 e il 1590, secondo Nicoletta Muratore e Paola Munafò (Immagini di città raccolte da un frate agostiniano alla fine del XVI secolo), e all’epoca Foggia non compariva ancora nelle carte geografiche dell’Italia ma solo in alcune carte del Regno di Napoli.

Nonostante la particolare predilezione per la città dell’imperatore svevo Federico II, che nei primi decenni del 1200  l’aveva eretta inclita sede imperialis, e nonostante l’istituzione della Dogana della Mena delle Pecore nel 1447, l’importanza di Foggia non era ancora riconosciuta, almeno nei testi di geografia e nelle carte.

Nella sua Descrittione di tutta Italia, Leandro Alberti (1550) indica Foggia quale «castello», termine che veniva utilizzato per designare gli insediamenti minori rispetto alle città.

Nella sua edizione del Theatro del mondo (1598), Pietro Maria Marchetti elenca, quali città della Daunia-Capitanata, Sant’ Angelo, Manfredonia, Siponto, Salpe, Lesina, Vieste, Ascoli, Bovino, Firenzuola, Volturara, Termoli e Troia.

È possibile che tra le ragioni della ritardata ricezione di Foggia vi sia la vicinanza alla città di Arpi, che nonostante fosse ormai disabitata (ne scrive diffusamente lo stesso Alberti, parlando però di «vestigia») continuava a venire ricordata in testi e carte.

Il toponimo Foggia fa per la prima volta la sua comparsa nella carte del Regno di Napoli. Tra le prime, e più belle, troviamo quella disegnata nel 1570, ad Anversa, da Abraham Ortelius, attorno al 1570, e che vediamo in alto, in apertura dell’articolo.

Altrettanto suggestiva quella, che si riferisce sempre al Regno di Napoli, realizzata qualche anno dopo da Gerard De Jode, che si ispira ad una precedente opera (1550) di Pirro Lagorio.

In apertura, la carta di Abraham Ortelius, qui sopra la carta di Gerard De Jode.

Bisognerà aspettare però ancora qualche anno, perché Foggia approdi nelle carte geografiche dell’Italia. In quella che viene ritenuta la prima carta disegnata secondo i dettami della moderna cartografia, nel 1578, Gerard Mercator che si ispirò alle istruzioni cartografiche di Claudio Tolomeo, non cita Foggia, ma Arpi.

La carta di Gerard Mercator

Perché il toponimo Foggia (più precisamente Fogia) compaia in una carta geografica bisognerà attendere il 1606, e la splendida «Italiae, Sardiniae, Corsicae et confinium Regionum nova Tabula» disegnata da Willem Janszoon Blaeu, cui farà eco, nel 1617, l’altrettanto bella «Italia» realizzata con l’accattivante sottotitolo «Nuovamente più perfetta che mai inanzi posta in luce…» da Jodocus Hondius Jr.

La carta di Blaeu
La splendida carta di Jodocus Hondius Jr.

La conclusione è che la fortuna di una città, la sua «ricezione» da parte dei geografi è un processo complesso e laborioso. Non è stato facile, per Foggia diventare una città, soprattutto avendo alle spalle un passato importate come quello della vicina Arpi.

Geppe Inserra

Views: 0

Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “Perché Foggia apparve tardi sulle carte geografiche

  1. Esiste una carta geografica del monaco inglese Matthew Paris che contiene anche Foggia, datata seconda metà del XIII secolo. La carta mostra il percorso dall’Inghilterra a Gerusalemme e, per l'”Apulia”, mostra una città di nome “Foget” vicino ad altri luoghi come Lucera, Siponto, Barletta, Trani e così via.

    Complimenti comunque per l’articolo, interessantissimo!

  2. Non credo che la mancanza di Foggia nelle cartografie del XVI secolo. derivi della sua vicinanza ad Arpi, perché questo problema di affacciò nei primi 2 secoli dell’anno 1000, poiché con Federico II Foggia divenne più che nota. Piuttosto era il suo sito che,, trovandosi lontano dai corsi dei fiumi e dalle coste marine ed avendo perso con gli Angioini, la sua supremazia continentale, passata a Napoli e Palermo, non risultava più appetibile. Infatti i D’Angiò distrussero tutto quello che potesse ricordare l’era Federiciana , finanche le moschee saracene a Lucera. doveva essere dimenticata. È questa una mia personalissima visione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *