La sindaca di Foggia interviene nell’intenso confronto acceso dal dietro front dell’artista Felice Limosani e del gruppo di sponsor che sosteneva l’iniziativa, circa la donazione alla città del monumento «Cuori pulsanti», due tralicci con due cuori sulla sommità, a simboleggiare la speranza e la rinascita della città. Marida Episcopo è amareggiata, ma difende con fermezza il comportamento mantenuto dalla sua amministrazione nella vicenda: «Trovo ingeneroso e del tutto infondato accusarci di qualsiasi responsabilità. Sin dal 10 luglio, ovvero dal giorno della presentazione pubblica del progetto (nella foto un momento di quell’evento, n.d.r.), ci siamo sforzati, assieme ad università, Fondazione Monti Uniti e allo stesso artista, di coinvolgere la cittadinanza in un dibattito pubblico che purtroppo non si è limitato alla discussione sulla collocazione dei «Cuori pulsanti», ma è fortemente trasceso con giudizi inclementi sull’artista – che va ricordato, è di fama mondiale – e sulla sua opera. E non si dica oggi che il problema riguardasse solo i Campi Diomedei, anche perché la scelta era stata rimessa ad un dibattito onesto ed eticamente neutrale che vedeva nei Campi Diomedei una “proposta”.»
Un altro aspetto della polemica ha riguardato la volontà dei finanziatori di restare anonimi. Ma anche su questo la risposta della sindaca è ferma: «Credo che la volontà dei mecenati andasse compresa e rispettata, si è invece parlato perfino di riciclaggio di denaro sporco e di conflitto d’interesse (vorremmo capire come…) e quanto all’opera si è detto che fosse un avanzo di un magazzino campano oltre che rappresentare orribili tralicci dell’Enel. Ma riflettiamo ancora sugli atti di liberalità o donazioni: anche i figli possono essere non al corrente delle intenzioni ereditarie del proprio genitore, almeno fino al verificarsi dell’apertura successoria! Non era un bisogno di trasparenza ma più verosimilmente una forma di controllo sociale quello che si invocava. Oltretutto le donazioni, attraverso la Fondazione, non sarebbero affatto sfuggite all’esame dell’ANAC e alla “severa” rendicontazione anticorruttiva! Con tanta amarezza devo dire che non è stato un dibattito civile e costruttivo come speravamo.»
Nel mirino delle polemiche è finita anche la Commissione Scientifica Temporanea di Scopo che la Giunta aveva voluto per valutare la proposta di realizzazione dell’installazione di Limosani…
«Dovendo sottoporre al Consiglio Comunale la delibera di accettazione della donazione, così come prescrivono le norme, avevamo pensato di affidare la valutazione della proposta ad una commissione di professionisti di alto profilo, selezionati con un bando pubblico, nei settori di arte, architettura, paesaggio, sviluppo culturale e sociologico, e discipline giuridiche con particolare esperienza in urbanistica, che sarebbe stata integrata da un esperto designato dal Mibact, e che avrebbe esaminato anche le eventuali criticità in ordine alla localizzazione dell’opera. La nostra volontà era stata dichiarata alla luce del sole, fino dalla presentazione dell’iniziativa lo scorso 10 luglio, alla presenza dell’artista. Si è detto invece che la Commissione non sarebbe mai stata neutrale e che l’esito era scontato. Per rendersi conto di quanto questa accusa sia infondata si legga il bando alla lettera… Se questa è stima in chi amministra così democraticamente anche una donazione artistica, ben vengano i sindaci che apponevano simboli littoriani o targhe autocelebrative senza far fiatare nessuno.»
Torniamo alla vexata quaestio dei Campi Diomedei… Visto che sull’area insistono già riconosciuti beni archeologici, non sarebbe stato il caso di chiedere un parere preventivo alla Soprintendenza?
«Anche in questo caso – risponde Marida Episcopo -bisogna precisare alcuni dettagli normativi non da poco: la Sovrintendenza esprime pareri su dati “formali” e sui beni rientranti “effettivamente” nel patrimonio del richiedente. Solo il Consiglio Comunale può accettare una donazione per farla rientrare nel patrimonio dell’Ente e non certo i si dice popolari o le intenzioni. Solo dopo la delibera consiliare poteva essere chiesto un parere tecnico e formale.»
Che si sente di dire alle cittadine e ai cittadini che si sono confrontati con tanta passione sull’opera di Limosani?
«Sono amareggiata perché penso che si doveva difendere la donazione e non perdere un’occasione di possibile lustro e di maggiore attrattività per la città. Noi lo abbiamo fatto in tutti i modi! Dunque oggi non si dica che il problema fossero i Campi Diomedei e che nulla contro l’artista internazionale: ora fa sorridere davvero una affermazione del genere… Sono profondamente addolorata per i toni offensivi e per le prese di posizione mediatiche aprioristiche. Ma confermo di non nutrire alcuna avversione verso chi ha espresso la propria contrarietà (anche con un netto ‘no’ sull’opera stessa) con il dovuto rispetto e con garbo istituzionale. A costoro sempre chapeu…»
Geppe Inserra
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Io credo che tutti insieme si doveva lottare ed essere orgogliosi per quelle istallazioni che molto probabilmente sarebbe diventate meta di visite turistiche oltre che culturali… Foggia ha perso davvero un grande occasione…oltrw che un nostro arricchimento, chiunque sarebbe approdato per visionarlo facendolo poi diventare un luogo destinato anche alla amore. Peccato
sarebbe utile conoscere se la proposta dell’artista risale o meno al 2019 come scrive nell’articolo. Se è così, perché solo il 10 luglio di quest’anno “rendere pubblica” la questione? perché questa insistenza della locazione ai Campi Diomedei? Se si desidera fare una donazione i vincoli devono essere “accettabili” non vincolanti.
Secondo me è stato un errore abbandonare il progetto. Si è dato così fiato alla stupida polemica e all’ignoranza.
Probabilmente sbaglio perché non conosco appieno i termini della discussione che, a quanto leggo, si rasenta il dileggio, però avrei tenuto duro per rispetto di chi invece credeva nel progetto che, credo, sia stata la maggioranza rispetto alla lagna tipicamente foggiana.
Se il comune tassasse la lagna e la polemica, sarebbe ricchissimo.
Verso la fine degli anni ’70 (frequentavo il corso di scultura all’accademia di Belle Arti), spero che la memoria non m’inganni, ebbe luogo un’esposizione di sculture nella Villa Comunale, opere dello scultore Carmelo Cappello, apprezzato e richiesto per le sue opere di grande impatto visivo e artistico. A Milano, c’è una sua scultura di grandi dimensioni in piazza 6 febbraio, installata nel 1987. A Foggia, invece, dopo qualche giorno, durante la notte una o più opere dello scultore furono rubate, non certo per il loro valore artistico ma, segate brutalmente, vennero portate via a pezzi certamente per rivenderle al mero valore del metallo con cui furono realizzate. Pochi se accorsero, ma fu una pagina assai brutta per la città. Oggi, probabilmente, tutto ciò non passerebbe inosservato né lascerebbe indifferenti i più. Ora, però, non saprei dire quale azione fu più violenta: se quella di allora ai danni dell’opera di Cappello, oltreché alla misera figura che la città subì; oppure quella di oggi dove un’opera artistica viene abbattuta, seppure metaforicamente, a colpi di commenti social prima ancora di essere installata.
E’ mia opinione che chi amministra una grande città, per il suo bene ed il suo futuro, deve difenderla strenuamente dagli attacchi di ignoranti e sciacalli. Forse poteva servire un pò più di coraggio e tenacia.