«Ho dovuto lasciare la mia città perché a Foggia studiare cinema e fare cinema è impossibile. Ma spero un giorno o l’altro di tornarci, e girarvi un film per raccontarla», così Antonio Abbate ha risposto a Nicola Saracino che lo ha intervistato prima della proiezione, a Parcocittà, di Phobia, il lungometraggio con cui il giovane cineasta foggiano ha esordito alla regia.
Se le premesse sono queste, l’impressione è che il sogno di Antonio sia destinato a realizzarsi.
Girare un thriller psicologico come opera prima è di per sé una scelta coraggiosa, tanto più quando l’elemento narrativo fondante è il dubbio, che che avvolge i protagonisti della storia, contagia e coinvolge gli spettatori, tenendo sospesi gli uni e gli altri. Occorrono maestria con la macchina da presa e una buona sceneggiatura, qualità che Phobia esibisce in maniera sorprendente. Occorre talento, insomma, e Abbate ne ha da vendere. Il suo esordio alla regia è del resto preceduto da un percorso artistico di tutto rispetto: il cortometraggio Sottosuolo inserito nel catalogo di RaiPlay, la collaborazione con Michael Mann di cui è stato aiuto regista sul set di Ferrari.
Nonostante il tono minimalista che affiora costantemente dall’ambientazione rurale e familiare (anche questa scelta originale e intrigante), Phobia è un film potente, che premia la lungimiranza della casa di produzione Undicidue3.
Al centro della storia c’è Chiara, interpretata da una sfavillante Jenny De Nucci. Tormentata da un ignoto stalker e da turbe psicologiche legate al suo passato, la ragazza decide di tornare per un week end in campagna dalla sua famiglia, che aveva lasciato alcuni anni prima, a causa di un oscuro incidente. È accompagnata dall’amica Michela (Beatrice Schiaffino) che durante la notte scompare senza lasciare alcuna traccia di sè.
Quando Chiara chiede lumi ai familiari si sente rispondere: «Chi è Michela?» Scatta così la molla del dubbio: l’amica è un’invenzione della mente turbata di Chiara o la sua scomparsa è legata a qualcosa di torbido?
Gli spettatori lo scopriranno solo nel finale, che Abbate lascia aperto, coerente con la sua estetica: «Mischiare il piano della realtà con quello dell’immaginazione e del sogno – scrive nelle Note di regia – è un modo di narrare che mi affascina particolarmente. Un elemento che in un film trovo sempre interessante è lasciare la possibilità a chi lo guarda di interpretarne i fatti in maniera non univoca.»
Ad alimentare e sorreggere la tensione che accompagna lo snodarsi degli eventi c’è la buona sceneggiatura firmata da Michele Stefanile e Giacomo Ferraiuolo (autore anche del soggetto). Abbate dirige con mano sicura un cast artistico importante (un maiuscolo Antonio Catania, Federica de Benedittis, Eugenio Papalia, Francesca Romana De Martini, Federico Tocci, Massimo De Rossi).
Ottima l’accoglienza del pubblico di Parcocittà, che alla fine della proiezione ha tributato all’autore un convinto applauso. Phobia era già stata presentato a Foggia, all’Altrocinema, grazie ad una positiva intuizione di Francesco Cicolella che lo aveva scelto per aprire la rassegna Sale di Città.
In conclusione, un esordio del tutto positivo e convincente, quello di Antonio Abbate, riconosciuto anche dalla critica nazionale («Phobia è un thriller psicologico ben congegnato e messo in scena con mestiere», ha scritto Federico Rizzo su Sentieri Selvaggi).
Non resta che aspettare il «film foggiano» del giovane e talentoso regista.
Geppe Inserra
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Anche Umberto Giordano dovette lasciare Foggia
per poi tornarci
Ti auguro una carriera più brillante di quella del grande musicista foggiano Pietro Giordano
Sinceri auguri al regista e grazie a Geppe che è sempre attento testimone.
Attilio