Tra il 1840 e il 1846, il Camposanto di Foggia fu visitato da due illustri viaggiatori: Cesare Malpica, scrittore e giornalista napoletano, e Pier Paolo Parzanese, sacerdote, teologo nonché apprezzato poeta popolare.
Entrambi erano collaboratori della più importante rivista culturale dell’epoca – il Poliorama Pittoresco – che si pubblicava a Napoli, ed entrambi, raccontando la loro visita al Cimitero, si soffermarono sulla tomba di don Antonio Silvestri, sacerdote foggiano morto qualche anno prima, nel 1837, in odore di santità.
Le due citazioni sono la riprova più evidente che la fama del prete della carità, seguace di san Filippo Neri, aveva rapidamente valicato i confini della città e della regione, giungendo fino alla Capitale.
«Perché fra tante fosse innominate una ve n’ha con un nome? – scrisse Malpica ne Il giardino d’Italia, La Puglia (1840) – Per far che i buoni e gl’infelici si rammentino sempre del sacerdote Antonio Silvestri, il Padre Rocco di Foggia: per far che i posteri sappiano ove trovar le sue ossa se per avventura vorranno alzargli un monumento. Per ora un generoso onorò la memoria di quel pietoso ponendo sulla sua sepoltura una croce col di lui nome.» Il richiamo al napoletano Padre Rocco è più che mai azzeccato. Anche lui benvoluto dal popolo per la sua tenace azione di carità e solidarietà, «era più potente a Napoli del Sindaco, dell’Arcivescovo, ed anche del Re», ebbe a scrivere Alexandre Dumas.
Anche Parzanese rese omaggio alla memoria del grande uomo di fede. Nel reportage pubblicato a puntate dal Poliorama Pittoresco nel 1848, ricorda la sua visita al Camposanto: «Baciai la pietra che sta sulle ossa di Antonio Silvestri, prete di una carità popolare, come vuol essere il sacerdote di Cristo.»
La fama del pio sacerdote non si attenuò nel corso dei decenni successivi alla sua morte, anzi si accrebbe, tanto è vero che nel 1893, 180 persone «del ceto medio e aristocratico di Foggia, tra cui non poche notabili per virtù e sapere, come per censo e per gli uffici che esercitavano» chiesero al Vescovo precedente, mons. Domenico Marinangeli, l’avvio del processo di canonizzazione.
La risposta della Curia fu sollecita. Cinque anni dopo, nel 1898 Mons. Carlo Mola, che era succeduto a mons. Marinangeli, ordinò «la costruzione del processo ordinario del Servo di Dio, don Antonio Silvestri» avviando così la causa di canonizzazione.
L’istruttoria del processo venne affidata al canonico Filippo Bellizzi, che raccolse gli atti e le testimonianze necessarie, ma non portò a termine il compito che gli era stato affidato, probabilmente a causa delle sue malferme condizioni di salute.
Sicché il processo si arenò da subito, e, purtroppo, la figura di don Antonio cadde progressivamente nel dimenticatoio.
Ma non si è mai spenta del tutto, la memoria di questo straordinario personaggio, di sorprendente attualità ancora oggi (è stato il precursore del welfare, ha fondato il primo nucleo di quelli che sarebbero diventati gli Ospedali Riuniti di via Arpi, ha creato strutture e servizi per l’accoglienza delle donne anziane e delle donne in difficoltà).
Qualche anno fa, una petizione del clero chiese la riapertura del processo, grazie anche alla disponibilità del vescovo mons. Domenico D’Ambrosio. Il suo successore, mons. Salvatore De Giorgi organizzò un convegno storico che per la prima volta approfondì anche sotto il profilo scientifico la vita e le opere di don Antonio.
A tenere sempre accesa la fiammella del ricordo hanno contribuito in modo decisivo un Comitato costituito ad hoc e la Confraternita di Sant’Eligio (che è il luogo dove don Antonio svolse la maggior parte della sua azione pastorale). Memoriali, iniziative nelle scuole, spettacoli al Teatro Giordano hanno alimentato la speranza che prima o poi questa storia interrotta riprendesse il suo corso.
E così, finalmente sarà. A far riprendere l’iter che si era inceppato, grazie anche ad un appello rivoltogli dall’amministrazione della Città di Foggia, è stato mons. Vincenzo Pelvi che ha dovuto rifare tutto daccapo: la comunicazione di rito alla Santa Sede, il nulla osta della Conferenza Episcopale Pugliese, la nomina di un postulatore (mons. Gabriele Teti).
Sabato 20 luglio alle ore 17.00 nella chiesa di Sant’Eligio, si terrà finalmente l’insediamento del Tribunale diocesano per l’inizio della causa di beatificazione di don Antonio Silvestri, con il giuramento del Postulatore e dei membri che compongono il Tribunale diocesano, nominati dal decreto dell’Arcivescovo, mons. Giorgio Ferretti.
A seguire, il Vicario Generale mons. Filippo Tardio presiederà la Celebrazione Eucaristica.
«L’apertura del processo di beatificazione e canonizzazione di don Antonio Silvestri è un dono di grazia e motivo di gioia per l’Arcidiocesi di Foggia-Bovino», commenta la Curia.
Una notizia storica per la città di Foggia, che speriamo adesso si stringa attorno a quello che potrebbe diventare il suo primo Santo. In questo momento di gioia, il pensiero non può non andare a quanti lo hanno tenacemente sognato ed inseguito, ed oggi non sono purtroppo più tra noi: don Fausto Parisi, don Tonino Intiso, Roberto Papa, Savino Russo, Francesco Andretta. È grazie a loro che la fiamma della speranza ha ripreso a brillare di vivida luce.
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bravissimo Geppe a rinverdire la memoria di questo Santo tutto foggiano.