Se la memoria non viene raccontata, rimane qualcosa di fine a se stessa. Un reperto del passato che non parla alla contemporaneità.
E la narrazione è tanto più efficace, inclusiva quanto più s’affida agli strumenti antichi, non aulici, di trasmissione della cultura. Come per esempio le ballate, che, nella notte dei tempi, venivano utilizzate dai cantastorie, nel loro girovagare da un villaggio all’altro, per raccontare al popolo i fatti della Storia.
Cantautore, cantastorie, poeta, musicoterapeuta, Bruno Caravella riattualizza il genere con Le ultime ore di Luigi Pinto, eseguita per la prima volta a Foggia, nel Salone del Tribunale di Palazzo Dogana, in occasione delle celebrazioni del 50° anniversario della morte di Luigi Pinto, insegnante foggiano rimasto ucciso nella strage di Brescia.
Il testo è asciutto, ma nello stesso tempo poetico, il ritmo avvolgente, com’è nella migliore tradizione delle ballate. Caravella accompagna con la chitarra e l’armonica a bocca una interpretazione visibilmente commossa, che trasmette a sua volta emozione e commozione. Di tanto in tanto, si odono affiorare brani e melodie d’epoca, scelta con cui Caravella storicizza la vicenda, caricandola di ancora più tensione narrativa e morale.
È proprio la semplicità dei versi a conferire alla tragedia che ha strappato alla vita Luigi Pinto una dimensione epica: “Pinto Luigi Pinto quell’emigrante idealista Pinto Luigi Pinto / quel minatore quel professore Pinto Luigi Pinto / rosa di maggio pugno di lotta Pinto Luigi Pinto / sognò per noi e fu nella storia.”
Le riprese, il montaggio e la regia sono di Matteo Carella, che ha sapientemente calibrato colore e inquadrature tenendo il tutto coerente con il potente messaggio che la ballata ci lascia: Luigi Pinto vive nella memoria, ma spetta a noi il compito di tenerla sempre accesa.
Potete guardare qui sotto il video, pubblicato nel canale YouTube dell’Archivio della Memoria Ritrovata. Dopo il video potete sfogliare o scaricare il testo. Buona visione. Buona lettura.
Geppe Inserra
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