Il convegno su Federico II promosso dal Club per l’Unesco di Foggia ha fatto registrare un importante, e speriamo decisivo, salto di qualità nella complessa vicenda del rapporto tra l’imperatore svevo e la sua città prediletta.
Foggia è a tutti gli effetti una città sveva. Ma il tempo e la progressiva distruzione delle tracce della presenza imperiale hanno rarefatto questa identità.
Le cose potrebbero adesso cambiare, e il convegno dell’Unesco potrebbe aver rappresentato il punto di svolta. A confortare un certo ottimismo ci sono almeno due, importanti ragioni.
La prima è l’autorevolezza del soggetto promotore: quando si dice Unesco si pensa subito al riconoscimento dei patrimoni dell’umanità e – come ha ricordato la presidente del Club foggiano Billa Consiglio – il rapporto che legava l’imperatore a Foggia è un pezzo di storia universale, che va custodito e valorizzato, concetto ribadito dalla stessa presidente nazionale Unesco, Teresa Gualtieri.
La seconda è il coinvolgimento di una platea di attori istituzionali e culturali di indiscutibile rilievo. Per citarne alcuni: la Regione Puglia, la Provincia e la Città di Foggia, la città tedesca gemellata di Göppingen, la Società di Storia Patria per la Puglia, il Centro Europeo di Studi Normanni, il Museo e la Fondazione di Jesi intitolate all’imperatore, l’Archeoclub di Lucera, la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, la Biblioteca Magna Capitana, diverse associazioni che a vario titolo si ispirano all’imperatore svevo. Ricco anche il parterre dei partecipanti al convegno, brillantamente moderato da Micky De Finis: l’arcivescovo di Foggia, mons. Giorgio Ferretti, Pasquale Corsi, presidente della Società di Storia Patria, che ha inviato un messaggio, Fulvio Delle Donne, medievalista di chiara fama.
A fungere da enzima per questa sorprendente e riuscita alchimia è stato Pasquale Episcopo, docente e giornalista foggiano che vive da tempo in Germania, e che ha riscoperto la sua foggianità proprio grazie al puer Apuliae. Discepolo dell’indimenticabile Giuseppe De Troia, Episcopo ha dettagliatamente illustrato quelli che potrebbero diventare i due capisaldi del «nuovo corso» fridericiano a Foggia: l’installazione di una Stauferstele e l’apertura di un Museo Fridericiano. Se la stele pare essere ormai in dirittura d’arrivo, il Museo è un progetto ancora tutto in fieri, ma proprio il convegno promosso dall’Unesco ha aperto interessanti e concrete prospettive.
Johann Heinrich von Stein, donatore assieme allo stesso Episcopo della Stauferstele che verrà installata a Foggia (in piazza Nigri, davanti al portale della Pianara, a fianco al Conservatorio Giordano) ha promesso che quando il Museo verrà aperto farà omaggio di alcuni importanti reperti fredericiani.
La sfida disegnata da Episcopo è avvincente: realizzare un Museo che possa dar conto di quanto è andato perduto, ovvero testimoniare le tracce della presenza imperiale a Foggia e l’affetto che Federico nutriva per la città, che eresse a «inclita sedes imperialis». Il relatore ha citato il palazzo imperiale, del quale sopravvive solo l’arco d’ingresso, l’influsso che l’imperatore ebbe nella costruzione della Cattedrale, le numerose presenze documentate, il ruolo decisivo che la piana del Tavoliere ha avuto nella scrittura del trattato «De ars venandi cum avibus», i tanti decreti che l’imperatore emanava da Foggia, eloquente testimonianza che la città rappresentava un centro amministrativo e residenziale di fondamentale importanza nello scacchiere del Regno e dell’Impero.
«Foggia e il suo territorio incantarono Federico II», ha chiosato un relatore d’eccezione come Ortensio Zecchino, indimenticato Ministro dell’Università e della Ricerca nei governi D’Alema e Amato. «Qui trovò l’ambiente ideale di osservazione della natura per scrivere il De ars venandi cum avibus, che è molto di più di un trattato sulla falconeria, è una testimonianza fondamentale del rapporto di Federico II con la scienza.»
Come può tutto questo diventare un Museo? Attraverso il racconto di quell’epoca, ed una accorta ricomposizione delle tracce. Una ipotesi che ha trovato il consenso della sindaca, Marida Episcopo: «Federico II era di casa a Foggia, e dobbiamo riportarcelo, a casa, ricostruendo tutto ciò che è possibile ricostruire per ridare luce al suo rapporto con la città.»
Uno strumento importante potrebbe essere la Fondazione Secondo Federico promossa dalla Regione Puglia, i cui scopi sono stati illustrati da Paolo Campo, consigliere regionale e firmatario del disegno di legge approvato dall’assise regionale pugliese.
Il rapporto antico tra Federico II e la sua Foggia sta per riannodarsi. Il contagioso entusiasmo di Pasquale Episcopo è sicuramente un bel viatico.
Geppe Inserra
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