28 maggio: data scolpita nella carne di Foggia

Certe volte la storia inventa tragiche coincidenze, che lasciano ferite profonde nell’anima di una città, nel cuore di una comunità.

Il 28 maggio è una data scolpita due volte nella memoria e nella carne di Foggia: due ricorrenze accomunate dalla violenza dell’uomo sull’uomo, e dal fragore ottuso delle bombe.

Due date da non dimenticare.

Il 28 maggio 1943, i raid dei bombardieri alleati inaugurarono la più tragica delle estati che Foggia abbia mai vissuto, e che si concluse con la morte di migliaia di innocenti: donne, uomini, bambini inermi.

Trentuno anni dopo, il 28 maggio del 1974, in piazza della Loggia, a Brescia un’altra bomba ottusa mieteva una vittima innocente ed inerme. Furono in otto a cadere nella strage fascista. Tra i morti, un foggiano, il prof. Luigi Pinto che aveva lasciato la sua città per una cattedra al Nord. Il suo cuore generoso cessò di battere qualche giorno dopo, ponendo fine ad una dolorosa agonia.

Ad annodare quelle due date c’è quel sordo, infausto rumore delle bombe che uccidono persone, spezzano vite, avvelenano speranze e sorrisi e cancellano futuri, giorni da vivere, certificando che la storia non cessa mai di essere attuale.

Le bombe continuano a massacrare, e mietere vite, a Gaza, in Ucraina.

Per questo non si deve perdere la memoria. È necessario ricordare i bombardamenti del 1943 così come la strage di Brescia del 1974. Per mantenere viva quella memoria interiore cara a Norberto Bobbio, che così scriveva:  «Vi sono due forme diverse di memoria: quella interiore e quella esteriore. La memoria esterna, che si manifesta nelle cerimonie ufficiali, nei discorsi commemorativi, nelle lapidi, nei monumenti, nei libri di storia, nelle testimonianze dei protagonisti, nella riproduzione di immagini dell’evento, ha senso soltanto se riesce a mantenere viva la memoria interiore. La può sollecitare, ma non la sostituisce.»

Per questo si deve ricordare: per fare in modo che Luigi Pinto e i duecento foggiani caduti in quei giorni di maggio sotto le bombe alleate e per mano fascista, non siano morti invano.

Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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