Questa volta, cari amici e lettori di Lettere Meridiane, non è un enigma che vi propongo, ma piuttosto un esperimento. Non si tratta di risolvere quiz circa i particolari di un’immagine, ma semplicemente di ricordare, guardando una foto. Tornare indietro nel passato, e raccontare le emozioni, le suggestioni, le memorie che l’immagine ci evoca.
La splendida cartolina che illustra il post risale alla fine degli anni Cinquanta. Venne realizzata dalla Ditta Ciampoli, una delle più antiche tipografie foggiane.
Ci rivela l’aspetto di una città in piena ricostruzione, che si riprendeva dalla ferite lasciate dalla guerra. A dirla tutta, più un grande paese, che non una vera e propria città.
La fotografia è scattata dall’alto, più verosimilmente da un pallone aerostatico che non da un aereo, e mostra nitidamente quelli che erano i confini dell’abitato, che giungeva fino a viale Ofanto, la circonvallazione di allora. Piazza Cavour era radicalmente diversa da oggi, pochissime le automobili in circolazione, ma tanti i «palazzoni» che cominciavano a spuntare come funghi, a presagio di un’attività di sostituzione edilizia che di lì a poco sarebbe divenuta impetuosa, influenzando pesantemente lo sviluppo urbanistico cittadino.
Tra gli altri particolari degni di nota, lo «spazzino» all’opera nella piazza e l’insegna luminosa, sul palazzo dell’Acquedotto, della Sip (per i più giovani, era la compagnia telefonica pubblica, poi divenuta Telecom e dopo ancora Tim) che al piano terra aveva un posto pubblico, da cui era possibile fare le «telefonate interurbane».
Vi ricordate? E che altro ricordate ancora di quegli anni? Foggia è cambiata in meglio o in peggio?
Rispondete, commentando il post.
L’esperimento ha luogo nell’ambito di «Memoria coesione futuro», un progetto promosso da Auser Territoriale e Spi Cgil Foggia, che ha, tra gli altri fini, quello di recuperare e valorizzare la memoria collettiva, utilizzandola come serbatoio di «public history». Lettere Meridiane ha aderito al progetto, che è sostenuto dall’Assessorato al Welfare della Regione Puglia nell’ambito del programma Puglia Capitale Sociale 3.0.
Geppe Inserra
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più che in meglio o in peggio è vederla con gli occhi della mente che va a quel tempo, giovani e proiettati nel futuro con entusiasmo,così era Foggia allora, proiettata in avanti,certo magari emigravano anche,ma non si era angosciati, si avevano
speranze ottimistiche, un connubio tra città e cittadini.