Si sa che la burocrazia e il buon senso non sempre vanno d’accordo, ma quanto sta accadendo a Foggia ha dell’inverosimile. Ecco il fatto.
Il Ministero della Cultura ha deciso di far sorgere nel capoluogo dauno un Museo archeologico nazionale in cui verranno esposti i numerosi reperti trafugati dai tombaroli e recuperati dai Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, attualmente disseminati in diversi musei pugliesi, e non solo.
Iniziativa lodevolissima, per la quale il Piano Strategico Grandi Progetti Culturali, quando era ministro Dario Franceschini, stanziò 5 milioni di euro, destinandoli al restauro di Palazzo Galiani Filiasi, che già attualmente ospita, nel piano interrato, uno dei depositi archeologici della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.
Il punto è che nel settecentesco palazzo cittadino, ubicato in piazza XX settembre, non è allocato solo il magazzino della Soprintendenza, ma anche la più antica istituzione culturale della Capitanata (risale al 1820): l’Archivio di Stato, che ha un interesse internazionale in quanto custodisce le carte della Dogana delle Pecore e dipende dallo stesso Ministero della Cultura.
La sede del nascente Museo archeologico nazionale è stata scelta senza tener conto delle necessità dell’Archivio di Stato, che versa in una condizione logistica già oggi precaria. E adesso, dovendosi completare i lavori di restauro dell’immobile, all’Archivio è stato intimato lo sfratto.
In sostanza, il Ministero ha sfrattato se stesso, senza che nel frattempo sia stata individuata una soluzione alternativa per lo storico Archivio, invitato a «stringersi», con gravi rischi per la sua funzionalità. Alla faccia delle «sinergie» auspicate e pomposamente sbandierate allorché venne annunciato il progetto del costituendo Museo.
Non si parla di noccioline. Come si legge in una petizione lanciata da un gruppo di istituzioni culturali foggiane «l’Istituto foggiano ha i depositi di tutte le sedi stracolmi di documentazione a partire dal dodicesimo secolo e la sua biblioteca custodisce un patrimonio bibliografico di rilievo di circa 15.000 opere a stampa, compresi 500 volumi antichi risalenti ai secoli XVI-XVIII.»
Ad essere trasferiti ad altra sede dovrebbero essere la biblioteca, gli uffici amministrativi (che andrebbero quindi a gravare sulla funzionalità degli altri spazi), e la sala convegni, che soprattutto negli ultimi anni è diventata un punto di riferimento per gli eventi culturali.
La soluzione auspicata dalle organizzazioni firmatarie dell’appello (Società Storia Patria per la Puglia, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano provinciale, Italia Nostra sezione di Foggia, Amici del Museo di Foggia) è semplice: far coabitare a Palazzo Galiani Filiasi Archivio e Museo: una soluzione che – si legge – «non sarebbe, certo, di nocumento al funzionamento di entrambi e potrebbe, anzi, favorire la valorizzazione del patrimonio culturale del territorio provinciale.»
Di qui la richiesta al Ministro di «riconsiderare le decisioni assunte, consentendo la permanenza della biblioteca e degli uffici amministrativi dell’Archivio nei locali attualmente occupati in palazzo Filiasi.»
La petizione – cui hanno aderito anche il Centro Studi “Giuseppe Martella” di Peschici (Foggia), Auser Territoriale Foggia, la rivista “Diomede” e Lettere Meridiane – sta riscuotendo molta attenzione sul web e sui social.
Sottoscrivetela anche voi, a questa pagina web: https://chng.it/pKG9zrCvM4
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Ottima iniziativa, ma perché creare un nuovo Museo Archeologico, quando già esiste uno a Manfredonia che potrebbe benissimo essere sviluppato con nuove collezioni
Siamo perfettamente d’accordo. L’Archivio di Stato di Foggia, con i suoi inestimabili fondi archivistici e la sua preziosa biblioteca, va salvaguardato . La sede di Palazzo Filiasi va lasciata all’Archivio di Stato.
Michele Ferri
Socio della Società di Storia Patria per la Puglia
Socio del Comitato provinciale dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano
Presidente del Nuovo Centro di Documentazione Storica di Manfredonia