Fortunato e Ciccotti: un’amicizia all’insegna del meridionalismo

La cultura meridionalista e la sua storia sono prepotentemente tornate d’attualità in queste settimane di polemiche sull’autonomia differenziata, destinata ad aggravare il divario tra Nord e Sud e a porre una pietra tombale sulla questione meridionale. Mai come oggi ci sarebbe bisogno di meridionalismo. Mai come oggi sarebbe necessaria una riflessione a tutto tondo sull’assurdità di un regionalismo differenziato, in un Paese che a ormai quasi due secoli dalla sua unificazione, ancora non riesce ad essere effettivamente unito.

Ma la responsabilità è solo della classe dirigente settentrionale, o non anche di quella del Sud? In questo articolo, Michele Eugenio Di Carlo ricostruisce e racconta la bella amicizia che unì il giovane Ettore Ciccotti con Giustino Fortunato, offrendo molte utili chiavi di lettura, a partire dal triste episodio dell’inaugurazione della Ferrovie Ofantine, che portò Fortunato a commentare: «La glorificazione della forza e del successo: ecco l’unico, il solo criterio morale delle genti meridionali.» Affermazione che, purtroppo, resta valida anche oggi. Buona lettura. (g.i.)

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Ettore Ciccotti, nato a Potenza nel 1863, proveniva da una famiglia di possidenti terrieri come il più anziano Giustino Fortunato, nato nel 1848 nella stessa provincia. Il padre Pasquale, liberale e patriota, elemento di spicco di quel nucleo di conservatori benestanti insofferenti a qualsiasi riforma agraria, era stato eletto sindaco di Potenza nel 1861, dopo aver accolto calorosamente Garibaldi.

La personalità del giovane lucano si era sviluppata nell’ambito di quelle famiglie aristocratiche potentine che erano riuscite a imporre la propria supremazia, «dovuta soprattutto ad una sapiente opera di mediazione tra gli interessi della grossa borghesia terriera e quelli della media e piccola borghesia cittadina di professionisti e piccoli proprietari, grazie alla quale erano riusciti a porsi a capo non solo del partito moderato, ma di tutte le forze liberali antiborboniche della regione» [1].

 

Figura 1. Ettore Ciccotti

Dalla collisione evidente tra l’educazione patriottica acquisita dal contesto familiare e la triste realtà di arretratezza sociale ed economica del Mezzogiorno, maturava la personalità poliedrica del giovane Ciccotti, «storico, giurista, pubblicista, docente», poi parlamentare socialista [2]. Tornato laureato a Potenza nel 1884, prendeva le distanze dalla visione mitica del Risorgimento. Da lì a qualche anno, il salentino De Viti De Marco avrebbe denunciato le politiche protezionistiche, pesantemente gravanti sullo sviluppo e la crescita di interi settori produttivi del Mezzogiorno.

In quei tempi Ciccotti, non ancora socialista, entrava in rapporti amichevoli con il parlamentare Giustino Fortunato, sostenendone le tesi: «… oltre la naturale povertà del suolo, la scarsezza di risorse e le lacerazioni sociali del primo decennio postunitario, il governo non si era preso cura di intervenire in sostegno del Mezzogiorno» [3].

I primi contatti tra il maturo Fortunato e il giovane Ciccotti si rinvengono in una lettera del 26 maggio 1886, nella quale l’esperto parlamentare di Rionero soddisfa una richiesta di informazioni relativa al deputato Pasquale Grippo. Una lettera che manifesta la congeniale disponibilità di Fortunato nell’approcciarsi alle persone: «… vogliate benevolmente accogliere l’offerta, che Vi fo di cuore, della mia amicizia» [4].

Qualche giorno più tardi, il 31 maggio [5], Fortunato ringrazia per il dono di un testo [6] appena pubblicato da Ciccotti. Appena due mesi dopo, il 28 luglio, l’intellettuale vulturese si congratula con il nuovo amico per aver dato alle stampe un nuovo testo sulla storia del diritto [7], non tralasciando di esprimere la propria soddisfazione personale per aver finalmente incontrato un giovane che «abbandonando le solite e facili vie dell’antiquata e pomposa rettorica delle scuole» intraprende «l’arduo cammino della scienza moderna» [8].

Figura 2. Giustino Fortunato

Il 2 agosto 1891 Ciccotti esprimeva a Fortunato tutto il suo disappunto per come si era svolta la cerimonia di inaugurazione del primo tratto delle Ferrovie Ofantine, un’opera a cui il politico di Rionero aveva dedicato un decennio di attività parlamentare, documentata più tardi in un testo [9]. L’amareggiato Ciccotti scriveva: «Ho detto Vostre, e non me ne pento, poiché non può non chiamarle tali chiunque sa (e chi può non saperlo?) quanta parte dell’impegno e dell’opera Vostra avete speso per esse: ed è uno spettacolo de’ non meno edificanti, tra i tanti della nostra provincia, quello di vedere proprio oggi il Vostro nome, se non pretermesso a dirittura, per lo meno non ricordato come meriterebbe» [10].

Il 5 agosto il parlamentare lucano replicava vestendo i panni consueti della modestia e dell’umiltà, ma lamentando la pochezza della rappresentanza politica della Basilicata: «… ho fatto del mio meglio per unire le forze sane della nostra rappresentanza, e che ogni mio intento venne meno d’innanzi all’egoismo brutale di chi meno Voi sospettate». In relazione all’ingratitudine per non essere stato considerato durante la cerimonia di inaugurazione del primo tratto delle Ofantine, rispondeva che non gli importava più di tanto, pur ricordando quanto avesse fatto in favore del ministro dei Lavori Pubblici Ascanio Branca [11], quando era un semplice «candidato di opposizione». Sulla sconfortante vicenda, manifestando il suo noto pessimismo, crescente con l’avanzare degli anni, concludeva amaramente: «Oggi, ministro, tutti gli si prostano a’ piedi […] La glorificazione della forza e del successo: ecco l’unico, il solo criterio morale delle genti meridionali. Delle quali, purtroppo, io non ho mai avuto un alto concetto. Ma, purtroppo ancora, più vado avanti negli anni e più la cattiva opinione si nutre in un sentimento di profondo disprezzo» [12].

Nel 1891 Ciccotti si sarebbe trasferito a Milano per insegnare Storia antica presso la Regia Accademia scientifico-letteraria e avrebbe aderito nel 1892 al Partito dei lavoratori italiani (dal 1895 Partito Socialista), subendo il clima di persecuzione illiberale dell’ultimo decennio dell’Ottocento persino in ambito accademico, tanto da doversi trasferire a Pavia nel 1897. Coinvolto nei tragici moti del carovita di Milano nel mese di maggio del 1898 [13], si rifugiava in Svizzera. Espulso da Ginevra riparava a Losanna dall’amico Vilfredo Pareto, il quale nelle Sei lettere sull’Italia [14] condannava le politiche protezionistiche e il carattere autoritario dei governi presieduti da Francesco Crispi. Nella stessa Losanna, Ciccotti scriveva il testo Attraverso la Svizzera [15], dedicandolo all’amico Napoleone Colajanni [16].

Fallito il tentativo di di Rudinì e di Pelloux di rendere permanenti le leggi liberticide, a causa dell’opposizione risoluta dell’Estrema Sinistra in Parlamento e in conseguenza della vittoria delle opposizioni nelle amministrative di Milano del 1899, Ciccotti rientrava in Italia e le elezioni del 1900 lo portavano in Parlamento, punto nevralgico per le sue battaglie meridionaliste [17].

Michele Eugenio Di Carlo

NOTE

[1] A. Signorelli, Per una bibliografia di Ettore Ciccotti. 1 – La formazione culturale in «Siculorum Gymnasium», vol. XXIII, Catania, Università di Catania, facoltà di Lettere e Filosofia, 1974, p. 186.

[2] S. De Pilato, Fondi, cose e figure di Basilicata, Roma, Maglione, 1923, p. 23..

[3] G. Campanelli, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, Potenza, Consiglio regionale della Basilicata, 2013, p. 48.

[4] G. Fortunato, Carteggio 1865/1911, a cura di Emilio Gentile, Bari, Laterza, 1978, p. 17.

[5] Ibidem.

[6] E. Ciccotti, La costituzione così detta di Licurgo. Saggio critico su l’evoluzione del diritto a Sparta, Napoli, 1886.

[7] E. Ciccotti, Introduzione alla storia generale del diritto, Torino 1886.

[8] G. Fortunato, Carteggio 1865/1911, cit., p. 18.

[9] G. Fortunato, Delle strade ferrate ofantine, Firenze, 1898.

[10] G. Fortunato, Carteggio 1865/1911, cit., p. 24.

[11] Ascanio Branca (Potenza 1840 – Napoli 1903), ha partecipato alla rivolta di Potenza contro i Borbone nell’agosto del 1860, seguendo poi Garibaldi a Napoli, nel 1866 da volontario nella guerra contro l’Austria e poi in Trentino da ufficiale. Deputato della Sinistra storica fino al 1882, nel 1891 era ministro dei Lavori Pubblici nel governo di Antonio Starabba di Rudinì.

[12] Ivi, pp. 24-25.

[13] E. Ciccotti, A proposito dell’insegnamento universitario del Prof. Ciccotti – alcuni dati di fatto, Potenza, Tipografia Ed., 1917, p. 6.

[14] V. Pareto, L’ignoranza e il malgoverno, Lettere a “Liberty”, a cura di Alberto Mingardi, Macerata, Liberilibri, 2018.

[15] E. Ciccotti, Attraverso la Svizzera, Milano, Sandron, 1899.

[16] Cfr. G. Campanelli, Ettore Ciccotti. Dalla tradizione liberale ad apostolo del meridionalismo, cit., pp. 52-53.

[17] Ivi, p. 56.

 

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Author: Michele Eugenio Di Carlo

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