Foggia che non c’è più: Borgo Sant’Angelo

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In questa puntata di Memorie Meridiane, la rubrica del nostro blog che regala ad amici e lettori gadget digitali sul nostro passato e sulla nostra identità, ci occupiamo di un pezzo di Foggia che non esiste più: Borgo Sant’Angelo, che fino al 1930 è stato il cuore della città.
Sorgeva dov’è oggi il Municipio, tra via Le Maestre e il Palazzo della Banca d’Italia. Era noto anche con il poco edificante toponimo di rione della Chiavica, a causa delle condizioni igienico sanitarie oltremodo precarie in cui versava.
In mezzo alla miseria, si ergevano alcuni edifici religiosi di un certo valore storico ed artistico: l’ex Convento del Salvatore, la chiesetta del SS. Salvatore e la chiesa di Sant’Angelo, più nota come chiesa di San Michele.
Potete ammirarli nella videostoria che vi offriamo alla fine dell’articolo, mentre domani Memorie Meridiane vi regalerà le singole immagini, digitalmente restaurate e in alta risoluzione. Ringrazio di cuore l’amico Tommaso Palermo per le immagini e i suggerimenti forniti per la realizzazione del filmato.
Il rione con i suoi edifici era profondamente legato alla storia religiosa della città. Nel monastero aveva vissuto suor Maria Celeste Crostarosa, coraggiosa fondatrice dell’Ordine delle Redentoriste: prima di lei non era consentito che una donna potesse «dettare» una regola religiosa.
Le spoglie mortali di suor Maria Celeste, proclamata Venerabile qualche anno fa, erano custodite nella chiesetta attigua al Convento, che cessò l’attività monastica nel 1910.
La storia successiva dell’ormai ex Monastero è raccontata da Gaetano Spirito nel suo prezioso libro …Ieri, Foggia… La storia nella fotografia:

«Durante la prima Guerra Mondiale alcuni locali furono occupati dalla Camera del Lavoro e, subito dopo il conflitto, dalla Caserma dei Pompieri, dalla Scuola Tecnica, dal deposito delle scope degli spazzini comunali, dall’Istituto “Albergo dei Piccoli” e dal Presepe Regina Margherita.
Con l’avvento del regime fascista, l’edificio venne occupato dal Comando della Milizia, da Scuole, da vari enti assistenziali e da famiglie di sfrattati.»

Spirito ricorda le particolari tradizioni degli abitanti del borgo:

«Benché questo rione fosse abitato da famiglie indigenti, ogni anno si organizzavano grandi festeggiamenti in onore dei Santi Gaetano e Donato. Vi accorreva molta gente ansiosa di ascoltare le bande musicali, vedere i fuochi pirotecnici e le luminarie: attratti maggiormente dai palii della cuccagna e dei maccheroni, nei quali si distingueva il lustrascarpe Jaluccio, che annualmente riusciva a classificarsi tra i primi nell’ingoiare il piatto più grande de chianchette a ragù ca ricotta toste ».

Il resto a domani. Per il momento, godetevi la videostoria.
Geppe Inserra
1. continua

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Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “Foggia che non c’è più: Borgo Sant’Angelo

  1. Caro Geppe consentimi di aggiungere che la Chiavica non si chiamava così per le cattive concidizioni igieniche (se mai comuni al resto della città e ad altre città di’Italia). Il nome è già attestato nel Catasto di Foggia degli stabili presso la Curia Arcivesc. nel 1579 ma è molto precedente ed attesta al contrario LE CONDIZIONI IGIENICHE dell’abitato, almeno per l’epoca: si era provveduto a costruire una canalizzazione forse anche sotterranea che sboccava nella futura piazza Ceci tenendo conto del dislivello, il canale e il suo nome è in tutta la provinca da Troia alle Tremiti u vùcchëlë e sgorgava fuori delle mure dove si era soliti porre la carbonara ossia l’immondezzaio con tanto di bandi in cui si dichiarava che sarebbero stati puniti coloro che le gettassero all’interno. Ecco la scheda del Dizionario ragionato per “║*Vùcchëlë [‘vᴜkkələ] † ‘canale di scólo’ pìccola fóce, cloaca, attestato a Fòggia nel 1550 in LIBRO ROSSO: 269 “Item Notar Paulo tene sopra un terreno sito in lo Pestagio de Santo Angelo, iuxta le mura della terra, et lo buchalo che esce fuori le mura de ditta terra.” il lùogo è l’attuale piazza Siniscalco Céci, a lato dél Comune, che sórge sul sito déll’antica chièṣa di S. Àngelo, da cui il nóme dél pestagio ‘quartière’ → Pëtazzë. La vóce è viva in Prov. riguarda un toponimo “passante” pér tutta la Capitanata: il Vùccolo; dalle isole franco-provenz. di Cèlle e Faéto, a Tròia e Castelluccio, e Monteleóne, fino alle isole vére e pròprie: Punta del Vùccolo a S. Dòmino, passando pér Manfredònia: Arco Buccolicchio, Ròdi: Canale del Bùccolo. Vùcchëlë è la fórma com. néi dial. anche pugliési sett. cfr. “alla contrata Pezza Cacata seu la via dello Vuccolo” att. ad Altamura BA nél 1620 (Il nero seme del bianco campo, Bari, M. Adda E., 2013, a c. di D. Santoro, p. 156), a Nóci “apertura lungo il marciapiede per lo scolo della fogna bianca; 2. bocca del pozzo.” Così si banaliƶƶa nél Salènto pér ‘còllo di bottiglia, bócca dél pózzo’ VDS, in Baṣilicata ad Avigliano PZ pér “passaggio stretto apertura”, fino a Panni cón la sèrie: “vùcchëlë, vucculìcchjë, vucculijà” pér ‘buco, buchino, bucare’. < lat. BUCCULA, pìccola bócca.
    Col tempo restò il nome ma il canale fu inglobato nelle fogne cittadine adeguate ai tempi.

    1. …lungi da me l’idea di quello che scombina le carte, (cito le fonti) ,ma ho trovato un interessante articolo di Oreste Bucci sul Rione della Chiavica, che lui chiama strada della Chiavica esistente con nomi di strade e vichi verificate sulla Carta Mongelli del 1839 rielaborata nel 1976, dall’ingegnere Vincenzo Salvato e disegnata dal geom. Spirito e con l’aiuto del libro di Gaetano Sprito “LA STORIA DI FOGGIA ATTRAVERSO LA TOPONOMASTICA” con prefazione del prof. Nando ROMANO, ho cercato, trovandole le vie e i vicoli di detto Rione. L’articolo in questione e A’ strade d’á Chiaveche che con novizia di particolari (scusa Geppe ti rubo la frase) comincia col dare una traduzione alla parola”CHIAVICA” che vuol dire fogna piuttosto grande dove si raccolgono tutti i rigagnoli e gli sversamenti prodotti per via naturale o umana. Chiavica fu dato come nomignolo al Vico Vega esistente sulla Carta Mongelli, individuato con il n.26 ma con il nome di 1° Vico S’Angelo, notizia tratta dal libro di Gaetano Spirito tra i Toponimi scomparsi dal 1810 al 1995, perché era dotato di un rigagnolo esistente 365 giorni all’anno e non pareva esaurirsi mai, facevano parte di questo Rione altre strade così denominate:
      dall’ultimo tratto di via Sant’Angelo;
      da Vico Vega, 1° Vico Sant’Angelo
      da Vico San Donato, noto per le case non ancora chiuse, per i piaceri della carne;
      l’Arco di San Michele, centro dei fabbroferrai;
      dal Vico Scalella dove c’era il forno di G.Russo;
      da Vico Chiavica che Gaetano Spirito ricorda così citata per la scarsa igiene dell’intero borgo o rione Sant’Angelo, ora ci si pone la domanda da dove deriva il nome CHIAVICA?
      Dal Vico Vega, per quel rigagnolo permanente?Dal Vico Chiavica a ricordo del termine di Nando ROMANO u vùcchëlë, canale di scolo, sito che corrisponde all’odierna piazza Siniscalco-Ceci?
      Ringrazio anticipatamente per la risposta, con la speranza di aver portato nuove informazioni.

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