Davvero non mi aspettavo che il nostro articolo sulla storia gloriosa del Cine Teatro Flagella suscitasse tanta attenzione ed anche tanta passione nei cari amici e lettori di Lettere Meridiane.
È il segno che il passato, la storia locale, la nostra identità sono un argomento che interessa e scuote la sensibilità dei cittadini, più di quanto comunemente si pensi.
Ho raccolto diverse, significative testimonianze attorno al Flagella che, con i suoi 1800 posti, fu effettivamente un contenitore culturale di primissimo piano, a cominciare da quando, miracolosamente sopravvissuto ai bombardamenti della tragica estate foggiana del 1943, venne requisito ed occupato dagli Alleati che lo utilizzarono per spettacolo e rappresentazioni a beneficio dei militari di stanza a Foggia. La fotografia che il solerte amico e cultore di storia locale Tommaso Palermo ha rinvenuto su Flickr (nel sito dell’Archivio di Stato del Nord Carolina) ha un notevole interesse storico.
L’edificio, inaugurato soltanto 5 anni prima, appare danneggiato, ma comunque ancora in grado di ospitare spettacoli. E che spettacoli.
I militari che si vedono in fila ai lati del Flagella, ribattezzato American Red Cross Theatre si apprestano ad assistere allo spettacolo This is the Army, del celeberrimo Irving Berlin, uno dei più grandi compositori del Novecento. (Qui sotto una foto tratta dalla stessa collezione, che mostra Irving in posa davanti alla locandina dello spettacolo a Roma).
L’ignoto autore della immagine foggiana ci informa che in occasione della serata foggiana, che nel giugno del 1944 aprì la tournée pugliese della compagnia guidata da Berlin, venne messo in scena per la prima volta un balletto che mandò il pubblico in visibilio.
Non fu la sola star americana che calcò in quegli anni il palcoscenico del Flagella: sempre Tommaso Palermo ha trovato tracce del passaggio a Foggia del violinista Jascha Heifetz, anche lui ritenuto tra i più grandi del secolo scorso.
Tanti altri grandi nomi passarono per il glorioso cineteatro foggiano. I commenti di amici e lettori al nostro primo articolo ne ricordano tanti. Andrea Domenico Flagella, componente della terza generazione della famiglia che lo fondò, ringrazia Lettere Meridiane per l’articolo e a sua volta ricorda: «Ho la memoria piena di bellissimi ricordi: da La Smorfia (Troisi) a Domenico Modugno.»
Luigi Cappetta ricorda invece un memorabile concerto dei New Trolls (lo ricordo anche io, con emozione: la sala era stracolma e lo storico gruppo si rese protagonista di un’eccezionale performance).
Salvatore Il Grande, attento cultore di cose locali, offre un ricordo personale, e inaspettato: la sua esibizione al Flagello con il suo gruppo, I figli dei fiori, nel 1969, al Primo concorso cittadino dei complessi musicali. [Di questa primizia offertaci dall’amico Salvatore torneremo a parlare, promesso. Intanto, se ricordate altre cose o altre serate vissute al Flagella, fatecelo sapere, commentando l’articolo.]
Dopo la parentesi dell’occupazione americana, il Flagella tornò lentamente alla routine quotidiana, con diversi cambi di gestione, ma sempre rimanendo all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.
L’8 settembre del 1954 venne inaugurato il nuovo impianto di cinemascope. Nella stagione 1956-57 la sala ospitò una prima nazionale, con la proiezione del film Tosca di Carmine Gallone, interpretato da quel grandissimo tenore che è stato Franco Corelli.
Nel 1970, la gestione viene assunta da Ferdinando Pinto, grande impresario che per 12 anni si è occupato del Petruzzelli di Bari, prima del drammatico incendio che lo distrusse.
Pinto opera una radicale ristrutturazione ed ammodernamento della sala, riducendo la capienza a 1230 spettatori, e sostituendo le vecchie poltrone di legno con comode e moderne poltroncine.
In quegli anni il cinema annota diversi record d’incasso, legati prevalentemente ai film di Bud Spencer e Terence Hill.
Ma il tramonta si avvicina. Il pubblico comincia a calare vistosamente, le sale cinematografiche si vanno svuotando, la gestione di un cinematografo diventa sempre più difficile. La famiglia Flagella decide quindi la chiusura del cinema, avviando un progetto che prevede la sua sostituzione con un palazzo di edilizia residenziale.
Nel suo bel libro Società e Cinema in Capitanata (Edizioni Diomede, 2002, Foggia), Cristina Zagaria ha raccolto la significativa testimonianza di Lello Flagella: «Non è stato facile chiudere i battenti, soprattutto dal punto di vista affettivo. Sul palcoscenico del teatro sono sfilati tanti artisti, vedette internazionali. Purtroppo avere un locale così grande è controproducente. I costi sono enormi. Voglio fornire un solo dato, molto significativo e che riguarda l’intera regione: negli ultimi anni su 560 sale, hanno chiuso ben 260».
L’ultimo gestore del cineteatro Flagella è stato il nume tutelare degli esercenti cinematografici foggiani, Francesco Paolo Cicolella che stipula un contratto di comodato gratuito in attesa che si compia l’iter per la sostituzione edilizia.
Così Cristina Zagaria racconta l’ultimo atto della lunga e nobile storia del teatro.
Il Flagella, nella sua lenta agonia, ha un sussulto d’orgoglio. Non potendosi opporre alla demolizione si «autoincendia». Mentre alcuni operai tagliano con la fiamma ossidrica alcune parti del tetto delle scintille cadono sul palcoscenico. Prende fuoco. Le fiamme, per destino o solo per un caso, bruciano gran parte dell’attrezzatura dell’impresa.
«Neanche la serranda tagliafuoco del palcoscenico – ricorda Francesco Paolo Cicolella – riuscì a fermare il fuoco. È stata una vendetta del cinema, una nemesi. Il fuoco si mangiò tutti i rivestimenti in legno e gli attrezzi da lavoro degli operai che stavano demolendo il vecchio Flagella.»
Cala così definitamente il sipario su una delle pagine più belle della storia della cultura e dello spettacolo a Foggia.
Geppe Inserra
(2.fine)
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