Foggia «scoffolata»: il tetto di Sant’Eligio non c’è più

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Che il destino del tetto dell’ex carcere di Sant’Eligio fosse segnato, era un dato di fatto. Ma che dovesse scomparire nel disinteresse generale era difficile da prevedere, ed è purtroppo l’ennesimo segnale della «memoria corta» di Foggia.
Tegola dopo tegola, trave dopo trave, il tetto che ricopriva il palazzo che tanta parte ha avuto nella storia della città si è sbriciolato. In silenzio. Come silenziosa era stata la sua lenta agonia.
L’immobile è di proprietà della ex Ipab Istituto dell’Addolorata, più nota come Conventino. L’ente, che è stato da qualche anno trasformato in Asp (azienda pubblica di servizi alla persona), è proprietario anche della storica struttura di via Barra, anch’essa da tempo chiusa ed inutilizzata (ma, per fortuna, per il Conventino si prospetta un futuro migliore).
Qualche anno fa, la Regione Puglia aveva deciso di rilanciare Sant’Eligio ubicandovi un dormitorio per persone senza fissa dimora: un milione di euro la somma messa a disposizione. Troppo esigua, si disse subito, per ristrutturare un fabbricato che già da allora versava in un evidente stato di fatiscenza e di abbandono.
Il cantiere venne aperto, ma i lavori si bloccarono subito quando si prese atto della fragilità della struttura. Il finanziamento venne restituito alla Regione e iniziò così, per l’ex penitenziario femminile, il calvario culminato, in questi giorni, con il crollo di quello che restava del tetto, documentato dalle immagini che illustrano l’articolo.


Per la verità, non ci sono stati particolari prese di posizione da parte dell’opinione pubblica, fatte salve le proteste degli abitanti della zona, per i rischi alla pubblica incolumità.
Eppure, quel palazzo occupa un posto fondamentale nella storia cittadina. Venne costruito ai primi dell’800 per iniziativa di padre Antonio Silvestri, il sacerdote foggiano vissuto nei decenni a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, morto in odore di santità, per il quale sta per riaprirsi la causa di canonizzazione.
Padre Antonio lo fece edificare, aiutato dai contributi volontari dei foggiani, per ospitarvi il Conservatorio del Buon Consiglio, che si occupava di giovani donne in difficoltà. Un’opera dunque che più di altre appartiene alla memoria collettiva, perché fu voluto dalla comunità, per impulso del santo sacerdote.
Fino a un paio di anni fa, a ricordare l’originaria vocazione solidale del palazzo c’era Il muro della gentilezza, dove venivano depositati oggetti, indumenti per i più bisognosi. Il “muro” venne trasferito al mercato di Campagna Amica, che nel frattempo ha chiuso i battenti.
Un futuro più roseo sembra invece profilarsi per il Conventino: l’Asp ha sottoscritto un accordo con l’Università che lo ristrutturerà a sue spese, per svolgervi attività didattiche.
Occorrerebbe qualcosa del genere per salvare Palazzo Sant’Eligio, una grande opera di carità che avrebbe meritato una considerazione maggiore nella «memoria» della città.

 

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Author: Geppe Inserra

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