Non sono in molti ad averlo notato, ma il manifesto fatto affiggere qualche settimana fa dall’Ufficio Liturgico della Curia Arcivescovile per informare la cittadinanza del programma delle celebrazioni della festa patronale del 22 marzo è stato a dir poco singolare. A suo modo una tangibile espressione della complessità, per così dire, “filologica” delle vicende che riguardano la storia della Patrona del Capoluogo Dauno.
Ma procediamo con ordine. La singolarità del manifesto, che potete guadare alla fine dell’articolo, sta nel fatto che su di esso è stata riprodotta non l’immagine della Madonna dei Sette Veli, ma quella della Madonna della Misericordia dipinta nel 1462 da Giovanni Antonio Bellinzoni, che si trova nella Chiesa di S. Maria dell’Arzilla, a Pesaro.
È un’opera d’arte sicuramente pregevole, che rappresenta con efficacia il rapporto che lega la Madre di Gesù al suo popolo di fedeli. Con una certa immaginazione, si potrebbe supporre che la scelta di utilizzare l’immagine della Madonna della Misericordia di Bellinzoni per illustrare il programma delle celebrazioni in onore della Madonna dei Sette Veli, sia stata determinata dalla volontà di rappresentare e sottolineare il legame tra il popolo foggiano e la sua Patrona.
Ma resta il punto: che c’entra la bella Madonna pesarese con Foggia?
C’è un altro aspetto singolare del manifesto, che rinvia – anche questo – alla già richiamata “complessità filologica” della Madonna foggiana, che nel corso della sua storia millenaria ha assunto denominazioni diverse, anzi “titoli”, secondo la nomenclatura della Chiesa.
Inizialmente veniva chiamata Sancta Maria de Focis o de Fogia. Nel periodo angioino si cominciò a definirla Iconavetere. Il “titolo” di Madonna dei Sette Veli è posteriore, la prima citazione ufficiale si rinviene in un documento del 1777, il che fa supporre che per diversi secoli l’Iconavetere sia stata venerata per quello che era: un’antica icona, senza veli.
Certamente, già nel 1731, anno del terremoto e delle prime apparizioni, la Madonna doveva essere velata: tutte le testimonianze sono concordi nel riferire che il volto della Vergine comparve nell’ovale, coperto di velo nero, di una “grande tavola”.
Il manifesto delle celebrazioni si riferisce alla Solennità delle apparizioni della Beata Vergine Maria dell’Iconavetere. In senso stretto e storico, però, ad apparire è stata la Madonna dei Sette Veli.
La scelta di non raffigurarla né di nominarla sembra svelare un certo imbarazzo a proposito della Madonna Velata, o più precisamente delle ragioni, tuttora ignote, che hanno determinato la volontà di sottrarla alla vista. Ma anche questo imbarazzo non è cosa nuova nella storia della chiesa foggiana. Nel 1667, l’allora vescovo Sebastiano Sorrentino, in visita pastorale alla Cattedrale di Foggia, restò perplesso quando apprese che la Madonna veniva venerata avvolta dai veli, e chiese consiglio sul da farsi ai cardinali della Sacra Congregazione.
Qualche anno fa, l’arcivescovo Giuseppe Casale prese seriamente in considerazione la possibilità di mostrare ai fedeli il volto della Madonna, almeno una volta. L’immagine dell’Iconavetere fu perfino resa pubblica, alla chetichella, senza dichiarare di che si trattasse, nel manifesto delle celebrazioni. Venne utilizzata allo scopo una fotografia pubblicata in un saggio a seguito della ricognizione operata nel 1980.
Sarebbe forse il caso di tornare a riflettere sulla questione. Anche se, va ricordato, il fascino e l’unicità della Madonna dei Sette Veli stanno proprio nel suo mistero.
Devo a Renzo Infante e al suo bel saggio La Madonna Velata di foggia. Storia e devozione di un culto in Italia meridionale (Vetera Christianorum, 51, 2014, pp. 141-161) una citazione che descrive con indiscutibile suggestione questa unicità. Nel 1951, la scrittrice polacca Kazimera Alberti venne a Foggia, visitò la Cattedrale, e scrisse: «Eppure questo quadro qui, in cui si vede solo un lembo di stoffa nera, è ancora qualcosa di altro. Ha migliaia! È poco! Ha milioni di volti. Attraverso i secoli ciascuno ha posto dietro questo velo una sua individuale immagine, ognuno ha visto la Madonna, così come a lui piaceva. La “Madonna dei Sette Veli” ogni giorno ha avuto decine di visi, primitivi e sublimi, delicati ed energici, malinconici e ridenti. Ecco certo la Madonna più ricca di espressioni del mondo intero! Ognuno che è venuto qui si è dipinta la sua immagine, come ha voluto e saputo dipingere» (K. Alberti, Segreti di Puglia, Napoli 1951).
E voi, che ne ne pensate? Fateci conoscere la vostra opinione commentando l’articolo. E state in campana, perché domani regaleremo ad amici e lettori una rara immagine della Iconavetere. La foto che illustra il post ne è un’anticipazione.
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