Non possiamo modificare il passato. Ma può migliorare, eccome, la conoscenza che ne abbiamo. È questo lo scopo della ricerca storica: portare alla luce fatti, personaggi e storie che che appartengono a ciò che è successo, per restituirli in qualche modo al presente.
Conoscere chi siamo stati è utile a farci capire meglio chi siamo. È questo lo scopo di “Foggia tra storia e memoria”, meritorio progetto che da anni viene portato avanti da Edizioni del Rosone e Fondazione Monti Uniti di Foggia, con l’obiettivo di avvicinare i giovani studenti alla memoria e all’identità della nostra terra.
Scavando nelle pieghe del passato e tra i giornali d’epoca, i ragazzi della classe II E dell’Istituto Comprensivo “De Amicis – Pio XII” di Foggia hanno ritrovato una storia incredibile, drammatica ma allo stesso tempo meravigliosa, che vale la pena di essere raccontata e soprattutto approfondita. Nella loro impresa, gli studenti sono guidati ed aiutati dal loro docente Tommaso Palermo, saggista, scrittore, cultore di storia locale, che ha studiato in modo particolarmente approfondito la tragica estate foggiana del 1943, dando alle stampe il volume più completo ed esauriente che sia mai stato pubblicato sull’argomento (Foggia, dalle tenebre del ’43 alla rinascita, Editrice Parnaso).
Proprio a questa drammatica pagina della storia di Foggia si riferisce l’episodio riportato alla luce da questi bravi studenti.
Il 22 luglio 1943, terminato l’orrore dei raid aerei degli alleati che quel giorno provocarono centinaia di vittime, i Vigili del Fuoco del Comando di Foggia uscirono per le strade per rimuovere le macerie e cercare di salvare quanti erano sopravvissuti a quello spietato bombardamento. Scavando tra le macerie di un palazzo distrutto dalle bombe, alla periferia della città, trovarono una bambina, che piangeva disperata, abbracciata al corpo senza vita di sua madre.
Commossi e al tempo stesso felici per quella vita salvata, i pompieri presero la piccola e la condussero all’orfanotrofio, che a causa della guerra era stato trasferito a San Severo. Non si riuscì ad identificare la madre della povera orfana. Si sperava che qualcuno si presentasse all’istituto per riportarla a casa. Ma non fu così. Quella bimba sottratta alle macerie diventò così la più piccola delle migliaia di senza tetto foggiani, cui le bombe avevano distrutto l’abitazione.
Dovendole comunque attribuire uno stato civile, la nascita venne convenzionalmente determinata al 29 maggio 1942 e le venne assegnato il numero di matricola 5592.
La vita della sfortunata bambina ebbe una svolta l’anno dopo, quando a San Severo fece ritorno la famiglia dei coniugi Francesco Annese e Maria De Paola, il primo impiegato al Consorzio Agrario, la seconda maestra elementare. La coppia era sfollata a Riccia a causa degli eventi bellici, ma risiedeva a San Severo a piazza dell’Incoronazione 167.
Al loro rientro nella cittadina dell’Alto Tavoliere, i coniugi si accorsero che nei pressi di casa loro era stato collocato il brefotrofio, trasferito da Foggia. Maria non aveva figli e pensava così di adottarlo, mentre il marito ne aveva avuto uno, Luigi.
Una notte, alla signora Maria comparve in sogno sua madre, defunta, che la invitò ad andare all’orfanotrofio, scegliere una bambina e chiamarla Immacolata. La donna informò del sogno suo marito Francesco, che approvò l’idea dell’adozione.
Quando Maria vide all’orfanotrofio quella bimba di due anni, con lo sguardo triste e i riccioli neri che le incorniciavano il viso, ne fu subito conquistata, anche se nessuno seppe dirle come si chiamasse. Di lei si conosceva soltanto la terribile storia.
Così i coniugi Annese-De Paola adottarono la piccola, la fecero battezzare, imponendole il nome di Maria Immacolata, e la bambina andò ad abitare nella casa di piazza dell’Incoronazione.
Della storia si occupò la stampa nazionale quando, qualche anno dopo, i genitori adottivi chiesero che a Maria Immacolata venisse riconosciuta la pensione, quale orfana di guerra. La decisione di avviare il percorso giudiziario venne assunta per ragioni più morali che economiche: si voleva impedire che Maria Immacolata fosse accompagnata per tutta la sua vita dall’essere figlia di N.N. e che su di lei gravasse il sospetto di una nascita illegittima.
L’iter della “pratica” fu tormentato. La richiesta di pensione di guerra venne respinta dal Ministero del Tesoro, suscitando le fiere proteste del sindaco di San Severo di allora, l’on. Filippo Pelosi. Perché le ragioni di Maria Immacolata fossero riconosciute, si dovette attendere una sentenza del Consiglio di Stato, emessa quando la piccola orfana strappata alle macerie quel fatidico 22 luglio 1943, era divenuta ormai una bella ragazza 13enne.
Quasi settant’anni dopo, i ragazzi dell’Istituto Comprensivo “De Amicis – Pio XII” hanno deciso di dedicare a Maria Immacolata Annese ed alla sua storia così significativa la ricerca che verrà poi pubblicata nel progetto “Foggia tra storia e memoria”.
Hanno però bisogno di saperne di più, oltre ai ritagli di stampa dell’epoca, e così hanno lanciato un appello per trovare qualcuno che possa dare ulteriori particolari su questa vicenda o conosca Maria Immacolata Annese e la sua famiglia.
Le cronache riportano i nomi di altri familiari: oltre al già ricordato Luigi Annese, maestro elementare e figlio nato dal primo matrimonio del capofamiglia Francesco, di una decina d’anni più grande di Maria Immacolata, due zie impiegate alle poste (Bice e Teresa), un’altra zia di nome Clara ed infine una nonna Carolina. Se potete dare una mano ai magnifici ragazzi della classe II E del “De Amicis- Pio XII” fatevi avanti, commentando il post o scrivendo alla redazione.
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I ragazzi della classe II E ed il professor Tommaso Palermo ringraziano vivamente Geppe Inserra per aver dato ampia e meritoria risonanza a questa ricerca storica.
esistono notizie stampa coeve tra fine 1800 e primo quarto di secolo del 1900 di maria grazia barone e alessio celentano?