Perché non si può fare a meno della memoria

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Spunti di riflessione sulla memoria e sulla sua importanza, da punti di vista diversi. Sono quelli che emergono dai commenti degli amici e lettori di Lettere Meridiane al resoconto della manifestazione svoltasi venerdì scorso all’istituto Pascal di Foggia, per il Giorno della Memoria 2023. È stato ricordato Giovanni Battista Roselli, foggiano, scampato al campo di concentramento di Dachau, ma rimasto profondamente segnato nel corpo e nello spirito da quella drammatica esperienza.
Scrive Franco Antonucci: “Agli inizi degli anni ‘80 sono stato Presidente della Circoscrizione Mazzini di Foggia e Giovanni Roselli Consigliere. Nella seconda tornata lui Presidente e io Consigliere. Questo non significa solo che ci siamo conosciuti e giocoforza frequentati, ma che ci siamo anche rispettati con grande tatto e simpatia. Devo ricordare, al proposito, che, pur avendo avuto continui rapporti formali ed anche cordiali, non ha mai raccontato della sua storia toccante. Segno di una grande serietà, che mi ha profondamente colpito. Ho saputo del suo passato solo attraverso Lettere Meridiane. Grande onore e piacere l’averlo conosciuto.”
La testimonianza dell’amico Antonucci è importante. Fino a qualche anno fa, la memoria veniva considerata qualcosa di privato, da tenersi per sé, da non rendere pubblica. Veniva custodita nel riserbo e nella discrezione. Lo stesso Roselli esitò non poco, prima di mettere nero su bianco la sua storia. Il memoriale pubblicato da Lettere Meridiane è datato 1964, quasi vent’anni dopo la terribile esperienza del campo di concentramento. Roselli decide alla fine di rendere pubblica la sua vicenda come monito, per sostenere la speranza che simili tragedie non debbano più ripetersi.
La stessa sorte è toccata alla tragica estate del 1943, che vide Foggia bersaglio di numerosi e sanguinosi raid aerei che costarono la vita a migliaia di cittadini. I nostri nonni, i nostri genitori preferivano dimenticare, non ricordare. E non si può dargli torto.
Nella sfera della memoria rimossa si iscrive anche un’altra vicenda ricordata durante la manifestazione del Pascal dall’amico e collega Loris Castriota Skandeberg: il campo di concentramento di Manfredonia. Scrive Gennaro Troisi: “Emozionante la sua storia. Vorrei sapere dove si trovava il campo di concentramento di Manfredonia non ne ho mai sentito parlare.”
In effetti se ne è parlato poco, come poco si è parlato dei numerosi lager che punteggiarono il suolo italiano. A riportare alla luce la triste vicenda sono state le ricerche di Viviano Iazzetti, ex direttore dell’Archivio di Stato di Foggia e della studiosa e scrittrice Teresa Maria Rauzino, grazie alla cui collaborazione nei prossimi giorni, esaudiremo la richiesta dell’amico Troisi.
Ma a volte la memoria può essere un esercizio liberatorio. Sempre commentando l’articolo su Roselli e sulla iniziativa del Pascal, Pasquale Episcopo, ingegnere foggiano che vive da anni in Germania, studioso di storia medievale, fortemente impegnato nel recupero e nella valorizzazione del legame tra Foggia e Federico II, scrive: “Dachau fece da scuola per gli altri campi. Siccome fu il primo ad essere realizzato è quello che restò in funzione più a lungo. La città di Dachau è molto vicina a Monaco. Il campo è divenuto un memoriale con un museo della memoria molto frequentato dalle scolaresche tedesche e non solo. Ci sono stato numerose volte e ho accompagnato amici e parenti. Doveroso farlo.”
Mentre in Italia si fa fatica a ricordare e a costruire una memoria condivisa, la Germania ha da tempo affidato alla memoria il ruolo che le spetta: un insostituibile strumento per la costruzione del futuro. Senza memoria, non può esservi un futuro consapevole e responsabile.
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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