Guardare le vecchie cartoline mi piace, non solo per farmi avvolgere dalla nostalgia, ma anche perché documentano il cambiamento e le trasformazioni di un luogo.
Guardate la veduta aerea di Foggia di cui si occupa la puntata odierna di Memorie Meridiane, la rubrica del nostro blog che regala ad amici e lettori gadget digitali sul nostro passato e sulla nostra identità.
È stata scattata alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso e con ogni probabilità si tratta di una delle prime fotografie aeree a colori.
Da allora ad oggi è passato più di mezzo secolo, ed è logico che il volto della città si sia profondamente modificato. Ma in meglio, o in peggio? Al termine dell’articolo trovate una immagine della Foggia odierna, più o meno dallo stesso punto di vista, ottenuta grazie a Google Earth Studio, la spettacolare piattaforma di Big G che consente di animare le foto satellitari, dando vita a veri e propri voli virtuali (in questo caso, tuttavia, l’immagine è un semplice snapshot).
La trasformazione è stata radicale. Piazza Cavour è stata letteralmente presa d’assedio dal cemento, e la stessa sorte è toccata alla Villa Comunale, allora piena di verde, oggi invece punteggiata d’asfalto.
La cosa più amara è che alla esplosione edilizia e urbanistica della città non ha fatto riscontro un’analoga crescita demografica: negli anni in cui è stata scattata la fotografia la popolazione oscillava attorno alle 140.000 unità, soltanto 6.000 in meno della popolazione attuale. Per la serie: ne è valsa la pena? E voi, che ne pensate? Dite la vostra.
Per guardare e /o scaricare le immagini cliccare sui collegamenti qui sotto:
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“Durante il ventennio, la smania modernizzatrice di un regime tronfio determinò la scomparsa della Piana delle Fosse, oltre che di pregevoli edifici storici fra cui la chiesa di Sant’Elena (o della Madonna della Croce), fra le più antiche della città, che s’affacciava sulla centrale Piazza Cavour. La Piana era composta da centinaia di depositi interrati, a forma circolare o quadrata, disposti su un’estesa superficie che partiva dalla periferia e terminava nel cuore della città. In quelle fosse veniva conservato il grano in attesa della sua vendita, un’antica e preziosissima testimonianza storica di un territorio e una comunità vocata da sempre alla coltivazione e commercio del grano. I pesanti bombardamenti anglo-americani del ’43-’44 conclusero poi il lavoro di cancellazione della memoria architettonica cittadina.
Nel dopoguerra, con l’occasione della ricostruzione di una città gravemente provata dai bombardamenti, si lasciò campo libero a una pletora di inadeguati progettisti e scaltri imprenditori edili che riempirono la città di brutte costruzioni prive di anima, storia e decoro.” — È un passaggio estratto dal volume “La città ideale, fra delitti e riscatto civile”. Mi è sembrato pertinente riproporlo.