Gigi Contessa, lo sport nell’anima e nel cuore

Gigi Contessa è stato molto di più di un bravo giornalista sportivo. Ha vissuto, e raccontato, la dimensione più autentica e profonda dello sport, che è prima di tutto cultura e stile di vita, e non soltanto spettacolo. Mi piace pensare a lui, e ricordarlo, come l’erede più vero di quel grande uomo di sport e di giornalismo che è stato l’indimenticabile Gustavo Cammeo. Li hanno accomunati l’ineffabile gentilezza, la rigorosa precisione, la consapevolezza del valore dello sport come strumento di educazione e di civiltà.

Ho avuto il piacere di avere Gigi Contessa tra i collaboratori di Pagine, di cui sono stato direttore. Il periodico dell’Associazione Culturale Cinematografica AIACE, presieduta da Vittorio Affatato, era ricco di firme di spessore, come Salvatore Ciccone, Gaetano Cristino, Savino Russo, Giovanni Aquilino, impegnati a declinare l’idea di un giornalismo che non fosse soltanto cronaca, ma espressione dell’idea di cultura, come lievito per una società civile che divenisse protagonista del futuro della città.

La pagina dedicata allo sport era curata da Gigi, sempre pronto a scovare storie, personaggi che raccontavano quella dimensione valoriale dello sport di cui si è detto prima. Un professore di matematica (ha insegnato per molti anni alla scuola Murialdo) che trasmetteva alla sua scrittura una grande capacità affabulatoria e tanta ricchezza pedagogica.

Voglio onorarne la memoria, regalando ad amici e lettori di Lettere Meridiane uno dei pezzi più belli che vennero pubblicati a sua firma su Pagine, in cui Gigi racconta di un grande protagonista dello sport foggiano qual è stato Vincenzo Affatato e della sua creatura, la Pugilistica Taralli. Uscì sul numero 0-bis della rivista, nell’agosto del 1993.

Potete leggerlo di seguito. Se volete scaricare la versione originale, in pdf, potete invece cliccare qui.

Addio Gigi, ci mancherai. (g.i.)

*  *  *

Il romanzo della “Pugilistica Taralli”, la società sportiva che ha vinto di più in Puglia, nel racconto, nei ricordi e nelle speranze di un suo impareggiabile dirigente.
La nobile arte di Affatato
di Gigi Contessa

Una telefonata, brevi convenevoli per fissare un appuntamento e, in men che non si immagini, eccomi a tu per tu con Vincenzo Affatato, personaggio- simbolo del pugilato di Capitanata da oltre mezzo secolo. Non ama il protagonismo. Restìo com’è alle interviste, odia registratori e microfoni. Mi costringe a un vero e proprio slalom per “strappargli” qualche dichiarazione e vincere la sua resistenza: preferisce alle parole i fatti, ma guai a metterli in vetrina.
Molto schivo e spesso riduttivo verso la sua persona, conciso ed essenziale nelle risposte, pacato nel dialogo, Vincenzo mi colpisce per l’immensa espressività del suo sguardo che illumina due occhi di intenso color corvino, con lampi di giovanile e immutato entusiasmo, anche alla soglia delle settanta primavere.

Lorenzo Delli Carri, Luciano Bruno (con la medaglia di bronzo conquistata alle Olimpiadi di Los Angeles), Vincenzo Affatato

Storia di sport, ma anche storia di uomini
Una storia, quella di Affatato, infarcita di avvenimenti, di episodi, di aneddoti, di situazioni, di fatti e di ricordi che spesso sconfinano tra leggenda e realtà.
Una vita dedicata alla boxe: chissà cosa avrebbe pagato per vivere la solennità dell’incoronazione del primo campione di pugilato, Onomasto di Smirne, vincitore delle Olimpiadi del 688 a.C.
Ancora bambino, è affascinato da questo magico mondo, al quale rivolge tutto il suo interesse e la sua passione per apprenderne rudimenti, tecniche e segreti. Giovanissimo, e incurante dei sacrifici e delle sofferenze che tale disciplina comporta, comincia a calcare le tavole di un “quadrato” e in breve, da dilettante, incrocia i guantoni con i suoi coetanei che ben presto ne saggiano scaltrezza, astuzia e potenza.
Troppo angusti si rivelano i confini territoriali dauni per questo giovanottone che lancia il suo primo “acuto” a livello nazionale quando, ancora imberbe, conquista il titolo italiano dei giovani fascisti. Da allora ne fa tanta di strada Vincenzo Affatato, sia come insegnante, tecnico e arbitro, sia nel ruolo di dirigente, organizzatore e animatore di uno dei più blasonati sodalizi pugilistici italiani.
A lui si deve infatti, nel lontano ’48, la nascita della “Pugilistica Foggia”, divenuta poi “Pugilistica Taralli” in seguito alla scomparsa di uno dei fondatori, appunto Alfonso Taralli, medico e filantropo benemerito foggiano, anche lui con una insanabile passione per la “noble art”.
Inizialmente l’attività è svolta presso la palestra dell’ex G.I.L. in via Matteotti: Affatato e i suoi pugili ne usufruiscono in condominio con gli sfollati, lì sistemati, in precario alloggio, dopo il devastante evento bellico. Non mancano difficoltà enormi e sforzi finanziari ciclopici per evitare il naufragio di quell’iniziativa pionieristica che tanti riconoscimenti e tante soddisfazioni di lì a poco produrrà.
Ben ventimila lire (cifra che oggi fa sorridere) è il costo del primo ring acquistato a Cerignola, dov’era stato lasciato dagli alleati. Quasi tragicomico il trasporto notturno a Foggia, sotto un fitto acquazzone, per prevenire il rischio del furto ma soprattutto per dimezzare le spese del camion. Pochi spiccioli di speranza, ampiamente ripagati dall’interminabile serie di allori e di successi nazionali e internazionali da allora ottenuti dal pugilato “made in Foggia”.
Sfilano in suggestiva passerella la nutrita “dinastia” dei Curcetti (da Paolo a Gaetano, a Tonino e Salvatore), Delli Carri, Fracasso, Bruno, Bevilacqua e così via via tanti altri, fino agli attuali probabili olimpici Sannella e Diurno.
Un invidiabile palmares di medaglie (pregiate), coppe, trofei e poi titoli italiani e partecipazioni olimpiche fanno della “Pugilistica Taralli” (sempre ai vertici della graduatoria nazionale e di società) una fucina inesauribile di campioni, che ha nella figura di Vincenzo Affatato il più carismatico alfiere.
Non tutti gli sportivi foggiani lo sanno, ma la “Taralli” è la società sportiva pugliese che ha vinto di più: una Coppa del Mondo, una medaglia olimpica di bronzo, tre partecipazioni olimpiche, venti titoli tricolori, una lunga serie di trofei internazionali e nazionali, che pongono il sodalizio foggiano ai vertici del pugilato italiano.
Ma la vita della “Taralli” non è mai stata facile, anzi. Fra gli episodi bizzarri che tornano alla mente del nostro interlocutore uno in particolare merita di essere citato e ha come protagonista Paolo Curcetti nell’immediata vigilia delle Olimpiadi di Roma del ’60.
Paolo, primo atleta foggiano nella storia a partecipare a una competizione olimpica, è in “ritiro” per le ultime rifiniture prima del grande evento, presso il Centro Sportivo di Orvieto, allorché giunge in visita augurale l’allora presidente della F.P.I. conte Cappello, che ha con sé uno splendido cucciolo di setter.
L’attenzione del pugile foggiano per l’animale è talmente pressante e convincente che il conte, pur a malincuore, decide di regalarglielo. Sorge il problema, però, visto che due giorni dopo deve raggiungere l’albergo del Villaggio Olimpico di Roma, di sistemare la bestiola. Paolo non si perde d’animo e, seduta stante, telefona a Foggia con tono avvilito ad Affatato, che allarmato riceve questo accorato appello: “Sto molto male, venga qualcuno subito, altrimenti dopodomani non parto per Roma”. Preoccupatissimo, il buon Vincenzo né può restare indifferente verso il suo pupillo e tantomeno può usufruire di un “permesso” (lavorava nelle Ferrovie dello Stato) così repentinamente: un’autentica doccia fredda.

Un grazie di cuore a Delli Carri e a Fracasso
Interpella subito il fido Lorenzo Delli Carri e lo spedisce, ansioso, a Orvieto. Ad attenderlo c’è Paolo (sprizza salute da tutti i pori) che con serafica spontaneità gli svela l’arcano: “Lore’, ‘nsapev cum’ fà cu’ stu’ cacciunill a Rom’, purtatill’ a Foggia. ‘N me d’cenn nint, Lore'(ovvero, per i non foggiani: Lorenzo, non sapevo come fare con questo cagnolino a Roma, portatelo a Foggia. Non rimproverarmi, Lorenzo)”.
Ora Vincenzo ci ride sopra, ma allora, forse…!
Generoso e obiettivo, il nostro protagonista non si esime dall’esprimere tutta la sua stima e la sua riconoscenza (per i brillanti risultati ottenuti dai suoi pugili) al maestro Lorenzo Delli Carri e a Carmine Fracasso, attuale Tecnico Federale della Nazionale Under 16, che ha ottenuto recentemente dalla F.P.I. l’autorizzazione a svolgere gli allenamenti collegiali proprio presso la “Taralli”.

Il sogno: un centro di boxe per Foggia
Ma la più grande aspirazione di Vincenzo Affatato è quella di veder realizzato nel capoluogo dauno un grosso “centro” per la boxe, dotato delle più moderne attrezzature con annessi campi di allenamento polivalente, sia per la stagione estiva che per quella invernale, al fine di favorire, con una struttura più adeguata ai tempi, il ritorno massiccio delle nuove leve alla boxe, per superare la situazione critica che angustia anche a carattere nazionale questa disciplina e recuperare tanti giovani alle devianze e ai facili compromessi che la moderna società ostenta.
Tra i pugili più ammirati, senz’altro, Duilio Loi, al di sopra, secondo Affatato, di Nino Benvenuti tra gli italiani. Ma il suo idolo incontrastato rimane Joe Louis, il famoso bombardiere nero dell’Alabama, eroe dei massimi tra la fine degli anni Trenta e tutti gli anni Quaranta. Ne segue minutamente le gesta, ne ammira la classe e ne sogna le imprese. Ma talvolta i sogni diventano realtà: nell’estate del ’43 il mitico Jo’, giunto in Italia per una serie di esibizioni per le truppe americane reduci dal fronte, fa tappa a Foggia e viene organizzato per il “re dei massimi” un match di tre riprese contro tre diversi avversari. Due di questi sono soldati (un americano e un inglese), per il terzo si pensa a un italiano, ma chi? Vincenzo non può farsi sfuggire un’occasione così ghiotta e irripetibile; ha coraggio da vendere e ben vale la pena di rischiare qualche costola rotta o di annusare la polvere del tappeto.
Non sta nella pelle e decide di osare; addirittura di salire per primo, fra i tre, sul ring. Per l’intera ripresa, pur nella “morbidezza” del contesto, tiene dignitosamente testa al sublime “avversario” e ancor oggi è incredulo se in quella magica sera di agosto stesse sognando a occhi aperti o avesse vissuto, da inconscio protagonista, la più splendida realtà da conservare gelosamente nell’ album dei ricordi.
Un album che per Vincenzo Affatato non sbiadisce né ingiallisce mai, ma che è destinato ad arricchirsi di tanti nuovi episodi, di tante nuove immagini, di tanti nuovi sogni, “per portare – come recita il motto della Taralli – in alto in Italia e nel mondo il nome di Foggia”.
Gigi Contessa

 

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “Gigi Contessa, lo sport nell’anima e nel cuore

  1. Apprendo con grande dispiacere la dipartita di Gigi Contessa amico di tutti un bravo professore e un esemplare giornalista che faceva vivere, nei suoi articoli, la realtà della notizia. Grazie Gigi rimarrai sempre nei nostri cuori e che Dio ti accolga fra le Sue Braccia 🙏

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