A San Siro l’inizio della favola di Zemanlandia

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Oltre a quella, leggendaria del 31 gennaio 1965, che si concluse con la mitica vittoria dei Satanelli per 3 a 2, c’è un’altra partita tra il Foggia e l’Inter rimasta negli annali del calcio. Si giocò l’1 settembre del 1991 a Milano, e segnò l’esordio in serie A di quella squadra che sarebbe passata alla storia con il nome di Zemanlandia.

I rossoneri di Zeman affrontavano i nerazzurri guidati da Corrado Orrico, in una sfida tra due grandi visionari del calcio. Entrambi esordivano nella massima divisione.
La partita di San Siro fu un presagio di come sarebbero andate le cose per i due allenatori. Bene, benissimo per Zeman, non altrettanto per il vulcanico mister toscano, che il presidente dell’Inter, Ernesto Pellegrini aveva ingaggiato dopo l’abbandono di Giovanni Trapattoni.

Si concluse in parità, per 1-1.

Il Foggia scese in campo con Mancini, Petrescu, Codispoti, Picasso, Matrecano, Consagra, Rambaudi, Shalimov, Baiano, Barone, Signori (in panchina Rosin, Napoli, Grandini, Porro, Ricchetti). I padroni di casa contrapponevano Zenga, Paganin, Brehme, Ferri, Matthaeus, Bergomi, Bianchi, Battistini, Klinsmann, Pizzi, Fontolan. La partita venne arbitrata da Cinciripini di Ascoli Piceno.

Inutile dire che il pronostico pendeva decisamente dalla parte dei nerazzurri, che si presentavano ai nastri di partenza del torneo con grandi ambizioni. Nella stagione precedente avevano conquistato la prima Coppa Uefa della loro storia, a spese della Roma, ed avevano concluso il campionato, vinto dalla Sampdoria di Mancini e Vialli, al terzo posto, a pari punti con il Milan, secondo per migliore differenza reti. Il Foggia aveva stravinto il campionato cadetto (51 punti, ben 6 in più della seconda classificata, il Verona), segnalandosi per il gioco spumeggiante e una zona aggressiva, ma qualche giorno prima era stato sconfitto a Pisa nel turno di Coppa Italia.

Quel pomeriggio, a San Siro, il pronostico venne sovvertito. “Novanta minuti giocati a gran carriera con continui rovesciamenti di fronte e un Foggia per nulla intimorito davanti ad avversari di gran nome”, commenterà alla Domenica Sportiva, Antonio Capitta. “Della squadra di Zeman si sapeva che avrebbe giocato un buon calcio, ma non che avrebbe giocato a San Siro con tanta sfrontatezza. Quattro difensori in linea, tre centrocampisti e davanti la premiata ditta Rambaudi-Baiano-Signori, ha fatto vedere i sorci verdi a Bergomi e compagni.” A stupire il commentatore della Rai fu la “zona pura” praticata da Zeman, “con dieci uomini raggruppati in trenta metri”.

Nella foto in apertura, la rete del vantaggio rossonero messa a segno da Baiano. Qui sopra, il gol da un’altra prospettiva.

Dopo un primo tempo molto equilibrato, il coraggio del Foggia verrà premiato al 7° della ripresa, quando Ciccio Baiano trasforma in gol un preciso assist di Rambaudi lanciato splendidamente da Barone.

L’Inter reagisce con veemenza e pareggia il conto dopo soli dieci minuti con Ciocci pescato da Matthaeus con un preciso assist.

Il finale è scoppiettante, tra i nerazzurri che assediano la porta rossonera, difesa strenuamente da Mancini, che alla fine risulterà tra i migliori in campo, e i rapidi contropiedi rossoneri, che fanno tremare più di una volta l’estremo difensore nerazzurro, Zenga.

Una parata di Mancini

Tra i duelli più intensi della giornata da ricordare quello tra Matrecano e Klinsmann, cui, prima della partita il sindaco di Foggia, Mimmo Verile, aveva consegnato una targa, in ricordo del gemellaggio che lega la città a Goppingen, città natale dell’attaccante. L’anno precedente Matrecano giocava in serie C: era stato portato a Foggia da una grande intuizione di Peppino Pavone. La sua brillante prestazione è significativa di quel che hanno rappresentato per il calcio italiano quella partita, e quella squadra. Assieme a Matrecano, Zeman mandò in campo per altri sei debuttanti in serie A. Tra i solo ad aver respirato l’aria delle serie maggiori erano  stati Shalimov e Petrescu, che avevano giocato in Russia e in Romania, e Barone e Picasso, che avevano indossato rispettivamente le maglie di Napoli e Genoa.

Insolitamente loquace, mister Zeman commentò la partita d’esordio al microfono di una giovanissima Paola Ferrari: “Non direi che abbiamo dato lezioni, abbiamo cercato di giocare il nostro calcio, sono contento se a qualcuno è piaciuto come gioca la squadra, e speriamo di poter migliorare, per dare soddisfazioni ai nostri tifosi e a quelli che ci vengono a vedere”.

Tra i tanti che fecero i complimenti ai Satanelli anche il vicepresidente dell’Inter, l’indimenticabile avv. Peppino Prisco, che dichiarò alla Gazzetta del Mezzogiorno: “Avevo solo sentito parlare del Foggia e del suo gioco, perciò ho atteso questa squadra alla prova con un certa curiosità, e debbo dire che il risultato non lascia ombre. A 5 minuti dalla fine della partita, a mio figlio che diceva di sperare in un secondo gol dell’Inter negli ultimi minuti, ho detto di stare calmo perché il secondo gol avrebbe potuto segnarlo anche il Foggia.”

L’equilibrio della partita di San Siro si mantenne anche nel prosieguo del torneo. L’Inter chiuse all’8° posto, con 37 punti, il Foggia al 9° con 35.

Così Zemanlandia si presentò alla ribalta calcistica nazionale. E fu l’inizio di una leggenda.

Geppe Inserra

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