Foggia com’è, come potrebbe essere

Non mi sarei aspettato che suscitasse tante reazioni l’articolo sugli episodi di vandalismo e di scarso senso civico che hanno degradato via Arpi, la strada più antica e simbolica della città.
È il segno che non tutti i foggiani intendono arrendersi al declino che ormai da troppo tempo colpisce la città, rendendola sempre più invivibile, peggiorando la qualità della vita.
Da questa significativa risposta corale di indignazione e sgomento, estraggo due interventi, particolarmente significativi, perché in qualche modo raccontano la città: com’è stata e com’è, ma anche come potrebbe essere.
Il primo è dell’avv. Francesco Andretta, cultore di storia locale, presidente dell’allora Fondazione Banca del Monte, che promosse due importanti iniziative di risanamento e recupero: il restauro di Porta Grande e la riqualificazione di Largo Civitella, di cui abbiamo parlato nell’articolo, sottolineando come la scultura “La metafora” tra incuria, abbandono e vandalismo si sia amaramente degradata.
Il secondo intervento è di un altro foggiano particolarmente sensibile a questi temi: Pasquale Episcopo, ingegnere foggiano che vive in Germania, promotore del progetto che prevede l’installazione di una stele in memoria dell’imperatore Federico II, nell’ambito di una iniziativa internazionale promossa, circa venti anni fa, dal Comitato Amici degli Staufer che ha sede in Germania.
La Stele di Foggia è stata donata dal Prof. Dr. Johann Heinrich von Stein, economista e professore emerito dell’Università di Stoccarda, ma ancora non vede la luce per le solite pastoie burocratiche.
Francesco Andretta e Pasquale Episcopo sono accomunati dalla medesima attenzione e sensibilità verso l’identità foggiana, calpestata e mortificata dagli episodi che abbiamo denunciato.
Andretta svela alcuni interessanti particolari sugli interventi che con la sua presidenza vennero promossi dalla Fondazione per ridare lustro a via Arpi. Episcopo elenca con rara efficacia e capacità di sintesi quanto si potrebbe fare, senza particolari finanziamenti ma armandosi solo di buon senso, per ridare vigore a tanti pezzi dell’identità foggiana dimenticati, occultati, oltraggiati. Un’utile, stimolante lettura. (g.i.)

Francesco Andretta
Non è molto noto che, nella notte che precedette la “inaugurazione” di Porta Grande, che il restauro voluto dalla Fondazione Banca del Monte aveva letteralmente “estratta” da una condizione di degrado assoluto e risalente, dei giovani mascherati si presero la briga di prendere a sassate un riflettore, in modo da essere malamente ripresi dalla telecamera, e imbrattare con scritte a vernice le pareti interne del passaggio laterale del lato conservatorio. Mi avvertirono alle otto del mattino e provai un acuto dolore nella pancia: mi chiesi il perché di quel gesto, se dovessi interpretarlo come attacco alla Fondazione – o, in remota ipotesi, a me personalmente – (qualche tempo dopo, peraltro, su FB qualcuno postò che Porta Grande ora sembrava l’ingresso del Grand Hotel !!).
Non trovai risposta se non concludere con un senso di desolata impotenza che questo è la nostra città, che resiste pervicacemente a chiunque voglia provare a fare qualcosa per lei.
In quella occasione, la ditta che aveva curato il restauro si affrettò a coprire l’oltraggio con una mano di vernice e, in serata, il Sindaco inaugurò l’impianto luminoso. Colsi l’occasione per dirgli che la Fondazione aveva fatto la sua parte, adesso toccava a lui farsi carico della manutenzione. Sorrise ed annuì.
Per Largo Civitella, la particolarità dell’opera indusse un gruppo, che pure in quel periodo si adoperava per migliorare in qualche modo la città, ad “inventare” – e reiterare ironicamente – il nomignolo “zanne”, senza tentare nemmeno di diffondere l’idea creativa del torace alla base dell’opera.
Ho sempre pensato – magari sbagliando – che questo gioco ha contribuito, per quanto involontariamente, a sminuire lo spirito stesso della sistemazione della piazzetta, così facendo sponda alla inciviltà cittadina: la quale non ne aveva certo bisogno.

Pasquale Episcopo
Se via Arpi e tutto il centro storico diventassero zona pedonale, se le chiese barocche e i palazzi d’epoca venissero restaurati, se il portale di San Martino della Cattedrale fosse reso visibile, se la cripta fosse aperta al pubblico, se l’Archivolto del Palazzo imperiale di Federico II fosse liberato dall’assalto delle auto, se i cassonetti di immondizia fossero rimossi da Piazza Nigri, se fossero creati degli spazi verdi con qualche panchina, se le panchine non fossero distrutte, … se, se, se…
Se i foggiani si riconciliassero con se stessi e riscoprissero la loro storia e l’importanza di preservarne la memoria …

[Nella foto,  i cassonetti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, incredibilmente posti nel bel mezzo di piazza Nigri]

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Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “Foggia com’è, come potrebbe essere

  1. Non so cosa dire e ci sarebbe tanto da dire. Siamo una città abbandonata e non sappiamo ancora se avremo un futuro. La paura di vivere. Questo aleggia negli sguardi della gente. Non ho ancora capito le funzioni del commissariamento.

  2. Penso spesso a tutte le cose che si potrebbero fare per risanare questa città martoriata, vandalizzata, vilipesa.
    Ci vorrebbe un gruppo di imprenditori che sistemano le strade disastrate, che procedono alla ristrutturazione dei palazzi storici e alla demolizione degli edifici fatiscenti e pericolanti.
    Occorrerebbe poi una task force di tecnici che studiano ed attuano ecosistemi per lo smaltimento dei rifiuti.
    Bisognerebbe potenziare il servizio di polizia municipale che dovrebbe presidiare la città h24 controllando il territorio ed applicando sanzioni che andrebbero a rimpinguare le casse comunali.
    Tutti i cittadini dovrebbero:
    coadiuvare la polizia municipale, segnalando infrazioni ed atti di vandalismo
    fornire contributi in termini di idee e di azioni concrete per salvaguardare e promuovere la bellezza della città.
    Si può contribuire anche mettendo una pianta sul balcone.

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