Verrà presentato questo pomeriggio a Bolzano (10 giugno 2022, ore 18.00) il bel libro di Raffaele Vescera “Il giudice e Mussolini” che racconta la vita di Mauro Del Giudice, il magistrato che si occupò del delitto Matteotti, facendo tremare i capi del fascismo e lo stesso dittatore.
La manifestazione, promossa in occasione dell’anniversario del delitto da Anpi Alto Adige Sudtirol, con il sostegno degli assessorati alla cultura del Comune e della Provincia di Bolzano, si svolgerà presso l’Anfiteatro Arcobaleno, a Parco Petrarca, nell’ambito di Bolzano, Città della Memoria 2022.
Dopo l’introduzione del presidente provinciale Anpi, Guido Margheri, a conversare con l’Autore sarà il prof. Antonio Testini, esponente dell’Anpi di Bolzano, antifascista, originario di Foggia, ma anche vecchia conoscenza degli amici e dei lettori di Lettere Meridiane, che ha deliziato con una puntuale e dettagliata ricostruzione dell’eccidio di San Severo, durante il quale venne arrestato ingiustamente suo nonno, l’avvocato Erminio Colaneri, dirigente socialista della Cgil.
Testini ha scritto una recensione molto interessante del libro di Raffaele Vescera, da cui trae spunto per riflettere sul senso della memoria e sulla persistente attualità di fatti, come il delitto Matteotti, che sembrano lontani nel tempo, ma hanno ancora tanto da insegnare ai contemporanei. Riportiamo di seguito il testo, ringraziando Testini e Vescera per averne consentito la pubblicazione.
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Che cosa è la memoria? È tesoro; è risorsa, è custode, è sicurezza. Sono concetti attuali nel tempo dell’”infinito presente” in cui si smarriscono le radici di ciò che è avvenuto e di ciò che accadrà: se si vive il giorno per il giorno avremo un’esistenza ignota, nefasta e significherà smarrire la bussola del passato e ogni orizzonte diventerà invisibile.
Coloro i quali amano e studiano la narrazione storica e descrivono l’ambiente, le situazioni, gli episodi di vicende che riempiono il resoconto, sono attratti di fronte alla ricerca di tracce lontane. Il passato non può essere solo compreso se non studiato, perché non lo si può modificare, perché è difficile inserire nel mosaico le tessere che sappiano ricostruire racconti non vissuti e giammai appartenuti. Se però la narrazione è pervasa da tensione e da passione intellettuale e culturale e le esperienze vissute, sia pure in forma indiretta, verificate da fonti certe e controllate, ecco che, come scrive Enzo Bianchi “leggere non è tanto un’attività intellettuale quanto il faticoso ma fecondo sforzo di interpretare le vicende, gli eventi e leggere se stessi. Autore e lettore diventano un’unità; essi dialogano e conversano nel tempo e nello spazio.”
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Se la scintilla non scocca, niente da fare: il libro non si legge o viene abbandonata la lettura dopo poche pagine. Se non ti immedesimi, il libro non ti attrae; deve, anche se è un saggio, una vicenda storica, richiamare valori, ideali. “Il giudice e Mussolini” di Raffaele Vescera (Enrico Damiani, Salò 2019) trasmette, passione, partecipazione e indignazione. Il libro, per le idee in esso contenute, diffonde pagina dopo pagina, emozioni che cerchi di fermare e di fissare. È l’onda di suggestioni che ti assale.
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Su Giacomo Matteotti esiste una vasta letteratura. Segnalo oltre i volumi di Stefano Caretti su Matteotti (Plus Pisa University Press), il testo di Mauro Canali,«Il delitto Matteotti», (Il Mulino,Bologna 1992), il testo di Giampaolo Romanato «Un italiano diverso» (Longanesi, Milano 2011), il classico «Matteotti» di Piero Gobetti e due libri recenti quali esempi di romanzi con fonti storiche.
Su questi due testi, un’ osservazione. Sta prevalendo un genere letterario che mi incuriosisce e considero interessante. Non è un genere originale: Manzoni docet. Però, nella contemporaneità, le vicende storiche sono romanzate ed il racconto articolato ed inserito negli ambienti, nei personaggi. Ad esempio, il libro di Cosentino, Dodaro, Panella «I fantasmi dell’Impero» (Sellerio, Palermo 2017) descrive attraverso un’indagine e un complotto. la storia dell’Africa italiana e del crollo dell’impero fascista. L’indagine individua i criminali, l’uso dei gas e la responsabilità dei gerarchi e del fascismo.
Raffaele Vescera ne “Il giudice e Mussolini” esamina la nobile ed integerrima figura di Mauro Del Giudice, il magistrato pugliese nato a Rodi Garganico e vissuto a Vieste. Nel 1924 a Mauro Del Giudice fu affidata insieme ad Umberto Tancredi l’istruttoria del processo per l’omicidio di Giacomo Matteotti.«L’eroe solitario» come lo definisce l’autore, era animato dal «rigore morale che non gli concedeva possibilità di deroghe alla verità». L’ integerrimo magistrato fu fermato quando la sua inchiesta cominciava a lambire le responsabilità della corona e di Mussolini. Accanto all’indagine ufficiale si scoperchia e si evidenzia il ruolo della Sinclair Oil, la compagnia petrolifera che aveva ottenuto il monopolio delle concessioni di sfruttamento petrolifero nel nostro Paese attraverso le tangenti finanziatrici ai fascisti (Arnaldo Mussolini, fratello di Benito) e alla corona. Giacomo Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, fu ucciso non solo per le accuse dei brogli elettorali ma per quello che avrebbe detto sullo scandalo Sinclair Oil.
Sottratta l’inchiesta, inizia la persecuzione nei confronti del Magistrato. Dopo varie vicissitudini, Mauro Del Giudice si ritira a Vieste, nel suo amato Gargano, ed ancora una volta brilla la sua figura di antifascista.
Negli ultimi capitoli, assisterà alle drammatiche vicende della distruzione di Foggia; eviterà l’inutile strage a Vieste; solleciterà i giovani viestani a partecipare alla Resistenza.
Sullo sfondo, nelle pagine finali, il Gargano pervaso dalla solitudine e dal silenzio. Perché come ha scritto Cesare Pavese ne “I mari del Sud” e in Lavorare stanca «Tacere è la nostra virtù» e Laurent Gaude ne “Gli Scorta” (Neri Pozza editore, Vicenza 2004) «Fino a quando il sole regnerà nel cielo a spaccare le pietre, non ci sarà nulla da fare. Amiamo troppo questa terra. Non ci offre nulla, è più povera di noi , ma fino a quando il sole la scalderà, nessuno di noi la potrà lasciare. Noi siamo nati dal sole»
È un libro che mi ha emozionato perché ho trascorso lunghi periodi di vacanze a Vieste e nel racconto storico documentato di Raffaele Vescera ho risentito «l’odore» dei luoghi della mia infanzia ed adolescenza.
Antonio Testini
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