Eccoci alla seconda puntata del reportage di Maurizio De Tullio sulla “implosione” della città di Foggia. Nella prima puntata (“Vi spiego perché Foggia è implosa”, potete leggerla qui) l’eclettico bibliotecario, giornalista, scrittore, umorista ha riflettuto sui malanni che angustiano la città capoluogo (e sulle cause che li hanno innescati) partendo dall’analisi, anche fotografica, di una questione molto percepita dai cittadini: il dissesto delle strade. In questa seconda parte, Maurizio alza l’asticella della sua analisi, per occuparsi di un problema non meno grave, ma assai meno “sentito” dall’opinione pubblica. Anzi, in qualche modo determinato proprio dallo scarso senso civico della cittadinanza: la raccolta differenziata dei rifiuti.
De Tullio promette, per la terza ed ultima parte, una analisi maggiormente propositiva. Per il momento, è il caso di sottolineare che, se il dissesto stradale chiama direttamente in causa le responsabilità della classe dirigente che ha amministrato la città, il disastro della raccolta differenziata dei rifiuti coinvolge la cittadinanza in prima persona. Scarso senso civico e cattiva politica accomunati dal motto che dà il titolo all’articolo (“Frek a mè”) e combinati l’uno con l’altra, sono probabilmente la causa primordiale dei malanni che stanno avvelenando Foggia e le sue possibilità di futuro. Leggete, meditate, dite la vostra. (g.i.)
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Prima di affrontare il tema di questa seconda puntata del reportage su Foggia – il disinteresse civile e l’ignavia di buona parte della cittadinanza – mi concedano i lettori alcune considerazioni sulle reazioni suscitate dalla prima, che riguardava la situazione di degrado totale delle nostre strade e dei relativi marciapiedi, e le ragioni che lo hanno innescato.
Com’era prevedibile, ho letto e raccolto innumerevoli opinioni la più comune della quali è stata: “Condivido lo spirito ma non hai scritto nulla di nuovo”. Che vi sia una opinione pubblica più attenta al tema è sicuramente positivo, ma è il caso di osservare che fino a non più di una decina di anni fa, il risentimento popolare era pressoché inesistente. Non ricordo segnalazioni, sollevazioni di popolo, articoli sulla stampa e sul web locali. E vi assicuro che non sono un distratto.
Forse i Social erano – come ancora oggi del resto, e perciò volontariamente non li frequento – né più né meno che una sorta di bibbia del perditempismo organizzato. Se qualcuno si è sentito offeso ora, lo sarà ancor di più a fine lettura.
Naturalmente non faccio un discorso detrattivo generalizzato, semplicemente rilevo che la stragrande maggioranza di chi se ne serve lo fa a proprio uso e consumo, con gli eccessi, gli abusi e le derive illiberali che conosciamo.
La seconda parte della mia odierna lettura fa il paio con la precedente, quanto a spirito critico, mentre la terza sarà la mia risposta propositiva alle prime due. Tra il dire e il fare c’è bisogno di constatare, elaborare, reagire.
Parto da una domanda: a Foggia si fa la raccolta differenziata? Parlo di quella vera, partecipata, non quella che la notte, prima di addormentarci – tra una mezzora di saluti sui Social e presunte preghiere –, fra variegati pensieri, ci induce ad una ridicola autoassoluzione.
La risposta è no, non la si fa. Almeno non come andrebbe fatta.
Il nostro viaggio parte da un importantissimo luogo di lavoro e di studio di Foggia: gli spazi sono disseminati di coloratissimi raccoglitori distinti per due soli generi di rifiuti da riciclare: carta e plastica. È già qualcosa, direte. Certo, ma se poi il contenuto differenziato in partenza finisce il percorso in un unico sacco, come la mettiamo? Idem per il bar annesso a questa grande struttura, dove l’unico cestone per la raccolta riunisce carta, plastica, alluminio e vetro. Unico monumento alla vera raccolta differenziata, e finalizzata all’acquisto e piantumazione di nuovi alberi, è un ex boccione di acqua nel quale è possibile conferire tappi, rigorosamente in plastica.
Lasciamo questa grande struttura di lavoro e studio (suppongo non l’unica in città) e giriamo per le strade della città, per capire in che modo i foggiani si comportano rispetto alle virtuosità richieste dalla Pubblica Amministrazione, che – è il caso di ricordarlo – ritiene la raccolta differenziata un obbligo civile. Chi non la fa, sborsa di più, in termini di imposte.
Nel 2022 il buon senso e la consapevolezza dei problemi ambientali e di inquinamento dovrebbero suggerirci una maggiore attenzione insieme al rispetto delle regole.
Impegnarci per la tutela del mondo e delle sue risorse significa farlo a partire da dove viviamo, lavoriamo, studiamo, ci divertiamo, passeggiamo. A Foggia accade? Solo virtualmente, o forse solo nei convegni, nelle costose campagne di comunicazione alle quali nemmeno i diretti promotori credono, visti i risultati. Già, perché i risultati emergono ogni anno dai report di Legambiente e “Sole 24Ore” e, in misura ancora più concreta e tangibile, dalle fotografie che accompagnano il nostro reportage.
Anche l’anno scorso Foggia ha registrato il più basso indice di raccolta differenziata tra i capoluoghi pugliesi. La nostra città passa dall’88° posto del 2020 al 90° del 2021. Gli indicatori che vedono lo scostamento più marcato sono quelli dei rifiuti pro-capite, che passano da 530 kg/ab del 2020 a 405 con un indice di raccolta differenziata che scende dal 26% al 22%. A livello nazionale, nelle varie performance, in Puglia è Lecce la migliore città in regione collocandosi al 67° posto (49,64%), seguita da Taranto, che è l’unica città che sale in classifica.
Ma ciò, a onor del vero, non accade solo per colpa del cittadino. È proprio l’Istituzione preposta, l’AMIU, a peggiorare le cose. Valgano le testimonianze di tanti foggiani che segnalano una strategia distributiva dei cassonetti, con le relative voci di riciclo, del tutto incomprensibile. “Su via Piave – che sembra essere una delle strade preferite dagli incivili di turno per il deposito dei loro rifiuti ingombranti – ho segnalato a due autisti dell’AMIU e una volta per telefono al funzionario preposto, che da un anno sono presenti tre cassonetti (due gialli e uno grigio scuro) che raccolgono solo indifferenziata! Grazie della segnalazione, mi rispose il funzionario AMIU, al telefono, provvedo subito a far ripristinare la corretta distribuzione. Nulla è cambiato da tre mesi”.
Ma questo è niente. La gravità sta nel modo in cui la filiera della raccolta prende corpo. Come è possibile fare bene la differenziata a Foggia se nei camion della raccolta i rifiuti dei cassonetti finiscono in maniera promiscua?
Altrove, sin dalle scuole materne si realizzano con i bambini oggetti insegnando loro a distinguere tra il rifiuto propriamente detto e il materiale riutilizzabile, mettendo in pratica il sacro principio per cui nulla va buttato, ma tutto può essere riutilizzato. Insomma, non deve prevalere il “vietato buttare”, ma indurre i più piccoli all’idea che non si deve buttare nel modo sbagliato.
Mi chiedo se questa pratica sia pane quotidiano anche nelle nostre scuole, siano esse pubbliche che private. L’idea stessa che questi piccoli stiano dalle 5 alle 8 ore, inscatolati in strutture prive d’aria e verde, ci fa capire quanta sensibilità alberghi nei cervelli delle nostre autorità scolastiche e, prima ancora, tra i cosiddetti (im)prenditori del settore.
Ma pure ammesso che in tutte le scuole dell’infanzia e in quelle elementari di Foggia la pratica delle buone maniera anzidette sia prassi consolidata, il grado successivo – parlo delle Scuole Medie – è forse quello che più risente di una assenza di serie scelte educative intese come strumento per promuovere, a vari livelli, il rispetto dell’ambiente che ci circonda. E non solo.
Non è un caso se il bullismo diffuso, le baby gang, il malcostume nei rapporti interpersonali nascano proprio fra chi frequenta le tre classi della Scuola Media.
La raccolta differenziata – è così banale ripeterlo oggi, nel 2022 – ci permette di “buttare bene”, cioè di separare i rifiuti in modo da poterli rimettere in circolo e riutilizzare. Tra l’altro questo sistema, di per sé per niente faticoso, non solo ci fa vivere meglio ma spesso ci permette di economizzare e finanche di guadagnare.
Ecco perché le immagini che mi accingo a sottoporvi, rappresentano sia l’eloquente segno di una deplorevole mancanza di rispetto verso il prossimo e verso la città, che la dimostrazione di una imbecillità di fondo. Una diffusa inciviltà, che nasce dall’ignoranza e dal sistematico “meneimportismo” di quei tanti, troppi foggiani che giornalmente assistono a tutte le ore e in tutti i luoghi , senza mai intervenire, all’aggressione volgare e pericolosa dei nostri angoli di strada.
Ben vengano attività di comunicazione istituzionale – ma che siano intense, incisive e sistematiche – che qualifichino la raccolta differenziata, incitino al riuso e al riciclo, ma lo si faccia partendo dall’alta valenza culturale che ciò significa. Detto in soldoni: se non lo capisci davvero che stai sbagliando e che occorre pochissimo per civilizzarsi, io ti marco stretto e ti faccio un mazzo così, ma davvero! Altrove è stato fatto e i risultati sono arrivati. Come a Trento.
“Qui – mi spiega una foggiana emigrata al Nord senza ripensamenti né rimpianti – le cose funzionano, a cominciare dai cassonetti per la raccolta dei rifiuti dei quali per strada non si vede nemmeno l’ombra. Da oltre 20 anni il Comune ha puntato sulla raccolta intelligente, educando e abituando i cittadini a seguire regole convenienti per tutti. I rifiuti ingombranti, per esempio, si portano al Centro Raccolta, mentre gli elettrodomestici o gli scarti edilizi si provvede per legge al loro smaltimento. Viceversa si può richiedere il ritiro al proprio domicilio, previo un modesto pagamento”.
Pensandoci però, anche a Foggia, a proposito dei rifiuti ingombranti, funzionava in modo organizzato: chiamavi l’AMIU (l’ex AMICA), davi i tuoi dati comunicando di cosa dovevi liberarti, concordavi data e luogo del deposito ed entro 24 ore un mezzo dell’Azienda passava e ritirava. L’ho fatto, lasciando bene imballati un materassino e un vecchio dattilo, ha funzionato. Ora non più. Si conferiscono direttamente alla sede di AMIU in via Bari, dopo la Fiera. Invece televisori, computer, materiale HI-FI e informatico si conferiscono presso “Puglia Recupero” in via Ascoli (vicino l’aeroporto). Vi ho lasciato due televisori vecchi.
“Diverso – mi spiega la nostra concittadina da quel di Trento – il metodo per i rifiuti domestici che vanno separati alla fonte e conferiti nelle aree ecologiche condominiali. E lì non si scappa! È fastidioso, ma non ti concedono scappatoie. Controllano a campione anche dentro i sacchetti per verificare che lo smaltimento avvenga davvero!”. Detto così ho pensato alla solita esagerazione.
“Nossignore. Qui invece sanzionano chi non sta alle regole, e bisogna controllare sempre. Solo così hanno modificato le cose. Qui prima lasciano un messaggio e poi sanzionano con una multa tutto il condominio, dal momento che i rifiuti sono sempre riconducibili ai condòmini e alle loro aree ecologiche. Non ci sono cassonetti per strada, come a Foggia e in genere nel centro-sud, ma aree ecologiche recintate e sotto chiave”.
“Qui, per tradizione, la responsabilità individuale – spiega, con un tono e uno sguardo che parlano da soli – è vissuta e fatta vivere come responsabilità sociale”.
E la multa in cosa consiste? “Soldi da versare alla Provincia”. Chiedo se a loro sia mai capitato di finire multati… “Ci arrivò prima un messaggio di avvertimento, poi si venne a sapere che era stata una pakistana, che non sapeva l’italiano”. E quante altre volte gli episodi si sono ripetuti? “Mai più successo in 5 anni! Poi hanno pubblicato i messaggi in tutte le lingue, così che tutti ne fossero edotti”. E cosa c’era di così ‘illegale’? “Avevano trovato nel sacchetto dell’organico un paio di scarpe!”. A Foggia, volendo sorriderci sopra, diremmo che sarebbe il… minimo sindacale.
Spazio finale alla gallery dedicata al peggio del peggio. Si tratta di estemporanee scattate in alcune zone di Foggia, quasi nessuna in periferia. E qui sta la tragedia nella tragedia. Non per colpevolizzare le periferie ma per rimarcare quanto la politica del degrado sia diventata prevalente e pervadente.
Ed anche qui mi sovviene, come nella chiosa della puntata precedente, un richiamo ad un altro slogan famoso, nato negli Stati Uniti ma reso concreto in Italia dall’azione dal basso e potente di don Lorenzo Milani: “I Care”. Occorre tornare, o cominciare, a dire convinti che “Foggia mi sta a cuore”. Nella cultura foggiana va invece per la maggiore un modo di dire che è l’esatto contrario: “Frek a mè!”.
Maurizio De Tullio
Per leggere la prima parte del reportage, cliccare sul link: Vi spiego perché Foggia è implosa
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Purtroppo la situazione è quella descritta da Maurizio e proprio per non arrendersi allo sfacelo, mi faccio carico di portare i miei rifiuti direttamente all’amiu in corso del Mezzogiorno. Più precisamente, carta, cartoni, metalli e batterie all’amiu, l’olio alimentare al campo da baseball o presso il liceo volta, l’umido ho la fortuna di poterlo conferire in una compostiera che ho realizzato in campagna e quindi il grosso dei miei non finisce nell’indifferenza. Lo sconforto però è enorme quando vedo i nostri cassonetti della differenziata colmi di ogni schifezza. Siamo degli incivili. Amiu ha enormi responsabilità, tra queste anche quella di non organizzare la raccolta differenziata nelle scuole, almeno per dare ai nostri giovani una parvenza di normalità. Raccolta nelle scuole prevista nel contratto e quindi pagata all’amiu. Noi docenti più volenterosi cerchiamo di autoorganizzarci, ma è una goccia nel deserto. Comunque fa comodo pensare che è inutile differenziare tanto il camion mescola tutto. Qualche volta può capitare, soprattutto in alcune zone dove i cassonetti dell’indifferenza non sono sufficienti e quindi la gente si sente autorizzata ad usare quelli della differenziata per metterci di tutto. Però, senza dover inserire il camion amiu per andare a vedere dove porta carta e plastica, come ho fatto io, basta osservare che spesso capita che il bidone della carta sia vuoto, appena svuotato, mentre quello vicino della plastica sia stracolmo. E viceversa. Evidentemente il camion non ha mescolato tutto.