Il grido per la pace di Wolfgang Lettl

Ho imparato ad amare la pittura surrealista grazie a Wolfgang Lettl. Ci sono arrivato partendo e passando attraverso i quadri impressionisti che il grande pittore tedesco dedicò alla “sua” Manfredonia.
Aveva scelto di trascorrere le sue vacanze estive in un sobborgo della città sipontina, a Sciale delle Rondinelle. Spinto da sua moglie Franziska, per arredare le pareti disadorne della sua villetta, imbracciò pennelli, tavolozza e cavalletto e si mise ad esplorare i dintorni, lasciandoci sorprendenti rappresentazioni di quella che Wolfgang pensava fosse l’irripetibile ricchezza di questo luogo: “la sua splendida luce e la sua aspra bellezza.” (Lettl va in ferie, https://www.lettl.de/apulien/lettl_it.pdf)
Dopo essermi innamorato di questi quadri, che ci insegnano a guardare la nostra terra con occhi e da prospettive diverse, ho scoperto il Lettl surrealista.
Mi stupisce la capacità profetica. La sua ineffabile capacità di guardare dentro e oltre le cose, di rappresentarne, come ha detto qualche critico, le “verità nascoste” o, come sostiene egli stesso, di “sperimentare il mondo come labirinto e manicomio” .
Della mostra che la città di Manfredonia gli dedicò cinque anni fa, mi è rimasta una profonda nostalgia e l’amicizia con suo figlio Florian. La pandemia ha rarefatto i nostri incontri “in persona”, ma per fortuna non quelli virtuali, che procedono rigogliosi, a testimonianza che se si usano le parole dell’anima e del cuore, una relazione può nutrirsi anche solo di whatsapp.
Succede ogni tanto (ed è sempre una gradita sorpresa) che Florian mi mandi immagini di opere di suo padre, rivelatrici du quella capacità di Wolfgang Lettl di cui ho già detto: capire in anticipo, e svelare, la piega che prenderanno le cose del mondo, leggere e presagire il futuro.
Martedì scorso, 8 marzo, mentre sfogliava le pagine della Süddeutsche Zeitung, Florian è rimasto folgorato, guardando la drammatica foto di centinaia di donne e uomini ucraini che si accalcano sotto un ponte distrutto dalle bombe russe, in fuga dalla loro città, Irpin, a nord-ovest di Kiev.
Quella drammatica fotografia gli ha riportato alla memoria un quadro dipinto da suo padre nel 1980, mai esposto in mostre o pubblicato su cataloghi e libri. Troppo cupo. Troppo difficile da sopportare. Custodito così in deposito, senza neanche un titolo.


“Ora so il suo nome – mi ha scritto Florian mandandomi le due immagini: “Irpin, giorno 13“. Ci sono quadri come questo che sono attualissimi, pur essendo passati più di 40 anni dalla loro realizzazione. È un dato che accomuna molte opere di Wolfgang Lettl, il poter essere comprese fino in fondo solo dopo molti anni, ed è anche la ragione per cui le sue opere continuano a coinvolgere emotivamente così tanti spettatori”.
La somiglianza tra le persone che fuggono dal ponte rovesciato nell’opera del pittore surrealista e quelle ritratte nella foto della tragedia ucraina è impressionante. È come se Wolfgang sia riuscito a vedere in anticipo il futuro. Certamente è la rappresentazione artistica di uno sguardo profondo, assoluto che va ben oltre il presente.
Da quel ponte rovesciato affiora un messaggio politico forte. Un urlo pacifista. La denuncia del potere malato che non esita a ricorrere agli strumenti di distruzione e di morte, pur di affermare se stesso.
Così, Florian si fa promotore di una rilettura in chiave pacifista delle opere di suo padre, per protestare contro l’aggressione russa all’Ucraina. “Irpin, giorno 13” non è la sola opera che profetizza il futuro. Ne riparleremo domani. Per il momento guardate le immagini (per scaricarle in alta risoluzione, link al termine della articolo). Immergetevi nello sguardo di Wolfgang Lettl.
Usiamolo come bandiera di pace, per dire: basta con la guerra, che cessi il fuoco.
Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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