Capitanata, terra partigiana e resistente

A scrivere la Resistenza non fu soltanto il Nord. Furono tantissimi i meridionali che vi contribuirono, spesso anche con la vita. E la provincia di Foggia vi svolse un ruolo di primo piano. Da un po’ di tempo questa tesi va facendosi strada negli studi storici. Dalla sua parte, adesso ha anche i numeri, grazie al prezioso lavoro svolto dall’Anpi di Capitanata e dal suo blog, presentato qualche giorno fa nell’Auditorium della Biblioteca “La Magna Capitana”, “luogo ideale per presentare una ricerca – come ha sottolineato la direttrice, Gabriella Berardi – che dovrà coinvolgere tutte le istituzioni culturali a cominciare dalla scuola.”

“La nostra ricerca – ha affermato il presidente provinciale dell’Anpi, Michele Galante – non soltanto ha permesso di dare un nome e spesso anche un volto ai figli della Capitanata che lottarono per la libertà e la democrazia, ma anche di quantificarne il numero, molto più elevato di quanto non si pensasse. Furono almeno 500 i Resistenti della provincia di Foggia, impegnati nella formazioni partigiane di tutto il territorio nazionale, e non solo nella regioni, come il Piemonte, che erano la meta naturale dei nostri emigranti. Abbiamo trovate tracce e nomi anche in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Marche, Lazio.”

“L’altro aspetto sorprendente della ricerca, che si deve alla tenacia e alla passione di Michele Casalucci – ha detto ancora Galante – è che sono emersi non solo grandi nomi di rilievo nazionale, già noti, come Giuseppe Di Vittorio, Ruggiero Grieco,  Luigi Allegato, Carmine Cannelonga, Ugo Stame, ma anche tanti cittadini che non erano dirigenti politici e sindacali. La provincia di Foggia era la più grande enclave socialista del Mezzogiorno e scrisse una pagina importante nella storia delle lotte per la democrazia, una lunga storia che comincia da prima della guerra.”

Il prezioso lavoro dell’Anpi getta luce su un fenomeno finora scarsamente investigato dagli storici: la cosiddetta Resistenza lunga, che ne estende la cronologia, collocandone gli inizi alle lotte del biennio rosso (1921-1922) stroncate nel sangue dall’avvento del fascismo, che però non riuscì ad estirpare il seme della democrazia. “Lo schedario degli internati – ha concluso il presidente – dimostra che la Resistenza non fu un fenomeno minoritario. La ricerca continua, nella speranza di accrescere questo questo patrimonio, che non riguarda solo il passato ma anche il nostro presente e il nostro futuro.

Il contenuti del blog (curati nella parte informatica da Matteo Borgia) e il ricco database che ne costituisce il nucleo centrale sono stati illustrati dall’autore della ricerca, Michele Casalucci, che ha sottolineato le numerosi difficoltà incontrate a causa dell’assenza di archivi organici sulla Resistenza: “Per trovare i nomi dei nostri concittadini abbiamo dovuto incrociare i dati di numerosi archivi, spesso tra di loro contraddittori, ma il risultato è stato entusiasmante e soprattutto vero: siamo riusciti a collegare ogni scheda, ogni biografia alle relative fonti”.

Il database è organizzato per categorie, e non riguarda soltanto i partigiani ma tutti quanti lottarono per la democrazia e la libertà: deportati e internati nei campi di concentramento, confinati, antifascisti iscritti nel casellario politico.

Tante ed appassionanti come un romanzo le storie raccontate da Casalucci durante la presentazione, come quella della eroica famiglia foggiana Loco, emigrata a Torino, che pagò un prezzo molto alto alla causa della libertà: dei cinque membri impegnati nella Resistenza ben tre caddero in combattimento: Vincenzo, Savino e Francesco Paolo Loco.

Un’altra bella storia è quella di Armando Rosati, il cui nome di battaglia era Balilla per la sua giovanissima età: si unì alla Brigata Garibaldi che aveva soltanto 14 anni, combattendo nelle valli e tra le montagne di Torre Pellice. È scomparso qualche anno fa, restando Partigiano fino alla fine. “Non tradire mai i valori per i quali la nostra famiglia ha sofferto e lottato. Ricordati sempre da dove veniamo e per cosa ci siamo sacrificati”, è stato il suo ultimo messaggio, lasciato a suo nipote.

Non mancano esempio di partigiani che si sono distinti, raggiungendo i gradi più elevati nelle formazioni partigiane, come Vincenzo Damiani di Vico del Gargano, nome di battaglia Fritz, che fu Capo di Stato Maggiore della XVI Brigata d’Assalto Garibaldi “Generale Perrotti”.

Tra i momenti più toccanti della serata, la lettura della lettera inviata dal carcere Regina Coeli da Ottavio Cirulli, cattolico e comunista originario di Cerignola, che si era trasferito a Roma partecipando attivamente alla resistenza romana nel gruppo Bandiera Rossa. Venne giustiziato dai nazisti nell’eccidio di Forte Bravetta. “Cara ricordati che io sono un Italiano puro è vero e spero che anche tu lo sia come me. Miei figli il vostro papà sta sempre fra di voi e io muoio e sono fiero lo fatto per voi e per profanare la giustizia”, lo struggente messaggio lasciato a sua moglie ai suoi figli.

Nell’archivio figurano anche vite romanzesche, come quella di Donato Carrillo, anarchico originario di Sant’Agata di Puglia, emigrato in America, ma costantemente sorvegliato dal fascismo anche oltreoceano. Nella sua storia, figura anche il sospetto di aver progettato un (improbabile) attentato a Mussolini. La sua biografia è stata ricostruita grazie all’impegno di Tonino Soldo. Sono numerose le persone che con le loro ricerche hanno contribuito e contribuiscono al blog, confermando la sua natura di work in progress.

Tante storie di umanità, di coraggio, di eroismo quelle raccontate dal ricco archivio allestito da Michele Casalucci e dall’Anpi di Capitanata. Da sfogliare e leggere una per una. Un patrimonio di inestimabile valore.

Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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