Com’era facile aspettarsi, la diffusione dei risultati della lunga e laboriosa indagine condotta da Maurizio De Tullio per dare un nome alle vittime dei bombardamenti del 1943, ha suscitato vibranti polemiche, perché ha permesso di accertare che il numero dei caduti (quasi 2.000) fu sensibilmente inferiore agli oltre 20.000 di cui si era parlato all’indomani del conflitto.
Personalmente ho sempre ritenuto molto utile l’iniziativa che venne promossa a suo tempo dall’allora direttore della Biblioteca Provinciale, Franco Mercurio, ed affidata al bibliotecario, giornalista e scrittore De Tullio. Confesso che la polemica sull’esatto numero delle vittime non mi ha mai particolarmente appassionato: non fa molta differenza che siano state 20.000 o 2.000. Quel che conta è che la tragedia segnò profondamente il destino della città di Foggia, che vide al danno aggiungersi la beffa, quando venne penalizzata nella distribuzione delle provvidenze per la ricostruzione (altro aspetto del problema che non è stato ancora adeguatamente investigato).
Quel che è più importante del paziente e meritorio lavoro svolto da Maurizio De Tullio è che fa memoria di quanti vennero uccisi dalle bombe alleate, dando loro un nome, sottraendoli all’oblio, offrendo – ed è forse l’aspetto più importante, su cui varrebbe la pena lavorare – nuove opportunità al recupero della memoria.
Lo dimostra la storia che state per leggere, raccontata a Lettere Meridiane da Francesco Rollo, attento lettore e autore, qualche tempo fa, di un apprezzabile articolo sui rischi che comporta sulla salute l’uso del toner di fotocopiatrici e stampanti. Rollo ha scaricato e letto il Censimento delle Vittime, che è stato reso disponibile sul sito della Biblioteca Provinciale da qualche giorno (lo trovate a questo indirizzo).
Il nostro amico si è così accorto che l’elenco comprende anche una sua lontana parente, Maria Carmela Rollo, originaria di Bisaccia (AV), morta il 14 agosto, e si è ricordato di quanto gli aveva riferito sua nonna, a proposito del tragico evento.
Maria Carmela era una bambina, ed abitava con la sua famiglia in campagna, dove sorge attualmente il rione Martucci. In quell’infausto giorno di agosto, incuriosita dal frastuono delle bombe, fu l’unica ad uscire fuori di casa. Non vi fece più ritorno, stroncata da un ordigno piovuto dal cielo. Quel che rende la sua storia particolare (e degna di approfondimenti) è la condizione straziante in cui venne ritrovato il cadavere. Si sospetta che la bimba possa essere uccisa da una bomba incendiaria al fosforo.
L’ipotesi è confermata dal prosieguo del racconto di Rollo: durante i funerali della sfortunata Maria Carmela sua nonna volle rivederla per l’ultima volta, e quindi convinse gli addetti alla sepoltura a riaprire la bara.
“Riconobbe solo il vestitino della piccola – precisa Francesco Rollo – il corpo era completamente bruciato. Credo che fosse la conseguenza del primo uso delle bombe al fosforo. Mia nonna raccontava anche di una strana epidemia che seguì quel bombardamento e che i medici dell’epoca, forse non conoscendo ancora i danni del fosforo, attribuirono ad un’ondata di brucellosi. Comunque vivi complimenti per chi ha stilato quell’elenco.”
A rendere ancora più interessante l’episodio, c’è il sito in cui la tragedia si consumò: l’area dell’attuale rione Martucci-Diaz è piuttosto vicina alla famigerata “fabbrica della morte” ovvero lo stabilimento di produzione di aggressivi chimici “Dott. Saronio“, voluto dai nazifascisti e inizialmente spacciato per un’innocua fabbrica di birra. Vi venivano fabbricate armi chimiche a base di iprite e di fosgene, il che rese lo stabilimento, per ovvie ragioni, un obiettivo militare strategico dei bombardamenti alleati. La foto che illustra il post è di Romeo Brescia: se volete saperne di più potete leggere quanto hanno scritto Raffaele De Seneen e lo stesso Brescia, sul loro sito FoggiaRacconta.
Quante storie come questa spunteranno dopo la pubblicazione del Censimento della Biblioteca Provinciale? Speriamo tante, e speriamo che siano oggetto di ulteriori approfondimenti. Quella di Maria Carmela Rollo lo meriterebbe senz’altro.
I documenti che è possibile scaricare e consultare sono due. Nel primo sono elencati i nomi delle vittime, le loro età, i luoghi di nascita e le date di morte. Nel secondo sono estratti i luoghi di nascita e il numero di deceduti per singole città, in ordine decrescente.
“Il Censimento – precisa l’autore, Maurizio De Tullio – non è chiuso e ha un conteggio parziale, visto che non sapremo mai in quanti perirono. Al momento sono 1.913 le persone di cui è stato possibile accertare le generalità (non in tutti i casi, ovviamente). Pertanto, chi volesse segnalare nomi mancanti (supportati da informazioni possibilmente chiare e certe) o effettuare correzioni o cassazioni, può contattarmi via mail e/o telefonicamente, in qualità di curatore della ricerca storica, all’indirizzo: m.detullio@regione.puglia.it“.
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