La puntata odierna di Memorie Meridiane, la rubrica del nostro blog che regala ad amici e lettori gadget digitali del nostro passato, vi porta in un angolo di Foggia che purtroppo non esiste più: la Chiesa di Sant’Elena o della Madonna della Croce, o di Santa Maria della Neve, che, con una scelta molto discutibile, venne abbattuta per far posto al Palazzo degli Uffici Statali. Come vedremo, tanta varietà di toponimi è intimamente connessa alla storia di questo luogo di culto, che si intreccia profondamente con quella della città.
Il tempio sorgeva alla periferia della città, in località Pila e Croce, nell’attuale piazza Cavour, ed era tra le più antiche chiese foggiane, come attesta la storia del prodigioso rinvenimento di una icona greca che raffigura la Madonna con Gesù Bambino. Secondo la tradizione sarebbe avvenuto il 5 agosto del 1087. Si tratta dunque di uno dei più antichi reperti esistenti in città, secondo, sulla linea temporale, soltanto all’Iconavetere.
La leggenda racconta che un pio eremita, Claro Ferruzzo o Ferrazzi, di origini piemontesi, cui era stata affidata l’amministrazione della Cappella in quel fatidico 5 agosto del 1087, stava cercando di appendere una lampada davanti al Crocifisso, quando nel conficcare il chiodo nella parete, l’intonaco si sgretolò, lasciando intravedere l’occhio di un’effigie. L’uomo continuò a rimuovere l’intonaco, fino a quando non comparve l’affresco. L’evento venne accolto con molta commozione dal popolo, che cominciò subito a venerare la sacra immagine, sotto il titolo di Madonna della Croce.
Sulle origini di questa denominazione le opinioni non sono concordi. Secondo alcuni, l’intitolazione deriva dal fatto che Maria e il Bambino reggono tra le mani la Croce, secondo altri sarebbe invece al collegare alla denominazione dell’area del ritrovamento, Pila e Croce.
L’altra titolazione popolare di Santa Maria della Neve, che oggi sopravvive nel toponimo di una strada che conduce all’attuale piazza Giordano, deriva invece dalla data del ritrovamento, il 5 agosto, che coincide con la festa della Madonna della Neve, che a sua volta ricorda la miracolosa nevicata verificatasi a Roma, sul colle Esquilino, il 5 agosto del 352.
Queste notizie confermano che la Chiesa di Sant’Elena, di origini medievali, era una delle più antiche della città. Tra l’altro, se il rinvenimento dell’icona avvenne effettivamente nel 1087, c’è da ritenere che l’affresco venne realizzato un certo tempo prima, e successivamente ricoperto. Da alcuni documenti si apprende che Sant’Elena versava le decime alla Santa Sede, il che fa pensare che avesse anche una certa importanza.
L’edificio venne sottoposto a diversi rimaneggiamenti nel corso della sua storia, non sempre tranquilla. Riedificata dagli Aragonesi nella prima metà del Settecento, subì un ulteriore e radicale restauro un secolo dopo, quando l’Amministrazione Provinciale decise di costruire proprio a fianco alla Chiesa il Reale Orfanotrofio Provinciale Maria Cristina di Savoia affidando la redazione del progetto a Luigi Oberty. Il nuovo edificio toglieva però luce alla chiesa, i cui amministratori adirono le vie legali. Allora la Provincia, su progetto dello stesso Oberty, si occupò dell’ampliamento e della ristrutturazione del tempio, che venne dotato di due distinti ingressi, uno su piazza Cavour, l’altro su Piazza Lanza.
Nel 1936 vennero abbattuti sia la Chiesa che l’Orfanotrofio, per dar luogo alla costruzione del Palazzo degli Uffici Statali. Un discutibile capitolo della storia della “grande Foggia” vagheggiata dal regime fascista in quegli anni, senza tanto riguardo all’equilibrio urbanistico cittadino.
Per fortuna, utilizzando tecniche per l’epoca piuttosto innovative, si riuscì a staccare l’affresco senza danni dal suo luogo originario, ricollocandolo nella nuova chiesa che sarebbe sorta a qualche centinaio di metri dal sito originario, in viale XXIV maggio.
Ad amici e lettori di Lettere Meridiane regaliamo tre diverse immagini della Chiesa di Sant’Elena, come sempre in tre distinte versioni: quella originale in bianco e nero, restaurata digitalmente, una versione colorizzata con algoritmi di intelligenza artificiale e una versione acquerellata. Le immagini sono tratte da cartoline d’epoca. Quelle che vedete nel post sono soltanto miniatura, per guardarle o scaricarle in alta risoluzione, cliccate sull’immagine. Per leggere le precedenti puntate di Memorie Meridiane, cliccate qui.
La Chiesa di Sant’Elena da Piazza Cavour (Zobel), versione in bianco e nero
La Chiesa di Sant’Elena da Piazza Cavour (Zobel), versione a colori
La Chiesa di Sant’Elena da Piazza Cavour (Zobel), versione acquerellata
La Chiesa di Sant’Elena da Piazza Cavour (Mancini), versione in bianco e nero
La Chiesa di Sant’Elena da Piazza Cavour (Mancini), versione a colori
La Chiesa di Sant’Elena da Piazza Cavour (Mancini), versione acquerellata
La Chiesa di Sant’Elena da via Lanza, versione in bianco e nero
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