Da troppo tempo, a Foggia e in Capitanata, manca una visione unitaria e condivisa dello sviluppo, del futuro. Ed è forse questa la causa principale della caduta senza freni che questo territorio sta conoscendo, in termini di qualità della vita, di crescita sociale ed economica.
E non si intravede la possibilità di una svolta, di un colpo d’ala. La stagione di Capitanata 2020 si è conclusa con magri risultati, il CIS Capitanata procede alquanto a rilento e la stessa riflessione sulle opportunità offerte dal Recovery Plan, che avrebbe dovuto innescare un confronto ampio e partecipato, stenta a decollare.
Non è soltanto una questione di merito. Non si tratta soltanto di individuare e condividere le priorità, le opere, i servizi verso cui indirizzare i finanziamenti. È anche, forse soprattutto, una questione di metodo.
Lilli Antonacci, consulente e relationship manager presso Ala Consulenze indica un percorso possibile, un processo partecipativo che si fonda, appunto sul metodo. L’idea di fondo, che cerchiamo di raccontare nella intervista che segue, è che a sprigionare una idea condivisa di futuro dev’essere prima di tutto il capitale sociale che il territorio è in grado di mettere in campo. E che, perciò, il primo passo da compiere è valorizzare il capitale sociale, chiamarlo a raccolta.
“Il capitale sociale di una comunità, inteso come fiducia, senso di obbligazione e di responsabilità verso gli altri e le istituzioni, solidarietà e partecipazione, è un ingrediente necessario per lo sviluppo economico. Lo dimostrano numerosi studi.”
Che cosa proponete, in concreto?
“Pensiamo che occorra rimettere al centro delle dinamiche di sviluppo la comunità, che non è una nozione astratta, ma qualcosa di vivo e vitale, da conoscere, approfondire, valorizzare, raccontare attraverso la redazione di una vera e propria mappa di comunità. Per raggiungere l’obiettivo è necessario un processo partecipativo che sviluppi un sistema narrativo nuovo del territorio e una governance partecipativa.”
L’idea della mappa di comunità è intrigante. In che consiste, nel dettaglio?
“Pensiamo alla mappa di comunità come a un contenitore di informazioni, documenti, immagini che riguardano il territorio e il suo patrimonio di risorse e beni comuni, uno strumento che non solo si configura come specchio di conoscenza del territorio e della sua identità, ma diventa anche punto di riferimento per lo sviluppo del territorio stesso. Uno strumento in cui gli abitanti di un determinato luogo si identificano, e hanno la possibilità di rappresentare il patrimonio, il paesaggio, i saperi in cui si riconoscono e che desiderano trasmettere alle nuove generazioni, di esprimere il proprio intento collaborativo nella promozione dell’identità e delle aspirazioni locali, attivandosi nel riconoscimento e riqualificazione dei beni comuni. La speranza è che dalla mappa di comunità possano nascere una o più azioni condivise (ad esempio, la valorizzazione di uno spazio urbano identitario) che coniughino responsabilità reciproca, sostenibilità e miglioramento della qualità della vita, attivando la comunità nel sostanziare il modello collaborativo che può caratterizzare la nostra Provincia.”
Per arrivare alla mappa di comunità è però necessario un percorso, fondato su interventi ed azioni concrete. Quali, per esempio?
“Ne indico alcune, consapevole che da un ascolto attento delle diverse risorse possono nascere ulteriori possibilità, idee: condividere strumenti e modalità per implementare/sviluppare/migliorare il senso di appartenenza nella Provincia di Foggia; rendere la comunità attiva, motivata, consapevole sviluppando sinergie inedite tra realtà organizzate ma anche coinvolgendo i singoli cittadini, valorizzare le realtà organizzate attive sui temi culturali, incoraggiando il punto di vista e la presenza di generazioni e culture differenti, stabilizzare la conoscenza sia tecnica che comunitaria all’interno di un unico quadro che approfondisca gli aspetti determinanti dell’identità locale, progettare con le associazioni del territorio piattaforme condivise per la raccolta e la valorizzazione dei saperi locali, promuovere una narrazione dei luoghi sistemica, trasversale, comune, originale e proattiva.”
È una sfida che richiede l’impegno di diversi soggetti. A chi pensate, in particolare?
“È un percorso di partecipazione e di inclusione che deve coinvolgere tutti gli stakeholder provinciali, a più livelli, per analizzare cause e condizioni, e proporre azioni concrete. L’idea di fondo è che il micro-territorio rappresentato dalla Capitanata sappia darsi macro-aspirazioni. Tutte le forze della società devono cooperare, affinché le trasformazioni future portino la provincia di Foggia ad un ruolo di sempre maggiore centralità, cercando di superare i rischi di marginalità che oggi lo angustiano e che rendono precarie le prospettive di futuro.”
Geppe Inserra
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