Il 23 gennaio scorso ha compiuto 90 anni Giuseppe de Troia, insigne storico e scrittore foggiano. Una vita trascorsa nello studio e nella divulgazione della storia del territorio dauno, pugliese e meridionale, con particolare attenzione per la fase più fulgida da questo vissuta: i secoli svevi che lo collocarono al centro del mondo.
Il suo contributo storico e scientifico è stato decisivo nel sollevare il velo d’oblio che minacciava di offuscare Foggia e la Capitanata fridericiane e medievali, cui sono dedicati molti dei suoi libri.
Tra i più importanti figura il corposo Federico II / L’urbe Foggia sia regale inclita sede imperiale (Claudio Grenzi Editore, 2012), scritto con la collaborazione di sua moglie, la compianta Italia Piacente. Avvalendosi dei contributi di medievisti di primissimo piano come Wolfgang Stürner, Ortensio Zecchino, Pasquale Favia, Cesare Valentini e Romano A. Valentino, in 528 pagine e con ben 600 illustrazioni a colori, l’autore ricostruisce tutta la grande stagione svevo-angioina foggiana e pugliese, soffermandosi in modo particolare sul palazzo imperiale che Federico II fece erigere a Foggia, di cui sono rimaste sparute tracce, che de Troia puntualmente ricostruisce: “una sontuosa Reggia ‘ornata di marmi, di colonne e di statue’, di meravigliosi cortili interni con fontane e portici, dove si celebravano assemblee, feste e ricorrenze. Nei cortili interni assistettero a feste i più eminenti vescovi-conti venuti dalla Germania, il conte Riccardo di Cornovaglia, fratello del re d’Inghilterra e dell’imperatrice Isabella, che assistette a feste bellissime fra danze di eleganti saracene su sfere rotanti, stupito dalla musica di strani strumenti.”
Per de Troia il rapporto tra l’imperatore svevo e Foggia non riguarda solo gli aspetti civili ma anche quelli religiosi: sua la brillante intuizione, che è al centro di un appassionato confronto tra gli studiosi, di una possibile diretta influenza esercitata da Federico II nel disegno della Cripta della Cattedrale. Lo studioso è stato il primo a sottolinearne l’impressionante somiglianza con il Cenacolo di Gerusalemme. L’ipotesi di una diretta influenza degli scultori di Federico II nella cripta ha trovato conferma anche da parte di una un’indiscussa autorità nella materia, come il compianto Jean-Marie Martin, recentemente scomparso.
Infaticabile cercatore e collezionista di tracce che riguardino la storia di Foggia, a Giuseppe de Troia si deve il rinvenimento nell’archivio della Biblioteca Angelica di Roma, di una delle più antiche mappe della città (risale al 1500), che ha permesso di ricostruire l’esatta collocazione del palazzo regale di Federico II.
Suo anche il ritrovamento (e l’acquisto) di una delle più belle immagini della Madonna Iconavetere. Convinto sostenitore della necessità di condividere la conoscenza e la cultura, de Troia ne consentì la pubblicazione su Lettere Meridiane (la trovate qui). La stessa motivazione lo ha spinto a donare il suo ricchissimo patrimonio librario (5.000 volumi, tra cui alcuni rarissimi) alla Biblioteca Provinciale di Foggia, che lo renderà così disponibile alla comunità.
L’amore di de Troia per la sua Foggia è testimoniato anche dallo struggente memoriale con cui ha raccontato, su Lettere Meridiane, la tragedia dei bombardamenti e l’infausta giornata del 19 agosto del 1943, che provocò migliaia di vittime e la distruzione pressoché totale dell’abitato, giù duramente danneggiato dai raid aerei di luglio. [Potete leggerlo qui.]
Ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere personalmente Giuseppe de Troia, grazie a mio cugino Pasquale Episcopo (con de Troia, nella foto che illustra il post), ingegnere, giornalista e docente foggiano da tempo emigrato in Germania, che così celebra i primi 90 anni dell’insigne studioso: “Giuseppe de Troia appartiene a quella categoria di persone che ti cambiano la vita. Ricordo il primo incontro avvenuto sei anni fa nella biblioteca provinciale di Foggia. Mi parlò di Saraceni e di Lucera, della malaria che infestava il territorio e naturalmente di lui, di Federico II. Dopo quell’incontro ne seguirono numerosi altri ed è nato un sodalizio basato su stima ed affetto. Devo a Giuseppe se, dopo tanti anni di lontananza, in me si accesa la fiamma dell’amore per Foggia e per la storia della nostra città. Anche stamattina l’ho brevemente salutato. Abbiamo parlato del (suo) Quaternus Excadenciarum Capitanate, contributo menzionato in tutti i principali di storia federiciana. Di Giuseppe de Troia ho parlato con i proff. Wolfgang Stürner, Ortensio Zecchino, Cosimo Damiano Fonseca e con la prof.ssa Maria Stella Calò Mariani. Tutti lo stimano e lo ricordano per la grande passione che ha animato i suoi studi. Foggia deve molto a Giuseppe de Troia. Il mio auspicio il Convegno per l’ VIII Centenario dell’arrivo di Federico II a Foggia e in Capitanata abbia luogo e che la città, e soprattutto il mondo accademico, vogliano riservare al prof. de Troia un saluto di apprezzamento e gratitudine.”
Di Giuseppe de Troia mi hanno profondamente colpito, in uno al suo sconfinato sapere, lo squisito tratto umano, l’affabilità, la modestia. Ho avuto il privilegio di sedergli al fianco, nell’auditorium del Poerio, durante la brillante conferenza di Pasquale Episcopo su Federico II [trovate qui il resoconto]. Nell’occasione si trasformò in interprete, traducendo a beneficio mio e della sua indimenticabile consorte che gli sedeva a fianco, alcuni passaggi della conferenza, che Pasquale teneva in lingua tedesca. Ma ricordo anche la sua emozione quando mio cugino parlò di lui, e del formidabile contributo che aveva dato alla riscoperta del ruolo nevralgico che Foggia ebbe nello scacchiere dell’impronta svevo.
Auguri, professore, per i suoi magnifici 90 anni, e grazie per quanto ha fatto per la comunità. Siamo certi e fiduciosi che ancora tanto saprà dare alla conoscenza e alla valorizzazione del passato della nostra amata Foggia.
Geppe Inserra
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