Il 1921 è un anno cruciale della storia d’Italia. Il cosiddetto biennio rosso, scandito dalle occupazioni di terre e di fabbriche è ormai quasi alle spalle. La risposta dei conservatori è dura e pesante. Vanno moltiplicandosi i fasci, che avviano un sistematico smantellamento delle organizzazioni di classe dei lavoratori, assaltando e incendiando Case del Popolo, Leghe, Sezioni Socialiste.
L’11 gennaio del 1921, proprio mentre a Bari viene avviata la costruzione della Casa del Proletariato, a San Severo, in provincia di Foggia si registra un episodio, per fortuna incruento, ma sintomatico dell’arroventato clima dell’epoca.
“Una dimostrazione sovversiva al Consiglio Comunale di San Severo“, titola il Corriere delle Puglie dell’11 gennaio 1921. Cos’accade di così grave? L’amministrazione a guida socialista, che si era insediata da qualche mese, aveva disposto la rimozione dei busti del Re e della Regina dalla sala consiliare e la loro sostituzione con un quadro di Lenin e il simbolo della falce e del martello.
Durante i lavori consiliari, un consigliere della minoranza popolare, La Pietra, aveva presentato un’interpellanza in cui chiedeva le ragioni della rimozione delle due statue. L’intervento era stato interrotto dai consiglieri della maggioranza socialista, che avevano sostanzialmente impedito a La Pietra di concludere, al grido di “Viva Lenin” e “Abbasso il Re”. I disordini avevano portato alla denuncia dei due consiglieri socialisti Clemente e Martino. “I combattenti hanno formulato vibrate proteste ed il fascio è deciso a tutto per non subire provocazioni” annota il cronista che aggiunge: “Quel che avverrà non si sa. Giungono in città rinforzi di truppe che non lasciano prevedere nulla di buono.” In realtà tornò la calma. La cronaca non registrò particolari sviluppi, nel giorni successivi.
[Il post è estratto dalla pagina C’era una volta un secolo fa, che quotidianamente fornisce notizie sugli avvenimenti di cento anni fa. Potete leggere quelli pubblicati finora cliccando qui.]
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