È da poco in ‘vetrina’, per modo di dire di cui si spiegherà, il volume “La famiglia Ricci” di Ettore Granatiero, generale di corpo d’armata in rassegna, che vive e risiede da diversi lustri in quel di Roma, come d’altronde tutta la sua famiglia. L’autore è uno dei tanti rampolli della famiglia Ricci, di classe agiata, originaria di Rignano Garganico, come d’altronde lo è la sua famiglia paterna i Granatiero di Monte Sant’Angelo – Manfredonia..
Il suo non è un semplice studio comprendente un asettico e ramificato albero genealogico, seppure tragga origine da quello pervenuto al capostipite, Alessandro e moglie Grazia Piccirilli, vissuti a metà del Settecento, ma il racconto di un insieme di affetti, tramandato di generazione in generazione. È un viaggio sentimentale che invade e pervade l’autore sin dalla scomparsa della madre, Lucia Ricci, a cui era assai legato, com’era del resto profondamente legato alla famiglia e al paese di Rignano Garganico, dove nacquero e vissero i suoi antenati.
A lui, come spesso accade in siffatti frangenti, più che il lignaggio, interessa ricordare i propri cari, quali persone concretamente impegnate nella famiglia e nel sociale. Nel caso dei Ricci, la storia della famiglia si combina e si confonde con quella del territorio, tanti sono i componenti che hanno occupato nel corso del tempo cariche civili e religiose assai importanti, tanto da costituire essi stessi dei pilastri e fili conduttori della storia collettiva. Per il periodo interessato dalla sua meticolosa e appassionata ricerca, l’autore ha rilevato, appartenenti alla famiglia Ricci, 12 sindaci, due suore e tre sacerdoti, tra i quali don Pietro, amico di Padre Pio, già ricordato nel volume di chi scrive e del figlio Angelo “Padre Pio e Rignano…” e don Matteo, che salvò Rignano dai briganti nel minacciato assalto del 3 giugno 1861.
Da ricordare ancora, come evidenziato nella prefazione del volumetto in parola, il letterato Giulio Ricci, morto giovanissimo, autore, tra l’altro, del romanzo verista “Rosedda”, ripubblicato in tempi recenti da chi scrive, di vari racconti, nonché di una messe di poesie, tra cui l’Ode in omaggio a Giuseppe Garibaldi. Il tutto assai apprezzato ed evidenziato da Carlo Villani, nel suo celebrato volume “Scrittori ed artisti pugliesi”.
C’è poi Carlo Ricci, pilota, caduto sul fronte russo e insignito di medaglia d’argento durante l’ultima grande guerra. Diversamente da quanto si potrebbe pensare, lo ’studio’ in parola non interessa un numero limitato di persone e fattori contingenti, perché le ramificazioni dei Ricci si intrecciano con famiglie di classe agiata di tutta la provincia, come gli Arbore, i D’Angelo, i Palmieri e i Traudi in Foggia, i Martucci di Peschici, i citati Granatiero di Manfredonia, i Ciavarella di San Marco in Lamis, i Barbato del Subappennino, i Checchia, Castello, La Piscopia di San Severo, i Torelli, Paolicelli e Defilippis di Apricena. E non è tutto: sono presenti intrecci pure con gli Spagnoli e i Serrilli di San Marco in Lamis, con i Bramante di San Giovanni Rotondo, con i Piccirilli, i Demaio, i Martelli, di Rignano.
Ci sono, poi, le ramificazioni che portano fuori regione e perfino all’estero, e che comprendono i Crisci di Potenza, i Musco di Napoli, i Re di Torino, i Baccari (nativo di Napoli) e i Tarantelli di Roma, e il banchiere statunitense Bob Powes, marito di Bice Ricci e la sua numerosa discendenza. Il tutto è illustrato da rare fotografie, raffiguranti sia singoli personaggi sia gruppi, con addosso abiti d’epoca. Tra le più belle, c’è quella del gruppo affacciato al loggiato, in cui, tra gli altri, c’è Suor Gerarda Ricci, Superiora a Foggia e poi Madre Generale delle suore di Carità di San Vincenzo in Roma, negli anni’50. Insomma, è un libro da leggere non solo da parte degli addetti ai lavori o dei componenti la famiglia, come fa pensare il titolo, ma dall’intera collettività, perché oltre ad essere piacevole nella lettura, ci spinge ad amare il prossimo vicino e lontano che sia.
Antonio del Vecchio
N.B. Nella foto: loggia panoramica di Palazzo Ricci, a Rignano Garganico
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grazie Antonio non vedo l’ora di leggerlo