La Capitanata struggente dell’abate De Saint-Non

Il Voyage pittoresque ou description des royaumes de Naples et de Sicile (Viaggio pittoresco o descrizione dei regni di Napoli e di Sicilia) viene ritenuto il più bel libro illustrato del Settecento francese.
Lo scrisse Jean Claude Richard de Saint-Non, più noto come Abate di Saint-Non. Singolare personaggio, entrò giovanissimo nel Parlamento francese, come consulente ecclesiastico. Venne però esiliato a Poitiers, per la sua opposizione alla bolla papale che condannava il giansenismo.
Allora scelse di viaggiare. Il suo Grand Tour lo portò nel Sud Italia, che lo impressionò particolarmente e lo spinse a scrivere il monumentale Viaggio Pittoresco: tre tomi di impressioni, riflessioni e racconti di viaggio, riccamente illustrati da artisti di spicco dell’epoca (ben 25…) , come Jean Dupless. Ad occuparsi di molte delle incisioni fu lo stesso De Saint-Non, che da questa impresa editoriale riuscì a trarre i mezzi di sostentamento.
La parte del Grand Tour che riguarda la Puglia è raccontata nel terzo tomo, dedicato alla Magna Grecia. La scrittura è vivace, interessante, a tratti perfino divertente (come quando racconta di un barbiere a Troia, che si piccava di parlare bene il latino, e volle sottoporre a tutti i costi un membro della comitiva ad un clistere…) anche se non sempre i giudizi sono positivi.
L’autore arriva in Puglia da Benevento, seguendo il tracciato dell’antica via Ignazia. Si ferma alla masseria San Vito, da dove scorge il Tavoliere, lasciandone una descrizione davvero struggente: “Da lì era come vedere un tratto del viaggio che ancora dovevamo fare su una carta geografica; in lontananza le montagne d’Abruzzo, che terminano formando il Capo del Gargano e in vicinanza Manfredonia, Foggia, Lucera ed infine Troia che è situata sull’ultima propaggine del morente Appennino. In questo periodo dell’anno, cioè all’inizio della Primavera, la bellezza, la varietà delle tonalità di verde costituiscono un quadro così tranquillo, così dolce, così piacevole da ammirare, così incantevole che non si può smettere di osservare, se non si trova qualcos’altro a catturare l’attenzione, poiché nello spazio di venti miglia non si distinguono né alberi, né abitazioni. Questo paesaggio, impossibile da restituire con un disegno, sarebbe ancora più difficile da dipingere, ma sarà un effetto nuovo e decisamente piacevole se un’artista cercherà di riprodurre questa distesa, lo spazio immenso di una natura che si trova certamente solo in questo belvedere.”
La traduzione è di Marco Prinari, che ha curato per l’eccellente sito viaggioadriatico.it la ristampa anastatica e la traduzione del prezioso volume, che potete scaricare cliccando qui.
Da San Vito, de Saint-Non si reca a Troia, quindi a Lucera, per raggiungere Manfredonia e il Gargano, passando per Foggia, cui riserva un lusinghiero giudizio (“Foggia è situata nel mezzo di questa vasta pianura; la città è moderna, molto ben costruita, ricca di commerci, molto ben popolata sebbene piccola: è il deposito delle derrate provenienti dall’Adriatico e dal Mediterraneo. Qui morì Carlo d’Angiò”).
Le tavole che il Viaggio Pittoresco dedica alle località daune sono cinque, di notevole valore artistico: “una sfilata di meraviglie dell’arte e della natura, avvolte da un’atmosfera di sottile decadenza, di agrodolce folclore” ha scritto l’antiquario Salvatore Marciano. Tre delle cinque tavole sono dedicate a Manfredonia e a Siponto, che sono i luoghi che maggiormente colpiscono il nostro visitatore: “La città di Manfredonia è meravigliosamente costruita, ariosa e popolata da quattromila abitanti; noi eravamo alloggiati al convento dei Domenicani, ai quali eravamo stati indirizzati dal Preside di Lucera con lettere per tutti i sindaci del suo dipartimento; fummo perfettamente accolti dal priore che si rivelò gentile e onesto. Il giorno dopo vedemmo arrivare il governatore del castello che aveva già inviato il suo luogotenente per interrogarci. Con lo spirito rapito dall’atmosfera del suo castello, ci aveva preso per dei novelli Normanni venuti per riconquistare la Puglia.”
Facciamo omaggio delle cinque tavole (assieme all’allegoria della Magna Grecia che apre il tomo, e alla carta geografica dell’Italia meridionale)  a lettori ed amici in questa puntata di Memorie Meridiane, la rubrica del nostro blog che recupera e distribuisce gadget digitali del nostro passato (trovate tutte le puntate a questa pagina di Lettere Meridiane).
Di seguito le miniature delle tavole dedicate alla Capitanata, con la relativa descrizione e i collegamenti per guardarle o scaricarle cliccare sulla miniatura o sul titolo.

VEDUTA DEL CASTELLO DI LUCERA

…Ciò che noi trovammo di più interessante fu il rivestimento di questo palazzo, fatto di un marmo composto da ciottoli uniti con un cemento naturale, così resistente e indistruttibile da sopportare il taglio, la levigatura e che né il passare del tempo, né l’aria, né le piogge hanno potuto disgregare…

VEDUTA DEL CAPO O PROMONTORIO CHIAMATO MONTE GARGANO

… Ci spostammo di là (l’antica Siponto, n.d.r.) per dare uno sguardo ed esaminare, a quattrocento tese di distanza, delle cave dove si vedono i resti di catacombe molto antiche, che sono quasi a livello del suolo; esse erano scavate in un tufo giallastro assai simile alla pozzolana, ma non è altro che un’aggregazione marina insieme ad un’infinità di conchiglie di tutte le dimensioni. La distribuzione e la forma delle tombe antiche rassomigliano a quelle delle catacombe di Napoli e i resti degli scheletri sono allo stesso modo molto ben conservati. Questi sotterranei sono attualmente aperti e sono stati scavati per recuperarne il materiale con cui è stata edificata Manfredonia, mentre ovunque si vedono tracce di fiaccole di cui ci si servì anticamente per abitare queste oscure dimore. All’ingresso di queste catacombe è stata ripresa la veduta n° 6, nella quale il disegnatore ha riunito le catacombe, le rovine di Sipontum e il sito di Monte Sant’Angelo che si scorge sulle alture, come anche le montagne che formano il promontorio, volgarmente chiamato Sperone dello Stivale…

VEDUTA DELLA CHIESA DI SIPONTO

…E DI UNA CAPPELLA SOTTERRANEA COSTRUITA NELLO STESSO LUOGO, RESTI ANTICHI.

… Per prima cosa si riconosce l’antico sito di Sipontum dall’elevazione che le costruzioni antiche conferiscono al terreno che occupano. Si ignora il secolo in cui la città fu devastata, ma una chiesa, costruita proprio su quel suolo durante l’undicesimo secolo, conferma come la distruzione fosse anteriore a quel periodo. Ciò che certifica che questa chiesa sia stata ricostruita dopo l’annientamento della città di Sipontum, è il fatto che questo sia il solo edificio esistente in questo luogo che è ancora integro e che sia costruito con antichi resti messi insieme nello stile greco del tempo, con le stesse caratteristiche della chiesa di Troia di cui si è parlato sopra. Essa è inoltre la chiesa arcivescovile di Manfredonia. Sotto la chiesa è stata costruita una cappella sotterranea molto curiosa, la quale costituisce un’altra prova di quanto abbiamo già detto, essendo quasi interamente composta di fusti di colonne di marmi antichi con capitelli moderni. Le vedute di queste due chiese sono incise con il n° 7 e il n° 8. Si trovano ancora nello stesso luogo i fusti di colonne, di grandezza media, in marmo cipollino e granito. Trovammo nello stesso luogo fusti di colonne, enormi capitelli antichi in stile corinzio, un fregio dorico e un piedistallo con questa iscrizione in onore di Antonino…

VEDUTA DI MONTE SANT’ANGELO

… Ciò che amai soprattutto, e che mi rinfrancò per tutte le sofferenze, fu portare con noi un’incantevole veduta, fatta da un nostro disegnatore, del luogo e della scena di cui eravamo stati testimoni, resa con tutto lo spirito e il realismo possibile, del tumulto e del movimento di queste specie di feste popolari molto più apprezzate in Italia che altrove…

LA MAGNA GRECIA

L’ITALIA MERIDIONALE

 

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Author: Geppe Inserra

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