Prende quota il progetto di ricostruire il Palazzo Regale di Federico II, a Foggia, servendosi della luce. Ne ha parlato il light designer foggiano, Romano Baratta, in una intervista rilasciata a Claudia Ferrante, pubblicata da L’Attacco in edicola oggi.
L’idea nacque nel corso di una chiacchierata tra lo stesso Baratta, lo scrittore giornalista Giovanni Cataleta, promotore di una petizione popolare per il recupero della reggia medievale che l’imprtatore svevo fece erigere a Foggia, e Geppe Inserra, sostenitore dell’iniziativa con il suo blog Lettere Meridiane.
Di questa affascinante possibilità si è tornato a parlare nel corso di un forum promosso qualche giorno fa dall’associazione di promozione sociale “Per il meglio della Puglia“, al quale hanno partecipato Baratta e Inserra.
Nell’intervista rilasciata a L’Attacco, l’artista torna sulla questione: “Sarebbe interessante far riemergere sebbene solo attraverso la luce e non la materia – come ha invece realizzato Tresoldi per la basilica paleocristiana di Siponto – l’antico Palatium di cui non ci sono che pochi resti.”
Pur sottolineando che il progetto è ancora allo stato embrionale, Baratta offre qualche suggestivo dettaglio: “la mia idea non prevede di illuminare quello che c’è, ma di ricreare delle volumetrie solo con la visibilità della luce.”
Una idea che potrebbe essere applicata anche ad altri monumenti fridericiani in Capitanata, di cui restano sparute tracce, come Castelfiorentino. “Attraverso la luce si fa riemergere l’anima di un luogo e di un territorio, che è vivo ma dimenticato e che con il favore del buio torna per raccontare la sua storia.”
Potete trovare l’intervista integrale sul numero de L’Attacco in edicola oggi.
Sarebbe auspicabile che attorno al progetto nasca una rete di portatori di interessi, a cominciare dalla associazioni che hanno già manifestato la loro sensibilità: gli Amici del Museo, che patrocinarono un affollatissimo convegno sulla ricostruzione del palazzo, e Per il meglio della Puglia, nel cui forum se ne è parlato della idea di una ricostruzione affidata alla luce, per la prima volta in modo non informale.
(Nella foto che illustra l’articolo, Romano Baratta e una sua installazione luminosa, realizzata in Toscana)
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