Quando Foggia andava alla Standa

La Standa ha rappresentato, per Foggia, assai di più del primo grande magazzino che ha aperto i battenti nel capoluogo dauno.
Ha segnato una svolta: il passaggio definitivo del capoluogo dauno dalla dimensione di “grande paese” a quella di città; l’approdo ad un nuovo modello di consumo che di lì a poco sarebbe diventato moda, smania, ovvero consumismo. Ma anche la presa di coscienza che “la nottata era passata” e che la laboriosa e faticosa ricostruzione della città, dopo la devastazione patita dalla guerra, era ormai alle spalle.
I foggiani ci misero un po’ prima di abituarsi a scegliersi da soli la merce da acquistare, deporla nel carrello e pagare alla cassa più vicina, presieduta da una delle “signorine” della Standa.

A guardare quanta roba era esposta ed offerta nei moderni scaffali c’era da perdere la testa.
Noi bambini, e un po’ d’anni dopo i nostri figli, perdevamo ore a scegliere il giocattolo da acquistare.
In quel fatidico quarto piano (chissà perché un reparto così concupito era ubicato all’ultimo piano) mia figlia avrebbe imparato che l’indecisione e la titubanza certe volte giocano brutti tiri. Ci eravamo andati che già si approssimava l’ora della chiusura. Ma i miei inviti ad affrettarsi, e scegliere il giocattolo che desiderava, s’infrangevano sui suoi occhi sorridenti che passavano da uno scaffale all’altro. E la stessa sorte toccò all’invito ad avvicinarsi alle casse che le commesse rivolgevano dall’altoparlante qualche minuto prima. Quando finalmente scelse il giocattolo e arrivammo trafelati alla cassa, era già chiusa.
La “memoria meridiana” di oggi è dedicata a questo pezzo di Foggia che non c’è più, mostrato in primo piano, in tutta la sua vitalità, da una bella cartolina del corso Vittorio Emanuele.
È stata scattata negli anni Sessanta, e dimostra che il boom economico era ormai sbarcato anche a Foggia: tante auto parcheggiate, per lo più Fiat Seicento, tanta gente che entra nei magazzini.
Una città che cominciava a sorridere.
Come sempre, offriamo ad amici e lettori del nostro blog il gadget digitale che accompagna ogni memoria meridiana in tre distinte versione, tutte in alta risoluzione: l’originale in bianco e nero, migliorato e restaurato; la foto colorizzata con gli algoritmi di intelligenza artificiale, ed una versione acquerellata dell’immagine.
Dopo i collegamenti trovate le precedenti puntate di Memorie Meridiane.

La Standa in bianco e nero (foto migliorata e restaurata)

La Standa a colori

La Standa acquerellata

LE PRECEDENTI PUNTATE DI MEMORIE MERIDIANE

La Capitanata settecentesca nelle preziose carte di Giovanni Rizzi Zannoni

1923, un episodio di eroismo alla stazione di Foggia

Foggia a fine ‘800: una piccola città che voleva crescere

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Author: Geppe Inserra

11 thoughts on “Quando Foggia andava alla Standa

  1. La Standa era un mito anche per i provinciali. Noi di San Severo siamo stati legati alla Standa fino alla fine. Era un punto obbligato di passaggio, dove comperare qualcosa tra le centinaia di articoli disponibili… Grazie a questo grande magazzino Foggia appariva davvero il capoluogo… bell’articolo, Geppe, come al solito…

  2. Alla Standa si trovava di tutto! Tutta merce di ottima qualità, giusto prezzo e soprattutto fatto in Italia. Tanti i reparti racchiusi in 4 piani: uomo, donna, bambini, casalinghi, scuola, giochi, sport. Per non dimenticare il piano interrato, interamente dedicato all’alimentare. Non era solo il luogo dove fare la spesa, era molto di più. Era il luogo di incontri, di spensieratezza, di gioia. Era come l’attuale Mongolfiera, ma molto più amata, perché a misura di uomo. Quando la chiusero, scomparve un pezzo della nostra vita. Grazie Geppe x averci riportato indietro a quegli anni della nostra giovinezza.

  3. Ero un ragazzino di circa 12 anni ci passavo interi pomeriggi ,non mi stancavo mai ad andare su e giu per le scale mobili.

  4. Bei ricordi….. Da piccoli io e mio fratello capitava spesso di frequentare la Standa. La città tutto sommato era piccola, e noi che abitavamo in corso Roma, eravamo vicini…. Tanta roba italiana di qualità!

  5. Per essere assunta nei primi giorni di ottobre del 1957 dopo aver frequentato un corso dovetti aspettare di compiere 15 anni. Alla fine di ottobre ci fu l’inaugurazione della nuova sede. Ricordo ancora quel giorno mentre scendo le scale per prendere posto al piano terra al reparto bigiotteria, ho ancora la foto che riprende me e le mie colleghe.

    1. La ringrazio molto per il suo commento. Se lo ritiene, sarebbe bello pubblicare quella foto. La saluto distintamente, Geppe Inserra

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