Un secolo fa il massacro di San Giovanni Rotondo

Un secolo fa, il 16 ottobre del 1920, San Giovanni Rotondo fu teatro di una delle più gravi ed orrende stragi della storia del movimento operaio. Le forze dell’ordine spararono senza preavviso sulla folla di lavoratori che cercava di entrare nella sede municipale, per festeggiare la vittoria elettorale ottenuta qualche giorno prima dalla lista del Partito Socialista, guidata da Luigi Tamburrano, a spese del blocco conservatore.
La tragica sparatoria costò la vita a 14 persone (13 lavoratori e un carabiniere) e provocò il ferimento di altri 80 inermi cittadini.
Gli storici ritengono il massacro di San Giovanni sia stato uno dei più efferati fatti di sangue del cosiddetto biennio rosso, che tra il 1919 e il 1920 vide il proletariato insorgere nelle fabbriche del Nord e nei campi del Sud, per conquistare una più ampia rappresentatività parlamentare e istituzionale, e chiedere condizioni di vita più dignitose.
Nonostante la gravità dell’episodio, l’eccidio di San Giovanni Rotondo è stato per molti anni dimenticato, e si deve alle ricerche di Angelo Rossi e Antonio Tedesco se è stato recuperato nella memoria collettiva.
Gli strascichi della vicenda si protrassero per anni, anche per la polemica sulla posizione mantenuta in quei giorni drammatici da padre Pio di Pietrelcina, la cui fama nel 1920 era già cospicua.
Lettere Meridiane ricorda l’eccidio di San Giovanni Rotondo pubblicando l’ampia inchiesta che comparve il 19 ottobre 1920 sul quotidiano socialista L’Avanti.
L’articolo, intitolato Il massacro di San Giovanni Rotondo / La nostra inchiesta, è molto documentato, e ricostruisce con precisione e ricchezza di dettagli il contesto in cui maturò il tragico evento, i diversi episodi che portarono alla morte di un così alto numero di lavoratori, la reazione del Partito Socialista. Di seguito il testo. Al termine il link per scaricare l’originale dell’articolo, in copia anastatica.

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Il massacro di San Giovanni Rotondo

La nostra inchiesta

Giovanni Rotondo, paesello del forte o dimenticato Gargano à noto in Italia per i voluti miracoli di Padre Pio, miracoli che hanno formato la fortuna di parecchi speculatori.
Il comune era retto da una amministrazione di contadini ed operai ed era Sindaco il dott. Angelo Maria Merla nostro compagno, anima mite e buona di gentiluomo perfetto.
Per gli intrighi degli avversari, quando si cominciò a parlare di elezioni politiche, nel maggio dell’anno scorso, il comune venne sciolto o fu nominato Commissario Prefettizio tal Carmelo Romano, delegato di P. S. che ivi si trovava perché imparentato con uno dei nostri più accaniti avversari, sospeso dalla carica per un processo penale di violenza carnale.

L’opera malvaggia del commissario e del maresciallo della malemerita

Questo bieco figuro è stato l’anima e l’ispiratore di tutti gli ulteriori avvenimenti. Scacciato dal Municipio per volontà di popolo cercò tutti i mezzi per mantenersi al potere, e nel gennaio u.s. in occasione della venuta del sottoprefetto sparò parecchi colpi di rivoltella contro il popolo che schiamazzava
Egli era spalleggiato dal maresciallo dei R. R. C. C., comandante la stazione, e si dev allo Intervento del Gapitano dei Carabinieri se il massacro avvenuto il giorno 14 non si verificò fin d’allora.
In quell’occasione il compagno on. Maitilasso presentò interrogazione alla Camera. Anche ultimamente per il contegno di questo maresciallo evidentemente interessato, l’on. Maitilasso fu costretto a ricorrere al Prefetto, e nelle elezioni del 3 u.s. vi andò sopra luogo il tenente dei carabinieri, e fu per questo che non avvennero incidenti.
Nella settimana precedente l’elezione andarono colà i compagni Mucci e Maitilasso, e mentre l’on. Mucci parlava davanti alla folla plaudente alcuni parenti del Romano fecero delle incidenti interruzioni con l’evidente scopo di provocare la folla, ed il maresciallo anziché richiamare costoro, rideva di compiacenza, e poiché vi fu un piccolo movimento nella folla, disse ai carabinieri, armati di moschetto, queste testuali parole: “Al primo movimento, caricate con le baionette ed occorrendo sparate senza misericordia Abbiamo del testimoni rispettabili su quanto narriamo,

Un pretore politicante

In questa circostanza comparve un altro figuro ben alligato agli altri due: il pretore Sabetta. Un avvocato senza causa, di quelli infornati nell’ultimo concorso del reduci di guerra, colui che fu causa di un altro processo per la sua propaganda guerraiola in provincia di Campobasso. Anche costui si è intrufolato nei partiti ed ha cercato di formare il famoso fascio, tenendo riunioni e conferenze, e tanto che fu richiamato dal Procuratore del Re.
Nell’incidente di cui sopra egli voleva prendere la parola per arringare la folla, ma non gli venne permesso.
Ecco in quali mani era ed è affidata la giustizia e l’autorità in S.Giovanni Rotondo.

L’aggressione all’on. Mucci

La sera precedente l’eleziono, trovandosi l’on. Mucci a passare in automobile, per recarsi a Monte S. Angelo, venne fermato da una dimostrazione del fascio dei Pipisti ed alcuni di essi si permisero di togliere la bandierina rossa e poscia inseguire l’automobile che continuava il suo corso.
I giornali borghesi stupidamente attribuiscono a questo fatto l’origine provocativa da parte nostra, dimenticando che anche nell’incidente occorso all’on, Mucci, l’autorità non credette di pigliare provvedimenti alcuno contro gli aggressori, diventati i padroni della piazza.

Le operazioni elettorali

Le operazioni si svolsero con calma perché i libero-popolari credevano di avere la maggioranza da parte loro, nonostante si fossero recati dal prefetto Franze per ottenere il rinvio della data delle elezioni ad altro giorno in cui non fossero stati i contadini nel paese, e perché dicevano che nella lista elettorale mancavano molti elettori. Ma Il prefetto tenne duro, perché la mancanza degli elettori, se pur vera doveva farsi valere al momento delLa formazione delle liste.
È bene, intanto, notare che in quetsi mesi si era costituito forte il partito socialista, e relativa sezione con ottimi elementi, mentre dall’altra parte sotto la denominazione di partito popolare, si riunirono tutti i proprietari, artigiani o preti, monaci o nazionalisti.

Gli arditi di Cristo

Fra questi ultimi si formo una organizzazione nuova nel mondo civile, denominata “Arditi di Cristo” con il gagliardetto nero, e l’insegna pontificia.

La vittoria Socialista

Nonostante gli “Arditi di Cristo” ed il lavoro del preti e dei frati che in quel paese abbondano, i contadini furono compatti. Vennero a votare dalle più lontane contrade e la vittoria arrise al partito socialista con ben 250 voti di maggioranza, giacché i nostri presero 1069 yoti e gli avveresari 850. Così disfatti i fascisti si sfasciarono, ed i socialisti solennizzarono con dimostrazioni la conseguita vittoria.
I nostri compagni dovevano insediarsi la sera del sabato 9 corr. le suddette autorità compiacenti cercarono di procrastinare, rimandando l’insediamento a giovedì, giorno di lavoro in cui i contadini non erano in paese.
Intanto il famigerato maresciallo col noto Romano ed alcuni altri del Partito avevano preparato il piano insidioso.

L’eccidio

La mattina del 14 per le vie festanti passò il corteo preceduto dalla banda musicale di S. Marco in Lamis, dalla bandiera rossa e dai venti consiglieri. Non vi fu alcun incidente. Si recarono al Municipio per insediarsi, ma quivi trovarono sbarrata l’entrata od i locali superiori occupati militarmente dai carabinieri. Il famigerato Commissario Bevere, ben noto per le sue gesta antisocialiste in San Marco, S Nicandro ed altre località, dirigeva il Servizio di P. Sicurezza, ed assolutamente vietò l’entrata della bandiera rossa sul Municipio, protetto dal detto Romano e dal noto maresciallo. A qualche metro di distanza, dietro la forza pubblica, vi era un gruppo di circa sette od otto facinorosi che dicevano di opporsi all’entrata della bandiera rossa.
La folla composta in gran parto anche di donne insisteva, mentre la forza a sua volta si opponeva. I pochi facinorosi scomparvero non si sa per qual motivo, mentre alcuni ragazzi che erano vicini tradendo involontariamente il segreto dicevano: “Adesso spareranno sul socialisti!”
Fu un momento: dai balconi del Municipio gremiti di carabinieri partirono i primi colpi: fu un urlo generale, e mentre la folla scappava si continuava a sparare selvaggiamente.

I morti e i feriti

Dalle constatazioni mediche quasi tutti i feriti sono colpiti alle spalle. Un carabiniere che fu tra i primi a sparare sulla folla con più accanimento, tale Imbriani, fu colpito da proiettile di moschetto, e morì mentre veniva trasportato a Foggia.
La P.S. per giustificare l’eccidio ha inventato la versione che il carabiniere, sia stato colpito da un borghese perché aveva disarmato un soldato. Si parla anche del tiro di una bomba a mano, ma questo si attribuisce all’opera cristiana….di un ardito di Cristo. Fra gli sparatori vi era anche il Romano, l’organizzatore del massacro.
Vi furono scene selvaggie di aggressioni. A duecento metri dal luogo dell’avvenimento, venne raggiunto un contadino che cercava nascondersi dietro una siepe, ed il carabiniere che l’inseguiva senza misericordia, gli sparò contro. Venne uccisa anche una donna. Fra i morti vi è tal Grifa Francesco che aveva perduto in guerra due figli.
Sparcsasi presto la notizia nella vicina S. Marco in Lamis, quell’amministrazione socialista, capitanata dal compagno Costantino Serrilli, recò i primi aiuti con i dottori Di Pace, Cicerale, Napoletano, Saracino. Vi sono finora 11 (undici) morti dei quali uno all’ospedale di Foggia. Vi sono circa 80 feriti fra i quali alcuni gravemente.
Il paese è terrorizzato, mentre il maresciallo con aria trionfale, soddisfatto e sorridente passa per lo vie.

Arresti e soprusi

Si sta procedendo ad arresti in massa. Il dott. Merla, l’avv. Tamburrano neo-sindaco, il neo consigliere provinciale Di Maggio, studente di ingegneria, o molti altri tra i migliori compagni, quasi tutti consiglieri comunali sono stati tutti arrestati e tradotti alle carceri di Foggia.
Stamane a Foggia si sono fatti i funerali del Carabiniere. Seguivano la bara i militi della malemerita ed alcuni componenti della società Vittorio Emanuele.
Viceversa l’autorità di P. S. ha avuto premura di mandare al Cimitero al più presto il cadavere del contadino Gorgoglione, consigliere comunale, che ha esalato l’ultimo respiro all’ospedale gridando: Viva la rivoluzione!
Ma questa camera del Lavoro domani renderà alla vittima della ferocia borghese solenni funerali.

L’on. Maitilasso si reca sul posto

Ieri si recò sul posto il compagno on. Maitilasso con il direttore dello “Spartaco” ed altri compagni per una inchiesta, ma l’autorità di P.S. del luogo quantunque preavvisata non fece trovare alcune forza per garentire i nostri compagni: questi appena giunti cercarono di recarsi alla sezione socialista, ma la trovarono saccheggiata. Chiuso era anche il locale della Camera del lavoro.
Tutti i compagni di S. Giovanni Rotondo sono arrestati o in fuga.
I nostri compagni si recarono nella caserma credendo di trovare il Commissario di P.S., ma quivi trovarono le porte chiuse.
Intanto il solito gruppetto di facinorosi avvisati dello arrivo del nostro deputato, andarono sotto la caserma e gridavano: “Fuori, fuor, i socialisti” aizzati palesemente da un prete e dal famigerato maresciallo.
Dopo un po’ di tempo arrivò il Commissario Bevere con il famoso Romano, diventato il padrone di quel Comune e direttore generale del processo che si sta impastando, che ergendosi a protettore dei nostri compagni, li invitava ad allontanarsi per evitare, diceva, altri conflitti. Ma anche questa del commissario era un trucco.
I nostri compagni, energicamente protestando andarono via senza aver potuto fare alcuna inchiesta. Il compagno on. Maitilasso subito telegraficamente inviò la seguente interpellanza:
“Ministro Interno
Roma
La interrogo sul selvaggio premeditato massacro San Giovanni Rotondo e condotta autorità locale prima e dopo eccidio – Deputato Maitilasso. Invierò altre notizie.”

La copia anastatica digitale dell’articolo sull’Avanti

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Author: Geppe Inserra

2 thoughts on “Un secolo fa il massacro di San Giovanni Rotondo

  1. Sono stato molto incuriosito dalla presentazione alla Mostrs di Venezia del film sulla vicenda dell’ eccidio di S.Giovanni Rotondo ed ho cercato di sapere quando sarebbe uscito nelle sale.
    Oggi la curiosità ha avuto la soddisfazione di leggere il materiale di Rossi con gli articoli dell’Avanti non leggibili facilmente.
    Che fine in tutto questo ha avuto il film, e c’è stato un appronfimento delle indagini, visto che il marmo di ricordo è solo del 1989?

    1. Credo che il film sia stato proiettato una sola volta in pubblico a San Giovanni Rotondo. Circa l’uscita in sala sinceramente non saprei, ma vedrò di informarmi. La ringrazio per l’apprezzamento.

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