La classifica della vivibilità delle città pugliesi pubblicata dal magazine Amazing Puglia dovrebbe indurre un’attenta e serena riflessione nei cittadini di Foggia e della Capitanata. Non tanto per la sua attendibilità, come vedremo, e nemmeno per la pessima immagine del territorio dauno che lascia trasparire.
È un presagio, un campanello d’allarme, resi ancora più inquietanti dalla indifferenza o dalla sufficienza con cui è stata accolta. Foggia è al classificata al 36° posto delle 70 città prese in considerazione, e all’ultimo degli 8 capoluoghi pugliesi (sono state ritenute capoluogo anche Barletta, Andria, Trani). Non vanno meglio le cose nel resto della provincia, i cui centri detengono posizioni ancora peggiori: Manfredonia è al 45° posto, Monte Sant’Angelo al 57°, Vieste al 65°. I quattro gradini più bassi della classifica, dal 67° al 70° posto, sono tutti occupati da cittadine della provincia di Foggia: a scendere, Lucera, Peschici, San Severo e Cerignola. Sul podio vengono invece classificate, nell’ordine, Bari, Monopoli e Lecce.
I parametri presi in esame sono 15: stabilità amministrativa; vivacità culturale e imprenditoriale; presenza di infrastrutture; qualità della pubblica istruzione e presenza di corsi universitari; aree verdi e piste ciclabili; progetti presentati e/o finanziati; sicurezza e ordine pubblico; qualità dei trasporti pubblici; attenzione verso i disabili; servizi ai turisti; qualità dell’offerta della ristorazione; indici della raccolta differenziata; possibilità di fare shopping; cura e decoro dei centri storici. Più o meno, vengono premiate la qualità e l’efficacia della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici.
Gli indicatori non vengono “splittati”, nel senso che non viene reso il valore sintetico attribuito per un ciascun parametro, né viene offerto un indice sintetico generale, che possa “pesare” il livello di vivibilità e far comprendere le differenze tra le diverse città. Il solo dato numerico è quello che riguarda la posizione in classifica.
Quanto è attendibile, una classifica compilata con un metodo non dichiarato, attraverso indicatori non espressi? Forse poco, ma è comunque utile. Per il sonoro (ed inascoltato) campanello d’allarme che fa squillare, e che dovrebbe essere invece attentamente ascoltato e ponderato.
Mi sono fatto una idea della filosofia che sorregge l’indagine centellinando sia le diverse pagine e rubriche del sito che i diversi numeri (scaricabili) della rivista, bella, ben fatta, accurata. La graduatoria sembra rispecchiare gli orientamenti, le preferenze, le scelte redazionali, e perfino la distribuzione geografica del portafoglio pubblicitario della rivista che copre in modo particolare il Salento e Bari, e vede decisamente in secondo piano il resto della Regione.
Amazing Puglia offre una intrigante rappresentazione di una certa idea di Puglia: patinata ma non banale, movidosa ma non effimera.
Sta di fatto che da questa idea di Puglia, da questa narrazione della Puglia, la Capitanata è del tutto assente, forse anche perché non ha grandi storie da raccontare o gran voglia di raccontarsi. L’assenza non riguarda soltanto Amazing Puglia, ma un po’ tutte le iniziative editoriali di un certo tipo che parlano della Puglia in un certo modo, e che hanno avuto un ruolo non secondario nell’accrescere l’appeal della nostra Regione. Noi non ci siamo oppure occupiamo una posizione del tutto marginale.
Nei diversi numeri del magazine vengono intervistati tanti imprenditori, protagonisti di storie di successo, nessuno o quasi di Foggia e della Capitanata. Lo stesso discorso vale per il mondo della ristorazione. La presenza pubblicitaria delle imprese daune è ridotta al lumicino. Fa eccezione una bella storia di periferia raccontata sull’ultimo numero (che potete scaricare registrandovi sulla home page del magazine) da Emiliano Moccia, che parla dei Fratelli della Stazione, del murale di Alessandro Tricarico, disegnato su un lato del Cinema Cicolella e delle iniziative di solidarietà che animano la periferia del capoluogo dauno..
Non è un caso: la sfida della qualità della vita, a Foggia e nelle altre città daune, si vince o si perde migliorando la vivibilità delle periferie.
Ma torniamo alla classifica. Pur con i distinguo di cui si è detto prima, c’è poco da eccepire o da criticare, anche perché sono gli stessi redattori, nell’articolo in cui viene presentata, a mettere in chiaro che la l’iniziativa intende essere “un tentativo di stimolare dibattiti, un incentivo per sindaci e amministrazioni locali ad uno sforzo a migliorare e migliorarsi ancora di più, affinché sia l’intera Puglia a trarre beneficio da una corretta gestione del territorio.” Concordo.
Al di là della sua affidabilità scientifica, paradossalmente, la graduatoria stilata da Amazing Puglia rappresenta (e va letta come) una attendibile rappresentazione della percezione che i pugliesi e probabilmente gli stessi Dauni, hanno della Capitanata. Una percezione del tutto negativa.
Mettiamola in questi termini: i Pugliesi hanno una opinione non esaltante della parte settentrionale del loro territorio. E i Dauni non fanno granché perché si possano ricredere.
È evidente che la presenza di poteri criminali e criminosi sempre più diffusi e tentacolari non giova né all’immagine, né alla vivibilità, né alla percezione della qualità della vita di Capitanata. I redattori di Amazing Puglia lo scrivono senza giri di parole motivando “le basse posizioni occupate dai centri del Foggiano” con il prezzo che la “provincia continua a pagare la presenza invadente di una criminalità diffusa, “sopportata” dalla società civile e non ancora affrontata in maniera decisa dallo Stato, così come accadde in Salento agli inizi degli anni ‘90”: tesi del tutto condivisibile.
La conseguenza, amara e inquietante, tanto più perché supinamente accolta, ormai quasi con rassegnazione, è che la Capitanata sta fuori dalla Puglia patinata. E non già perché venga esclusa da altri. In primis perché si esclude da sola.
Geppe Inserra
[La foto che illustra il post, di dominio pubblico, è di Iaia.]
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Come sempre obiettivo ed impietoso. Bravo Geppe
AMAZING PUGLIA AMMAZZA LA CAPITANATA E LO FA IN NOME DELLA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICO SEL SUO PORTAFOGLIO PUBBLICITARIO…
Il punto di partenza è: ”
“La graduatoria sembra rispecchiare gli orientamenti, le preferenze, le scelte redazionali, e perfino la distribuzione geografica del portafoglio pubblicitario della rivista che copre in modo particolare il Salento e Bari, e vede decisamente in secondo piano il resto della Regione”.
Di per se questa considerazione potrebbe essere sufficiente a definire un luogo del potere in quella che è definita “Regione Puglia” e questo luogo si concentra tra Terra di Bari e Salento.
Ma le Puglie sono tripartite in tre sistemi e uno di questi, la Capitanata, obbligato a starci dentro le Puglie così come definito nella Costituzione del ’46, pur avendone la piena possibilità di uscirne, rimane fermo in una posizione difficile non più sopportabile.
Sul podio vengono invece classificate, nell’ordine, Bari, Monopoli e Lecce.
E sono poroprio i parametri scelti dalla rivista, che dovrebbero mettere in evidenza la matrignità di questa regione fasulla che se fosse rappresentabile come una ellisse, avrebbe i due fuochi occupati da Bari e Lecce, Terra di Bari e Salento…
Tra i parametri presi in considerazione, ci sono le infrastrutture dove le statistiche dicono che fatto 100 l’indice pugliese, la Capitanata è a 60.
La riìvista che ammazza la Capitanata non ne fa una analisi e come il colonialista settentrionale nazionale, si limita a sostenere la seguente ipotesi:
“… la provincia continua a pagare la presenza invadente di una criminalita` diffusa – addirittura – sopportata dalla societa` civile e non ancora affrontata in maniera decisa dallo Stato, cosi` come accadde in Salento agli inizi degli anni ‘90”…
Tesi condivisibile?
Assolutamente no perché per sostenerla dovremmo fare una analisi storica della distribuzione degli investimenti regionali e di quelli statali passati attraverso la Regione, in ogni delibera e decreto…
Una cosa è l’analsi obiettiva della differenza tra sistemi che parta dalla ricchezza pubblica e dalla sua distribuzione, un’altra è il pregiudizio che consegue a questa strategia di sottrazione che, colpevolizza che l’ha patita.
Per finire, spunto dalla parte finale della lettera meridiana sull’argomento trattato per fare una ulteriore considerazine.
“… la Capitanata sta fuori dalla Puglia patinata. E non già perché venga esclusa da altri. In primis perché si esclude da sola”.
Non sono d’accordo. La Capitanata è fuori per responsabilità storica dei suoi politici, di quelli che stanno alla Regione perché fatta l’analisi di cui sopra sulla distribuzione degli investimenti pubblici dal dopoguerra ad oggi, sarebbe dovuto risultare con chiarezza sin dall’inizio che il sistema tripartito della fasulla regione Puglia, ha una sola evidente soluzione: l’uscita della Capitanata e l’aggregazione ad altra regione confinante che potrebbe essere il Molise vista la vicinanza storica che non si limita alla mena delle pecore ma, al fatto che gran parte di quella regione è storicamente appartenuta alla Capitanata…
Il 7 di ottobre del 2019 (era il giorno del mio compleanno) ho presentato richiesta di refertendum all’Ente provincia (dopo aver raccolto le firme richieste su Foggia e altri 15 comuni della provincia) ed il Presidente avrebbe dovuto convocare l’Assemblea dei Sindaci della Capitanata (61 in tutto) affinchè i suoi membri votassero a favore o manifestassero la loro opposizione alla proposta.
Il termine ultimo dei 90 giorni è scaduto il 7 di gennaio 2020 ma oggi 15 agosto l’Assemblea dei Sindaci non è mai stata convocata…
La Capitanata è in questa condizione perché pur conoscendo il fondamento dei propri problemi (a parte il colonialismo nazionale nei confronti del Mezzogiorno) non esercita il suo diritto costituzionale a lasciare questa regione fasulla e matrigna.
Il punto è che, anziché criticare con livore, bisognerebbe prendere d’esempio l’atteggiamento e le capacità di inventarsi un progetto di crescita tipico dei baresi, e non solo… Come sempre, i “soliti” cominceranno con i commenti preconfezionati e livorosi. Prendiamo, invece, spunto da chi sa fare meglio.
Ps. Se gli altri intercettano finanziamenti che noi non siamo in grando di intercettare, perché distratti da altro, la colpa non è che nostra.
Si deve crescere, innanzitutto si deve cambiare mentalità, sempre nella speranza che la classe politica rappresentante il territorio raggiunga livelli minimi di decenza….
FORSE SAREBBE STATO MEGLIO ESSERE LIQUOROSO ANZICHE’ LIVOROSO…
Filippo ci fornisce un chiaro esempio di liquorosità: “… bisognerebbe prendere d’esempio l’atteggiamento e le capacità di inventarsi un progetto di crescita tipico dei baresi, e non solo… prendiamo, invece, spunto da chi sa fare meglio”.
Esempio di notizia del 18 agosto c.a. nel commentare la quale, essere liquorosi è l’equivalente di essere sottomessi…
REGIONE PUGLIA: 12 mln euro a Aeroporti Puglia per campagna comunicazione
“Servizi di Marketing Services e Airport Service Agreement di cui ai contratti firmati da Aeroporti Puglia rispettivamente con Ams e Ryanair. Si chiama “campagna di comunicazione per lo sviluppo del territorio in coming 2014-2019”
https://www.statoquotidiano.it/18/08/2020/regione-puglia-12-mln-euro-a-aeroporti-puglia-per-campagna-comunicazione/795908/
Territorio? Quale territorio? Terra di Bari e Salento, mentre la Capitanata ci mette la propria parte senza ottenere alcun risultato economico e di immagine.
E quasi l’importo che il CIPE assegnò a Foggia per l’allungamento della pista del Gino Lisa nel 2011. Quei soldi transitarono per le casse della Regione Puglia e lì rimasero fruttando innteressi per nove anni circa.
Bari ricevette allora un importo più sostanzioso di 80 milioni per il proprio aeroporto, tutti spesi.
Allora c’era Vendola ma con Emiliano sarebbe stato lo stesso.
La tecnica è semplice: prendi tutto quello che c’è da prendere per diventare imprendibili e sottrai o blocca l’investimento sull’aeroporto concorrente fino a quando rinunceranno a credere in un destino migliore.
Tant’è che la gara di appalto dei lavori fu bloccata dai baresi con la scusa che potesse trattarsi di “aiuti di Stato” per cui in assenza di una normarìtiva in vigore da parte della UE.
L’aeroporto di Foggia per il Nucleo di Vigilanzae Verifica sugli Investimenti Pubblici in Puglia, NVVIP (società della Regione Puglia) prese ad esempio (genialità del colonialismo regionale) l’aeroporto di Lipsia dove l’investimento dìsarebbe stato di 300 milioni in ragione del quale un grande carrier internazionale avrebbe lasciato Bruxelles per trasferirsi in Germania.
Insomma, è chiaro che l’allungamento dei lavori della pista che sarebbero potuti iniziare a novembre del 2013 fece molto preoccupare i centri di potere politico ed economico baresi vista la presenza della grande area turistica garganica.
E’ così che siamo arrivati al 2020 e stiamo ancora attendendo il completamento dei lavori…
Poi accade che scrivi con estrema chiarezza di questi eventi e qualcuno che dovrebbe studiare la Storia prima di scrive, ti definisce “livoroso”….
Se dovessimo invece prendere esempio dalla genialità dei “baresi”, allora dovremmo imporre il blocco di tutti gli investimenti pubblici in quel territorio e i “baresi” dovrebbero così camminare con le loro gambe cominciando a restituire alla Capitanata il maltorto e dimostrare finalmente la loro genialità.
“Se gli altri intercettano finanziamenti che noi non siamo in grando di intercettare, perché distratti da altro, la colpa non è che nostra” direbbe FIlippo dimenticando che il centro di potere è nella Regione e che in quella i nostri consiglieri se valessero il compito da svolgere, avrebbero comunque sempre e soltanto il 15% di rappresentanza mentre il resto va tutto agli altri due sistemi territoriali, quello di Terra di Bari e Salento.
Ma prima dobbiamo attendere l’ultimo petardo di Filippo in fine di fuochi d’artificio: “Si deve crescere, innanzitutto si deve cambiare mentalità, sempre nella speranza che la classe politica rappresentante il territorio raggiunga livelli minimi di decenza….”.
io invece sostengo che il carattere sottomesso cioè liquoroso degli uomini in certe sìtuazioni storiche, rappresenta il simbolo della detestata zona della loro anima che è necessario esautorare dalla influenza che ha sulla loro coscienza perché possano rendersi finalmente protagonisti del proprio e dell’altrui riscatto.
Ribadisco, tanto inutile livore. Basti fare un raffronto tra sindaci per rendersi conto che è troppo facile addossare le colpe agli altri, oltre che poco credibile. Potrei rispondere con una altrettanto lunga elencazione di punti su quello che la ‘nostra’ politica miope (per essere buoni) poteva fare e non ha fatto. Ma a volte è meglio lasciare stare. Per lavoro ho girato la Puglia in lungo ed in largo e le assicuro che se, anziché essere sempre pronti a scaricare sugli altri le colpe di certi fallimenti, ci concentrassimo di più sui misfatti della politica locale e cittadina, chiedendone conto ai nostri cari amministratori, certamente staremmo messi meglio. La saluto.
Dopo di che, visto che il mio intervento non era indirizzato esattamente a lei, ma in generale a chi preferisce avere questa visione, le rispondo anche dicendole che sta parlando con una persona che la STORIA la conosce fin troppo bene. Quindi stia tranquillo. Ribadisco il mio punto di vista: dovremmo imparare a guardarci innanzitutto attorno, scegliere amministratori più validi, più preparati, più credibili. Punto. Dal mio punto di vista è troppo facile addossare agli altri colpe su colpe, e tirare in ballo queste argomentazioni anche quando si danno notizie di questioni per le quali l’unica cosa che bisognerebbe fare è prendere esempio COSTRUTTIVAMENTE da chi ha saputo far di meglio per il proprio territorio. Questo è il primo passo vero per amare anche il proprio di territorio. Punto. La veda come vuole. Saluti.
CONDIVIDO IL PENSIERO CON IL QUALE IL GIORNALISTA CHIUDE: IN PRIMIS CI SI ESCLUDE DA SOLI. NIENT’ALTRO DA AGGIUNGERE.