Bombardare Auschwitz partendo da Foggia avrebbe salvato migliaia di vite

Quando gli alleati conquistarono Foggia e il suo Airfiel Complex, divenne per la prima volta tecnicamente possibile bombardare Auschwitz. C’è da ricordare che nell’autunno del 1943 erano in pochi a sospettare gli orrori che si consumavano nei campi di sterminio nazisti, nonostante l’allarme lanciato l’anno prima dai primi due prigionieri che riuscirono ad evadere da quel luogo di morte.  Le  autorità ebraiche chiesero insistentemente che le basi del complesso aeroportuale foggiano venissero utilizzate per bombardare Auschwitz. Gli Alleati non lo fecero, giustificandosi con la distanza del campo di sterminio. Ma questa tesi venne smontata anni dopo, quando comparvero foto aeree scattate da aerei di ricognizione partiti proprio dalle basi pugliesi.

Lettere Meridiane ha già raccontato la vicenda (potete scaricare l’articolo, in versione pdf, cliccando qui),  che vide per decenni contrapposti i vertici militari statunitensi alle autorità ebraiche e si concluse con le scuse ufficiali del presidente Bush. Alla storia aggiunge particolari inediti e forse decisivi una ricostruzione pubblicata sull’ottimo sito The Daily Chronicles of World War II  (La seconda guerra mondiale giorno per giorno) secondo il quale a frenare l’aviazione alleata non furono le presunte difficoltà tecniche o la distanza ma il timore che l’eventuale bombardamento potesse provocare troppe vittime proprio tra i prigionieri del campo di sterminio.

Lo si legge in un documentato e dettagliato articolo che ricostruisce l’intera vicenda.

“Le prime fotografie aeree di ricognizione di Auschwitz I (campo principale) e Auschwitz II (campo di sterminio di Birkenau con le sue camere a gas e i suoi forni crematori) – scrive il sito – furono scattate il 4 aprile 1944 da uno Squadrone di ricognizione fotografica dell’aeronautica sudafricana. Il pilota decollò da Foggia,  originariamente per fotografare la fabbrica di produzione bellica IG Farben a Monowitz (Auschwitz III) e altre strutture militari e di produzione bellica nell’area.

Lo squadrone sudafricano Photo Recon ha fotografato la fabbrica e parti del complesso del campo di Auschwitz-Birkenau, compresi i forni crematori altre volte: il 31 maggio, il 26 giugno, il 25 agosto e l’8 settembre 1944. Il materiale fotografico del 31 maggio era stato condiviso con il 15° reparto dell’Aeronautica militare USA, che colpì la fabbrica IG Farben il 20 agosto e il 13 settembre, e un ospedale militare il 26 dicembre 1944. Il 5 ° gruppo di ricognizione fotografica della quindicesima Air Force, operante da Bari, nell’Italia meridionale, sorvolò l’area di Auschwitz il 29 novembre 21, e infine il 14 gennaio 1945, solo due settimane prima della liberazione del campo da parte dell’esercito sovietico.

Ancora oggi si discute sul perché Auschwitz-Birkenau o, almeno, i binari della ferrovia che conducono al complesso non furono bombardati dagli Alleati, che nel 1942 erano stati allertati dai fuggitivi del campo a causa degli omicidi su scala industriale e delle enormi sofferenze che si svolgevano lì. Il fatto preoccupante è che i capi militari di alto rango non abbiano mai saputo dell’esistenza delle foto di ricognizione aerea di Auschwitz-Birkenau. Un’argomentazione contro l’azione all’epoca delle prove si concentra sulla difficoltà tecnica, il rischio e il pericolo per gli occupanti del campo insiti nel bombardamento di precisione Auschwitz-Birkenau. Un’operazione di bombardamento statunitense contro una fabbrica adiacente al campo di concentramento di Buchenwald vicino a Weimar, in Germania, il 24 agosto 1944, fu un disastro: vi restarono uccisi 315 prigionieri e feritioltre 1.400. Un attacco ad Auschwitz-Birkenau che utilizzava un margine di errore simile a quello della calamità di Buchenwald avrebbe potuto costare 2000–3000 vite. Esprimendo simpatia per il uccidendo 315 prigionieri e ferendone oltre 1.400. Un attacco ad Auschwitz-Birkenau che utilizzava un margine di errore simile a quello della calamità di Buchenwald avrebbe potuto costare 2000–3000 vite.”

Secondo  The Daily Chronicles of World War IIsi sarebbe potuto tuttavia tentare di bombardare la linee ferroviaria che i nazisti usavano per il trasporto dei prigionieri destinati al campo: “Distruggere le linee ferroviarie tra Ungheria e Auschwitz  avrebbe potuto salvare la vita a 10.000 ebrei ungheresi.”

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Author: Geppe Inserra

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