L’eventualità che gli esami di Stato si svolgano “in presenza” (la bizzarra locuzione, una delle tante fiorite in questi giorni, indica lo svolgimento dell’esame com’è sempre successo, vis-a-vis), seppure con appropriate misure per attenuare il rischio di contagi preoccupa, a giusta ragione, il mondo scolastico. Gli istituti scolastici non sono stabilimenti industriali, o uffici pubblici, in cui è possibile garantire le distanze necessarie. E sostenere un esame è ben altra cosa che andare a fare la spesa o fare la coda alla posta o agli sportelli del Comune.
Ad esprimere forti perplessità sull’ipotesi prospettata dalla ministra della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina (“Lavoriamo sugli esami di Stato in presenza. Siamo convinti di poterli garantire in sicurezza, il comitato tecnico-scientifico ci ha dato il via libera”) i docenti e il personale ATA del Liceo Poerio di Foggia, con una lunga e articolata lettera aperta che merita un’attenta lettura, in quanto solleva non soltanto questioni relativi ai rischi della prova “in presenza”, ma introduce elementi di riflessione interessanti, rispetto alla didattica on line, che sta ormai entrando nel ménage quotidiano di docenti e studenti, che sarebbe in un certo senso consacrata da esami che si svolgessero con gli strumenti offerti dalla rete.
Il documento, sottoscritto da oltre un centinaio tra docenti e personale ATA e inviato al Ministro Azzolina e allo organizzazione sindacali confederali ed autonome della scuola, esprime “forti perplessità circa l’eventuale scelta di svolgere in presenza il colloquio dei prossimi esami di Stato” ed enumera molto dettagliatamente “gli elementi di criticità ed i conseguenti rischi per la salute pubblica che gli esami svolti in aula comporterebbero”.
Eccoli, uno per uno:
- La compresenza in uno stesso ambiente scolastico di più persone (6 Commissari, un Presidente, un candidato e un alunno della stessa classe che, in base alla normativa vigente, deve assistere al colloquio) comporterebbe un evidente rischio di assembramento.
- L’utilizzo di mezzi pubblici di trasporto da parte di studenti, commissari, presidenti e personale ATA esporrebbe tutti ad un elevato rischio di contagio.
- L’obbligo di indossare le mascherine e quello di mantenere una distanza di sicurezza interpersonale non inferiore a 1.82 cm (secondo l’OMS) comporterebbero non poche difficoltà di comunicazione fra commissari e candidati: come si fa, per esempio, a rispettare tale distanza nel caso in cui al candidato venga richiesto di scrivere una dimostrazione matematica o di fare una analisi testuale?
- La sanificazione periodica ed accurata degli spazi comuni, con particolare attenzione ai servizi igienici, da effettuarsi all’inizio e alla fine della giornata ma anche tra un esame e quello successivo, sarebbe molto difficile da garantire per evidenti difficoltà di carattere organizzativo.
- La disponibilità di dispositivi di protezione individuale per chiunque acceda all’edificio scolastico non è detto che possa essere assicurata.
- I docenti italiani sono i più anziani d’Europa: i 60enni e gli ultra 60enni, che si trovano in una fascia d’età a maggior rischio di contagio e di complicanze, quali garanzie avrebbero a tutela della propria salute? A tale proposito il documento tecnico redatto dall’INAIL sulle misure di contenimento del contagio da Covid-19 ipotizza l’introduzione della “sorveglianza sanitaria eccezionale” da effettuare sui lavoratori di età superiore ai 55 anni e, in assenza di copertura immunitaria adeguata, la possibilità di esprimere un giudizio di “inidoneità temporanea”. Inoltre, la task force guidata da Vittorio Colao ha proposto di esonerare dal rientro del 4 maggio i lavoratori che hanno compiuto 60 anni di età. Se passasse tale ipotesi, dovrebbero essere esonerati dall’esame in presenza tutti i Commissari 60enni ….e sono tanti.
- Da non sottovalutare poi il rischio di esposizione al contagio per i parenti conviventi di studenti e docenti (anziani, immunodepressi, soggetti con patologie in atto).
- Sotto il profilo sanitario e in assenza di tamponi e di test sierologici ci si chiede se non sia utopistico supporre che si realizzi, per la metà di giugno, una situazione epidemiologica “a contagio zero”, condizione questa indispensabile per prevedere un colloquio in presenza.
- La prospettiva preoccupante è quella di dover stare fermi in aula per 6 o 7 ore di fila, per tanti giorni, con mascherine e guanti e con il pensiero costante che le persone attorno a te possano essere contagiose anche se asintomatiche. La situazione sarà ulteriormente peggiorata da un caldo umido insopportabile al quale non si potrà ovviare in alcun modo dato che ventilatori e condizionatori contribuiscono a veicolare il virus.
- L’organizzazione di questa macchina da guerra è demandata ai Dirigenti scolastici sui quali – in qualità di datori di lavoro – incombono gli obblighi e le responsabilità derivanti dal T.U. in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.lvo 81/2008). Si tratta di responsabilità civili e penali che non possono essere agevolmente prese in carico quando il rischio è così difficile da gestire come nel caso del Covid-19.
“Alla luce di quanto sopra riportato, i docenti e il personale ATA, firmatari del presente documento, ritengono che svolgere in presenza il colloquio di Maturità rappresenti un rischio grave, inutile e non di certo inevitabile. L’esame di Stato – incalzano docenti e personale ATA del Poerio – si può svolgere in modalità telematica. Fare l’esame a distanza sarebbe anche un modo per valorizzare e per completare il lavoro di questi ultimi mesi che ha visto i docenti impegnati, con successo, nella didattica a distanza, tanto raccomandata e caldeggiata da lei, signor Ministro.”
“Pertanto, al fine di garantire e tutelare la salute e la sicurezza di insegnanti, studenti e personale ATA, Le chiediamo che l’esame di Stato 2020 venga svolto a distanza, modalità peraltro già attuata con successo nelle Università italiane per esami di laurea e di profitto.”
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