Citazioni colte, contaminazioni ska, il rap che si apre alla world music. È promettente, anzi entusiasmante, il nuovo corso imboccato da Cisky, componente dei Tavola 28 che ha scelto di far da solo, dopo lo scioglimento della leggendaria band foggiana (che peccato, però). Il suo esordio da solista – Frida – è un omaggio all’arte, alla musica, ai colori, alla bellezza.
Per l’occasione Cisky indossa l’abito nuovo della festa e perfino un nome nuovo, Frank Cisky.
Il brano è dedicato alla pittrice messicana Frida Kahlo e al suo universo femminile, alla sua vita sofferta, “una vita da incudine” come canta Cisky.
L’esito è felicissimo, grazie ad un testo di alto profilo e alle pastose sonorità in cui s’incontrano e s’intrecciano, in un melting pot raffinato e convincente, le radici rap dell’autore e interprete, con suggestioni ska, latino-americane e world.
Che bello. La canzone esprime e rappresenta i colori di Frida Kahlo, la solarità dei suoi quadri, ma nello stesso tempo sottolinea la contemporaneità e l’attualità della pittrice, raccontando due storie, due vite parallele.
Il sofferto vissuto di Frida Kahlo s’interseca con quello di una ragazza d’oggi. Cisky immagina e canta Frida che balla tra il cielo d’Irlanda e il mare di Spagna, un “ballare sul sangue per dare colore”: “sdraiata sul letto, la sua prigione, un riflesso dentro lo specchio, ma Frida balla, che bella”.
Chi sarà la bella Frida che balla? L’artista le cui opere hanno fatto innamorare tutto il mondo o la ragazza d’oggi che progetta il suo futuro sognando “di aprire un chiosco a Miami”? Forse entrambe, come si intuisce nella sequenza finale del videoclip che mostra le due donne che si incontrano, si guardano, si fissano: perché, in fondo, nel mito di Frida Kahlo si ritrova tutto l’universo femminile, tutte le storie possibili delle donne.
Pur avendo scelto di girare il video in una Torino abbacinante per colori e bellezza, Cisky non dimentica la sua foggianità che prorompe, improvvisa, nel tatuaggio sul petto, in cui brillano le tre fiammelle.
Il video che accompagna il brano, scritto da Cisky con Easymedia, prodotto da EasyMedia Films e firmato da Giovanni Bosco, è un autentico capolavoro nel suo genere, di grande suggestione. Cisky indossa i panni di un artista di strada che, preceduto da una citazione di Frida Kahlo (“La morte può essere crudele, ingiusta, traditrice, ma solo la vita riesce ad essere oscena, indegna, umiliante”), sulle note di “El pueblo unido” monta la sua attrezzatura in piazza (l’amplificatore, il microfono, una tela con il ritratto di Frida Kahlo) e poi si scatena, induce voglia di cantare e di ballare, suggerendoci che, in fondo, la vita è sempre, e comunque, bella. Da vivere, da cantare, da ballare.
Bravo Frank Cisky e bravi tutti quanti hanno condiviso con lui questo entusiasmante e riuscito progetto: Giovanni Bosco (regia & editing), Ciro Nuzzi (D.O.P. & camera operator, assieme allo stesso Bosco), Emanuela Salvatore (costume designer), Rita Narciso (starring), Michele Tocci (motion graphics maker e bts photographer), Alessandra De Feo (runner), Marco Okram (canvas).
Potete ascoltare e guardare Frida qui sotto. Difficilmente riuscirete a resistere alla tentazione di riascoltarla, per cantarla, per ballarla.
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Bel video. Discreto musicalmente. Testo mediocre. Ma soprattutto una voce autenticamente “grezza” nel senso deteriore del termine. Sia detto senza offesa. Spiace dirlo Geppe, ma, a mio avviso, hai preso un abbaglio terribile!
“Suggestioni e contaminazioni ska”: mi chiedo se veramente, chi scrive, abbia mai ascoltato una nota di musica ska.
“Meltin pot raffinato”, “citazioni colte”, “testo di alto profilo”: il metro di riferimento sono lo zecchino d’oro e i balli di gruppo estivi?
Fare un riferimento (nel titolo del pezzo e in sporadiche strofe qua e là) ad una pittrice complessa ed iconica come Frida non basta ad elevare a capolavoro una misera canzonetta che ha solo il pregio di avere un ritornello ballabile che ripete a loop una serie di frasi sconnesse, banali e insensate.
Unico target previsto: le spiagge della provincia di Foggia da metà giugno (covid-19 permettendo) a metà settembre, fra gli under 25. Niente da dire se l’obbiettivo era quello. In fondo di musica inascoltabile in quel periodo se ne sente parecchia, e molta diventa un tormentone che monetizza anche parecchio. Magari l’ambizione voleva solo essere quella (nulla di male, ci mancherebbe), senza scomodare musicisti che fanno realmente musica di alto profilo.
Unico pregio: la ragazza del video, che oscura abbondantemente le carenze delle note e delle parole.