L’arte è sempre in qualche modo profetica, nel senso che lo sguardo degli artisti veri riesce sempre a spingersi al di là dell’apparenza, a cogliere il senso vero delle cose, oltre le cose.
Soprattutto nel caso dei surrealisti, che, com’è insito nel termine “surreale”, riescono a percepire e a rappresentare ciò che sta al di là della realtà sensibile, la colgono nel suo possibile divenire.
Le opere di Wolfgang Lettl sono cosparse di presagi, segni premonitori, tracce di futuro.
Lo sguardo del grande pittore surrealista che amò perdutamente Manfredonia (dove aveva una casa, a Sciale degli Zingari, in cui trascorreva lunghi periodi ogni anno) sapeva prefigurare il futuro. Come dimostra l’immagine che vedete qui sotto, che in un certo senso anticipa la pandemia del covid-19, che sta sconvolgendo le nostre vite.
Me ne ha fatto omaggio (e lo ringrazio di cuore) suo figlio, Florian, con cui sono rimasto legato da squisiti rapporti di amicizia e di stima, dopo l’indimenticabile esperienza della mostra Manfredonia, mia amata, con cui la Città di Manfredonia e la sua Agenzia di promozione Manfredonia Turismo vollero rendere omaggio al geniale artista tedesco.
È veramente impressionante come Wolfang Lettl abbia presagito l’arrivo del mostra che da qualche mese sta sconvolgendo le nostre vite, e che ha già mietuto centinaia di migliaia di vittime.
Il mostro-virus, torvo, rapace, sovrasta con la sua ampia falcata le mura/frontiere di una città/umanità cupa, in cui si muovono figure sparute.
E poi, il particolare dei polmoni, colorati di rosso, della figura umana al centro della scena, che proietta sul muro l’ombra del suo passato, di ciò che era una volta (con il cappello in testa), e che forse non sarà più.
“Mio padre era un visionario – commenta Florian Lettl -. A volte ci sono immagini che sono state trascurate per lungo tempo e improvvisamente diventano molto attuali, dopo anni. Mio padre aveva realizzato questo dipinto nel 2003 dandogli il titolo de “L’Assassino”. All’epoca, non ha riscosso molta attenzione.
Visto quello che ci sta succedendo, si potrebbe rinominare l’opera “L’Epidemia“. Un’epidemia che valica i confini, che restringe il nostro spazio vitale, che ci colpisce all’interno. Wolfgang Lettl colora di rosso l’area dei polmoni. L’uomo si ritira dal suo contorno, mantiene la distanza dall’altro, solo la sua ombra – una persona con un cappello -, racconta ancora ciò che era prima.”
Il buon Florian aggiunge però un elemento di speranza, anche questo tratto dalle opere di suo padre. Alla mail acclude anche l’immagine del quadro che potete vedere sopra, a commento e a suggello alle parole pronunciate da Papa Francesco, qualche settimana fa, durante la benedizione Urbi et Orbi impartita ad una piazza San Pietro deserta e sferzata dalla pioggia: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”.
I colorati marinai dipinti da Wolfgang Lettl remano insieme, con passione e consapevolezza. Il loro sforzo è premiato, perché si librano nell’aria. Si allontanano dai nuvoloni neri che restano sullo sfondo, all’orizzonte.
Wolfgang Lettl aveva presagito il drammatico arrivo del virus, ma anche la rinascita.
Grazie, caro Florian, per aver voluto mettermene a parte.
Geppe Inserra
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