La scomparsa di Marcello Mazza

Ho conosciuto Marcello Mazza in occasione della bella serata che qualche anno fa si svolse al Museo Civico comunale per ricordare il suo indimenticabile papà, Maurizio, mio maestro di giornalismo e di vita. Suo fratello Massimo aveva scritto un libro sull’attività giornalistica e culturale di Maurizio Mazza (pioniere del giornalismo foggiano, fondatore e per diversi lustri direttore del Museo Civico). Mio fraterno amico e collega, Massimo mi aveva coinvolto sia nella redazione del volume che in quella serata di presentazione.

Marcello era presente, avrebbe dovuto intervenire con un suo contributo ai lavori, non ci riuscì, tradito dall’emozione e dalla commozione intensa.

Di lui mi colpì profondamente la somiglianza con suo padre, non tanto fisica, quanto spirituale. Il suo pudore, il suo sorriso, frammisto al tratto comune di tutta la famiglia Mazza: una signorilità, una gentilezza che non sono “posa”, ma modo d’essere profondo.

Architetto appassionato di arte e di pittura, da molti anni trasferitosi a Cattolica, dov’era stimato unanimemente e dove ha svolto importanti funzioni amministrative (è stato per due consiliature assessore allo sviluppo economico per il Psi), Marcello Mazza non è più con noi. Lo ha portato via quel virus infame che ci costringe tutti in casa.

La scomparsa dell’architetto Mazza ha suscitato profonda commozione negli ambienti politici e culturali di Cattolica.

L’ex sindaco Pazzaglini, che lo ha avuto come assessore in giunta, lo ha ricordato con un accorato messaggio sui social: “Le statistiche parlano di numeri, ma ogni numero è una storia, una vita, un mondo che cambia. Marcello, sei stato un amico, ma sei stato anche un generoso servitore della nostra Cattolica. Ti ringrazio e abbraccio i tuoi cari.” Messaggi di cordoglio anche da parte del Pd della città romagnola: “Purtroppo questo maledetto virus ci ha strappato un’altra cara persona che amava Cattolica sia come cittadino che come amministratore comunale. Il circolo del Pd di Cattolica si stringe intorno alla famiglia Mazza facendo le più sentite condoglianze. Ciao Marcello.”

Wilma Galluzzi, esperta di storia cattolichina, ne ricorda le doti morali e umane: “Originario di Foggia, conobbe in vacanza a Cattolica Viviana Montanari, si sposarono e lui divenne cattolichino, mantenendo sempre quel fare di gentiluomo di altri tempi. Sempre pacato, ma anche ironico. Educatamente ironico.”

Affranto suo fratello Massimo, che al dolore per l’improvvisa dipartita del fratello, ha dovuto aggiungere anche l’amarezza di non avergli potuto porgere l’estremo saluto, per le note limitazioni imposte dai provvedimenti governativi alla celebrazione dei funerali ed agli spostamenti.

Massimo Mazza affidato il suo dolore ad un ricordo che di seguito pubblichiamo. Le redazioni di SharingTv e di Lettere Meridiane si associano al cordoglio per questo grande e distinto foggiano che non è più con noi.

Geppe Inserra

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Fratello carissimo, questo “tsunami” che ci ha travolti e mi ha trattenuto agli “arresti domiciliari” non mi ha consentito di darti conforto, di volgerti l’ultimo sguardo, di porre un fiore sulla tua bara, rendendo ancora più doloroso, più amaro, più duro il tuo distacco.

L’angoscia che mi pervade difficilmente riuscirò a scacciarla nel tempo, ero raggelato come in una statua di marmo senza l’ausilio delle lacrime per la precipitazione degli eventi, per non aver potuto far nulla, maledetto “Covid-19”. Poi le lacrime, quelle lacrime necessarie, a mo’ di sfogo – eccole sulla tastiera – mentre scrivo e rileggo queste parole che condividerò con voi amici; perdonatemi è una forma di estrinsecare il mio dolore pensando anche alle restrizioni che mi hanno impedito di abbracciarlo e di condividere i suoi funerali.

Oggi, mi ritrovo qui, confuso, frastornato ad annunciare la tua dipartita ai tanti amici che ti hanno stimato e voluto bene, a quanti in questi giorni mi chiedevano di te non vedendoti sui “social” e in giro per la Riviera Romagnola. Tutti rimasti sbigottiti e costernati. I fiumi di messaggi e la grande partecipazione emotiva della “tua” Cattolica – sei stato anche apprezzato amministratore comunale – ne sono la dimostrazione.

Il mio ricordo non può non andare anche a quell’Ottobre 2016, allorché nella Sala “Mazza” del Museo Civico presentai il mio libro sull’attività giornalistica e culturale di papà con il Sindaco Landella e con Gloria Fazia (direttrice) e tu, fratello caro, al termine, orgoglioso, in una crisi di pianto di commozione non riuscisti a prendere la parola esclamando accanto a tuo cugino Alfonso sr. giunto da Napoli: “non ce la faccio, non ce la faccio”, poi a casa da Marina: “tutto bello, tutto bello”. Adesso Marcello, da stimato architetto e pittore, farai “progetti stellari”, andrai a dipingere nell’alto dei cieli con i colori del “Paradiso”, proprio tu che sei stato capace nelle tue tele terrene di far “toccare” l’alba, il tramonto e il cielo con le mani, di far “ascoltare” il rumore dei fiumi e delle onde del mare, il fruscìo degli alberi abbracciati dal vento, capace inoltre di farti ammirare nelle tue tecniche a carboncino riproducendo anche e non solo quei bambini meravigliosi che raffiguravano i tuoi amati nipotini.

Ciao Marcello, da ragazzino me le davi tutte vinte pur di accontentarmi, mi prestavi i tuoi pattini da competizione, la tua bicicletta “Torpado” gialla sempre luccicante, nonostante non mi mancassero, ma le tue cose erano più belle, speciali; mi insegnasti, poi, a guidare la “Lancia Flavia” di papà, troppo grande per me, tremavo tutto; Marcello caro, ti ho rincorso per una vita perché lontano da casa (prima il Liceo artistico romano a 15 anni, poi l’Università “La Sapienza” di Roma e poi ancora il tuo amore per Cattolica e per Viviana e Marco) e allorché ti ho rivisto, solo qualche settimana fa, ti ho perso per sempre, (mamma dall’alto aveva preparato l’incontro, l’ultimo, ne sono certo, con la mia presenza a Cattolica, quasi casuale in quei giorni, per usufuruire dell’eccellenza di un reparto della sanità romagnola).

Riposa in pace, fratello mio caro, nella speranza che tu sia tornato tra le braccia di papà e mamma che ti hanno sempre amato e bramato anche perché lontano da casa sin da ragazzino. Il mio pensiero va anche alle nostre sorelle Marina e Maria Carla, affrante dal dolore ed ai nostri cugini Diego, Alfonso, Mena, ai nipoti e parenti, attoniti e costernati, che ogni estate condividevano con te bei e spensierati momenti nella “tua” Cattolica e tu non ci sarai più. Piangete con me. Un abbraccio a tutti.

(Era mio dovere informare amici e parenti, avrei scritto tutto ciò sul nostro “Gazzettino” così come papà avrebbe voluto. Grazie a tutti.)

Massimo Mazza

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Author: Geppe Inserra

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