Sarà stato per il silenzio che avvolge le strade e le piazze di Foggia in questi giorni di quarantena collettiva, ma questa volta il boato dell’ennesimo attentato mafioso si è sentito più distinto, più crudo, più minaccioso delle altre volte.
Noi restiamo a casa, loro no. Continuano imperterriti ad avvelenare la vita civile, ad uccidere i sogni. La speranza è che quel tremendo fragore non abbia scosso soltanto l’udito dei foggiani, ma l’anima e il cuore.
Soprattutto di quelli che ancora tentennano, che ancora non si sono resi conto, di quelli che convivono, di quelli che ancora non sanno bene da che parte stare.
La retorica serve a poco, ed in circostanze come queste meno che mai. Ma il cinema viene in soccorso, quando si tratta di decifrare la realtà.
Non dobbiamo desistere, e punto. Dobbiamo resistere, come quell’autista dell’Ataf, protagonista di quel piccolo capolavoro di cinema breve, che è Prossima Fermata di Lorenzo Sepalone.
Al suo ultimo giorno di lavoro, l’uomo pronuncia una sorta di testamento spirituale: “Nella mia vita ho letto nei pensieri della gente. Ho visto attese, e ripartenze. Ho vissuto i sogni di una città. Nelle speranze, nei desideri, nei sorrisi, ho visto la mia città vivere. Nella violenza, nell’indifferenza, nell’inciviltà, ho visto la mia città morire.”
È il suo ultimo giorno di lavoro, ma non si fermerà, continuerà a viaggiare “nella speranza di trovare alla prossima fermata una città felice”.
Assieme al regista Lorenzo Sepalone vi invito a rivedere il film, a farlo vedere ai vostri amici, a condividerlo. Non scendiamo dall’autobus, né abbandoniamo il sogno che alla prossima fermata possa esserci una città felice.
Qui sotto il video, qui potete leggere la recensione pubblicata da Lettere Meridiane dopo la sua uscita.
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