Il 6 marzo 2003 si spegneva Michele Magno, grande figura di dirigente della sinistra dauna ma anche della cosa pubblica, di ricercatore e di storico. Dirigente sindacale nella Cgil e politico nel Pci, Magno fu Deputato al Parlamento e Senatore della Repubblica, Sindaco di Manfredonia. Nell’ultima parte della sua vita si dedicò al recupero della memoria e al racconto delle lotte proletarie nella sua Puglia. Lettere Meridiane lo ricorda pubblicando il testo e le immagini della brochure che in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa gli dedicarono la CGIL di Foggia e la Fondazione Foa, con il patrocinio del Comune di Manfredonia e l’alto patrocinio del Senato della Repubblica.
Qui sotto potete leggere il testo. Alla fine, il video realizzato da Lettere Meridiane che mette assieme le immagini, tratte dagli archivi di Matteo Carella, Michele Magno e Donato Renzulli.
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Michele Magno nacque a Manfredonia il 3 gennaio 1917, in una famiglia poverissima di pescatori. Il padre emigrò in Argentina quando lui aveva 6 anni (vi morì, operaio del porto di Buenos Aires, per infortunio sul lavoro).
I grandi sacrifici di sua madre riuscirono a non fargli abbandonare la scuola già dai primi anni, come avveniva regolarmente nei ceti sociali più poveri: “ Credo che prima di me – così scrisse Magno – mai figlio di pescatore, a Manfredonia, fosse mai andato oltre la scuola elementare”.
II suo primo impegno come organizzatore di lavoratori avvenne nel 1944, dopo il ritorno dalla guerra, con la direzione amministrativa della locale “Carovana di carico e scarico”. Il grande successo ottenuto – sul piano organizzativo e salariale – ebbe riscontri e riconoscimenti in ambito provinciale e quindi a livello nazionale, quando, con la collaborazione diretta del Segretario generale della Cgil Giuseppe Di Vittorio, si convocarono a Roma i rappresentanti di tutte le organizzazioni di facchini esistenti in Italia. Sorse così il Sindacato nazionale facchini e ausiliari, di cui Magno divenne Segretario.
Da allora il suo impegno in campo sindacale fu decisamente assecondato e sostenuto.
In Capitanata, che era la provincia più “rossa” del Mezzogiorno continentale e insulare e rappresentava uno dei punti nevralgici dell’associazionismo politico e sindacale, il Partito comunista – e Giuseppe Di Vittorio in persona – intendevano fare di lui l’esponente più importante della nuova generazione di militanti e dirigenti.
Egli fu eletto deputato al Parlamento per quattro legislature nella Circoscrizione Bari-Foggia, (dal 1953 al 1972).
Nel 1968 viene eletto sia alla Camera che al Senato (con 43.547 voti risultò il senatore più suffragato in Puglia). Componente del Direttivo del Gruppo parlamentare comunista della Camera dei Deputati dal 1958, ne diviene Segretario nella Terza Legislatura. Nella Quarta Legislatura (1963-1968) ricopre l’incarico di membro dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, sotto la presidenza di Bucciarelli Ducci.
Ricopre la carica di consigliere provinciale dal 1960 al 1971. Dal 1945 svolge incarichi sindacali di grande prestigio e impegno, sia a livello provinciale che nazionale. In particolare, dalla seconda metà degli Anni ’40 è segretario alla Camera Provinciale del Lavoro di Foggia e per sette anni Presidente dell’Alleanza dei Contadini di Capitanata.
È stato Sindaco di Manfredonia dal 1975 al 1982. Furono anni pieni di impegno, di risultati, anche se non mancarono alcune amarezze.
La sua presenza ed il suo lavoro al Comune di Manfredonia risultavano ai più insostenibili. Arrivava ben prima dei suoi impiegati in Municipio e distribuiva ad ognuno il lavoro quotidiano, preparato di buon mattino, se non di notte.
Il 15 dicembre 1976 presentò le dimissioni, poi ritirate, da sindaco della sua città, dopo lo scoppio avvenuto all’Anic-Enichem del 26 settembre dello stesso anno, che provocò l’inquinamento da arsenico di un’ampia parte del territorio. Egli avrebbe voluto una decisa battaglia per la delocalizzazione dello stabilimento. Le vicende successive hanno dimostrato che ancora una volta aveva visto più lontano di tutti.
Ma il suo esempio di vita non si esaurisce con le sue cariche e l’impegno politico. Egli inseguì per tutta la vita la conoscenza dei motivi che erano alla base del soggiogamento dei ceti subalterni della Puglia, di cui valorizzò con un’opera attenta e non faziosa le battaglie per il riscatto.
In particolare si ricordano della sua attività di ricercatore: Lotte sociali e politiche a Manfredonia (fino al fascismo), 1972; La Capitanata dalla pastorizia al capitalismo agrario, 1974; Galantuomini e proletari in Puglia, 1984; Vent’anni di vita a Manfredonia, 1987; La Puglia tra lotte e repressioni, 1987; Il Quarantotto a Manfredonia, 1989; Cronache manfredoniane dall’unità d’Italia alla dittatura fascista, 1994; Manfredonia negli anni della Prima Repubblica, 1998; Manfredonia durante il Regno di Napoli (1734-1860), 2000. Alcune di queste opere hanno ottenuto prestigiosi premi: Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Premio Pugliese della Cultura Renoir; Selezione del Premio Letterario Basilicata.
Michele Magno resta una delle più importanti figure della sinistra in Capitanata e nell’intera Puglia.
Per molti decenni la storia della provincia di Foggia si è intrecciata con la vita, il lavoro e la passione politica di quest’uomo intelligente ed infaticabile.
Ma occorre dire che la sua figura di combattente e di uomo è sempre andata ben al di là dei tradizionali territori del popolo della sinistra ed è rimasta e rimarrà impressa nella storia e nelle menti delle popolazioni pugliesi, a prescindere dall’appartenenza politica.
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Grazie Geppe, anche da parte di tutta la famiglia Magno, per il ricordo che hai gentilmente voluto dare della vita e le opere di mio padre, È bene che i giovani sappiano che in un tempo non molto lontano la politica era fatta di fede e dedizione. Un bravo vada anche a Matteo Carella, infaticabile raccoglitore di foto storiche che custodiscono grandi valori.