Quel del signor/conte Max è un caso più unico che raro nel panorama cinematografico italiano. È stato girato tre volte. La prima da Mario Camerini, con il titolo Il signor Max e Vittorio De Sica come protagonista. La seconda, forse la più celebre, si chiama Il Conte Max (1957), e vede la partecipazione della coppia Alberto Sordi-Vittorio De Sica, in gran spolvero, per la regia di Giorgio Bianchi. Dulcis in fundo, la versione girata ed interpretata da Christian De Sica nel 1991, con lo stesso titolo di quella originaria.
Per il secondo appuntamento della serie #iorestoacasa e mi godo un bel film (ieri abbiamo proposto Il Giudizio Universale di Vittorio De Sica) abbiamo scelto la seconda versione, che viene ritenuta dalla critica una delle migliori prove di Alberto Sordi.
L’Albertone nazionale indossa nella pellicola i panni di Alberto Boccetti, giovane edicolante romano che sogna una vita di lusso e sfarzo e a tal fine si fa le ossa presso il conte Max Orsini Varaldo (Vittorio De Sica), nobile decaduto, indebitato e scrocco.
In occasione delle feste di Capodanno, Alberto riceve dagli zii una ingente somma per recarsi dai parenti a Capracotta. Il giovane preferisce però recarsi con l’amico conte a Cortina, dove, per una serie di equivoci, si troverà a fingersi proprio il Conte Max. Come andrà a finire?
Diretto da Giorgio Bianchi, regista particolarmente prolifico ed attivo tra gli anni Quaranta e Sessanta, il film si avvale di un cast di sceneggiatori di alto livello: Alberto Sordi, Ettore Scola, Ruggero Maccari e lo stesso Giorgio Bianchi. Il remake non bissò il successo di critica della versione di Camerini, che nel 1937 conquistò alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il Premio Coppa del Ministero della Cultura Popolare, per la migliore regia italiana, ma incontrò un grande successo di pubblico, con un incasso di oltre 400 milioni di lire.
Buona visione.
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