Nell’approssimarsi della festa patronale della città di Foggia pubblichiamo, per gentile concessione dell’autore, l’articolo di Michele Francesco Paglia comparso sul Murialdino, il bel periodico, dell’Associazione Amici ed Ex-allievi del Murialdo di Foggia. È il caso di precisare che il titolo originale dell’articolo era Foggia nelle cantigas di Santa Maria di Alfonso X. Ci siamo presi la libertà di rendere il titolo più “giornalistico”, ma verosimilmente la vicenda raccontata nella cantiga è la più antica fonte scritta di un evento miracoloso ascrivibile a quella che sarebbe secoli dopo diventata Madonna dei Sette Veli.
Buona lettura.
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Alfonso Fernandez, figlio di Ferdinando III di Castiglia e Leon e di Beatrice di Svevia, nacque a Toledo il 23 novembre 1221 e morì a Siviglia il 4 aprile 1284.
Regnò su Castiglia e Leon con il nome di Alfonso X dal 1252 fino alla morte ed è ricordato come “il re saggio”.
Questo sovrano protesse le lettere, la musica, le scienze.
Raccolse le Cantigas de Santa Maria, che sono n. 427 composizioni poetico-musicali in onore della Madonna e dei suoi miracoli, di cui in parte fu anche autore.
Le Cantigas de Santa Maria, composte in lingua galego-portoghese, sono riportate in quattro codici.
Il Codice di Toledo, conservato nella Biblioteca Nazionale di Madrid (manoscritto 10069), contiene n. 128 composizioni con notazione musicale.
Il Codice detto “Rico” (manoscritto T.I.l), custodito nella Biblioteca del Real Monasterio in S. Lorenzo di El Escoriai, con oltre n. 195 cantigas, con notazione musicale e n. 1264 miniature.
Il Codice de los musicos (manoscritto b. I. 2), conservato nella stessa biblioteca di El Escoriai, contiene oltre quattrocento cantigas, che recano la notazione musicale e quaranta miniature.
Il Codice di Firenze (manoscritto B.R. 20), consultabile nella Biblioteca Nazionale di quella città, con n. 104 cantigas, delle quali due non appaiono negli altri codici ed altre presentano varianti; esse sono prive di notazione musicale.
La cantiga n. 136 del Codice Rico e quella n.18 del Codice di Firenze (n. 294 nel Codice de los musicos) narrano, con alcune varianti, un medesimo evento prodigioso, verificatosi in Puglia.
Ciascuna cantiga è corredata di una miniatura suddivisa in sei riquadri, che danno una visione di quanto accaduto.
La cantiga n. 136 del Codice Rico racconta (Cfr. Antonella Rucci, La pietra del prodigio. Un miracolo mariano a Foggia in epoca medievale, Edizioni del Rosone, Foggia, 2016, pp.14-15) che in terra di Puglia, in una città chiamata Foggia, durante il soggiorno di re Corrado, figlio dell’imperatore (Federico II di Svevia), uomini e donne del suo seguito giocavano ai dadi, dinanzi ad una chiesa, ove era un’immagine in marmo della Madonna con il Bambino. Il racconto prosegue riferendo che, fra quanti giocavano, vi era una donna tedesca che, colpita da un eccesso d’ira per aver perso, scagliò una pietra contro il volto del Bambino, senza però riuscire a colpirlo, perché la Madonna con gesto immediato sollevò il braccio, sì che la pietra fece solo un piccolo foro sul gomito della Madre.
Nella cantiga n. 136 si narra inoltre come il re, informato di questo prodigio, ordinasse che la donna fosse trascinata per tutte le vie della città e l’immagine della Madonna fosse ben custodita e come un pittore di quella città dipingesse tutta l’immagine senza, però, ripristinare la posizione iniziale del braccio.
C’è chi (Laura Molina Lopez, El valor de la ciudad come fuente documental en las Cantigas Historiadas de Alfonso X el Sabio: el caso de Foggia, in Angulo Recto: Revista de estudios sobre la ciudad como espacio plural, vol. 3, n. 1, 2011, pp. 53-62), analizzando i sei riquadri della miniatura che correda la cantiga n. 136 del codice Rico, ha ritenuto che l’immagine raffigurata non fosse una scultura in marmo bensì un dipinto su supporto ligneo, identificabile con la Icona vetere (l’antica effigie della Madonna patrona di Foggia, dipinta con tecnica a tempera su tavola di conifera, delle dimensioni di m. 1,52 x 0,80, ascrivibile al periodo compreso tra l’XI e la prima metà del XII secolo (Cfr. Pina Belli D’Elia, Fra tradizione e rinnovamento. Le icone dall’XI al XIV secolo in Icone di Puglia e Basilicata dal Medioevo al Settecento, Mazzotta, Milano, 1988, p. 23; Marisa Milella Lovecchio, schede, ibidem, pp. 103-104).
Questa ipotesi, però, è difficilmente condivisibile perché nel testo della cantiga n. 136 si parla chiaramente di un’immagine “fatta di marmo” (Cfr. A. Rucci, op. cit., p. 14) ed inoltre perché anche una scultura può essere oggetto di un intervento pittorico .
Riguardo, poi, all’identificazione dell’immagine della Madonna che compare nella miniatura con la Icona vetere, è da sottolineare che la Madonna nell’Icona vetere è rappresentata priva di corona, “colta nell’attimo di alzarsi dal trono” (Cfr. Giuliana Massimo, La decorazione plastica della chiesa di Santa Maria nel Medioevo in La Cattedrale di Foggia, le sue forme nel tempo, Claudio Grenzi Editore, Foggia, 2014, p. 104, nota 98), mentre sostiene con entrambe le mani il Bambino, che è posto al centro del petto della Madre (v. foto in Icone di Puglia…, op. cit., p. 103), quella nella miniatura appare coronata, assisa sul trono, mentre regge con la sola mano sinistra il Bambino seduto sul lato sinistro della Madre (v. foto in L. Molina Lopez, op. cit., pag. 55).
La cantiga n. 18 nel Codice di Firenze (n. 294 nel Codice de los musicos) indica la Puglia, senza menzionare Foggia, come luogo dell’evento prodigioso ma specifica che lo stesso avvenne durante “la festa della Vergine gloriosa, davanti a una Chiesa ben fatta” (v. traduzione nel pannello esposto nel Museo civico di Foggia, sezione “Lapidario”) e che l’immagine della Madonna, “di pietra ben lavorata si trovava sopra il portale e due angeli le stavano a fianco” (ibidem).
Nella cantiga n. 18 del codice fiorentino si narra che uno dei due angeli (non la Madonna) alzò la mano per parare la pietra e rimase con il braccio teso e “quando i presenti videro l’accaduto portarono subito via la donna condannandola alle fiamme ardenti” (ibidem).
Walter Mettmann (citato da Nicola Cicerale, Musica lungo le vie della fede. Santuari di Capitanata nei canti devozionali del Medioevo, in Atti del 33° Convegno Nazionale sulla Preistoria-Protostoria-Storia della Daunia, San Severo, 2013, p. 6) incrociando le date delle presenze in Foggia di Corrado IV, figlio di Federico II, con quelle delle feste mariane, ha ipotizzato che il giorno in cui l’evento si verificò potrebbe essere il 2 febbraio (Candelora) oppure il 25 marzo (Annunciazione) del 1252.
È stata notata una particolare corrispondenza tra la rappresentazione della scultura che appare nella miniatura del Codice di Firenze (v. fig. 1) e la Madonna con il Bambino fra due angeli (v. fig. 2) scolpita nella lunetta del portale detto “di San Martino” sul lato settentrionale della Cattedrale di Foggia (Cfr. Maria Stella Calò Mariani, Immagini mariane in Capitanata. Contributo sulla scultura pugliese fra XII e XV secolo in Atti del 24° Convegno Nazionale sulla Preistoria – Protostoria – Storia della Daunia, San Severo, 2004, p. 35; N. Cicerale, op. cit., pp. 8-9). Questa tesi, però, non è accolta da tutti gli studiosi.
È stata rilevata la differenza tra ciò che appare nella miniatura, ove il portale è strombato con una triplice ghiera archiacuta, la Madonna è seduta in trono, il campanile è posto sulla destra, e quanto invece è visibile sul lato nord della Cattedrale, dove il portale è ad archivolto singolo con profilo a ferro di cavallo e la Madonna sta innanzi al trono; inoltre il campanile della chiesa in epoca medievale era posizionato a sinistra del portale in argomento (Cfr. G. Massimo, op. cit., p. 104, nota 98).
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è molto bello ma un po’ noioso per i più piccoli magari dedicare una piccola parte a i bambini in modo che non si annoiano nel fare le ricerche