Il Gargano e la Capitanata sono sempre meno trendy, turisticamente parlando. Se nel secolo scorso, quando si parlava di turismo in Puglia, era inevitabile fare riferimento alla Montagna del Sole ed alle sue cittadine turisticamente più rilevanti, come Vieste, Peschici, Rodi, oggi non è più così. Si ha l’impressione di una crescente marginalità, tanto più pericolosa in quanto scarsamente percepita.
Illuminante, in proposito, un recente articolo pubblicato nel sito di Marie Claire, prestigiosa rivista di moda. Firmato da Giuliana Matarrese, il pezzo è intitolato “Come la Puglia è diventata il sogno di mezza estate di italiani, stranieri e del New York Times”. Il sottotitolo: “Da Dior alla Lonely Planet, da Justin Timberlake a Madonna, dal sacro delle cattedrali romaniche al profano della Taranta: la favola a lieto fine di una regione che ha speso gli ultimi dieci anni imparando come raccontarsi. E ora ne raccoglie i frutti.”
La giornalista racconta la Puglia trendy, appunto. E noi non ci siamo. Il Gargano è citato una volta sola, en passant, apparentato ai “i borghi sull’altopiano delle Murge”, e indicato non già per il suo mare o il suo Parco Nazionale, ma per essere “fonte di un desiderato arricchimento culturale” e “di un turismo eno-gastronomico godereccio”.
Poi più nulla che riguardi la provincia di Foggia, fatta salva una bella fotografia tratta da weareinpuglia che mostra una mano che regge una “pizza fritta”, con la cattedrale di Foggia sullo sfondo.
L’articolo di Marie Claire è importante, perché ci dice come la Puglia trendy venga percepita all’esterno. Per quanto riguarda il Gargano e la Daunia, c’è poco di che stare allegri. Tra le località indicate dall’autrice, spicca Polignano a mare (provincia di Bari) con quattro occorrenze. Seguono, con due occorrenze, Bari, Borgo Egnazia (Savelletri di Fasano, Brindisi), Monopoli (Bari), Castello di Ugento (Ugento, Lecce), quindi con un’occorrenza ciascuno, Lecce, Murge, Gargano, Masseria Moroseta (Ostuni, Brindisi), Fikus (Ceglie Messapica, Brindisi), Santa Maria di Leuca (Lecce), Terlizzi (Bari), Otranto (Lecce), Santa Cesarea Terme (Lecce), Conversano (Bari), Castro (Lecce), Gravina in Puglia (Bari), Taranto, Adelfia (Bari), Locorotondo (Bari), Minervino Murge (Bat).
Non vanno meglio le cose per quanto riguarda i grandi eventi che fungono da attrattori turistici riportati nell’articolo di Marie Claire (Notte della Taranta, Locus, Red Bull Cliff Diving, sfilata Cruise): anche sotto questo profilo Daunia e Gargano sono del tutto assenti. Stesso discorso per i film finanziati dall’Apulia Film Commission. Nell’articolo si elencano Pinocchio di Matteo Garrone, girato in parte a Polignano a Mare, il film di Checco Zalone, Tolo Tolo, Odio l’estatedi Aldo, Giovanni e Giacomo (girato tra Bari, Terlizzi, Ugento, Otranto e Santa Cesarea Terme), l’ultimo film di Carlo Verdone, Si vive una volta sola (Monopoli, Conversano e Castro), No Time to die, l’ultimo capitolo di James Bond (Gravina in Puglia) eSix Underground, produzione Netflix con Ryan Reynolds e la regia di Michael Bay, girato parzialmente a Taranto.
Se dalla narrazione della Puglia trendy passiamo ai numeri reali, per fortuna le cose stanno molto diversamente. Stando ai dati ufficiali 2018, la regina del turismo pugliese continua ad essere Vieste con 1.922.034 presenze, davanti a Bari (838.600), che però ha tolto alla cittadina garganica il primato degli arrivi (446.394 contro 291.117). Nella top ten delle mete pugliesi più gettonate figura anche Peschici (al settimo posto, con 94.963 arrivi e 663.603 presenze). San Giovanni Rotondo è all’undicesimo posto. Rodi Garganico al sedicesimo posto, subito davanti alla citatissima Polignano a mare.
Ma, allora, l’articolo di Marie Claire racconta una Puglia che non esiste, o esiste soltanto nella fantasia dell’autrice? Magari fosse così. Giuliana Matarrese racconta in un certo senso la Puglia che verrà, che va profilandosi alla luce dei fermenti imprenditoriali, culturali, e delle politiche di marketing territoriale messe in campo dalla Regione, che vedono gli altri territori pugliesi più protagonisti, più presenti del nostro.
La Puglia settentrionale arranca. E non si può addossarne la responsabilità soltanto alla Regione “matrigna”.
Il Gargano regge ancora, ma è sempre meno trendy, e le prospettive sono assai poco incoraggianti, tenuto conto che non se la passano quegli eventi che in passato hanno svolto un ruolo importante in termini di attrattività (come il Carpino Folk Festival e Suoni in Cava ad Apricena, resta sulla breccia soltanto Festambiente Sud a Monte Sant’Angelo). Nè sembrano fino ad oggi aver contribuito ad incrementare significativamente l’appeal del territorio dauno iniziative che pure avevano suscitato grandi speranze, come i riconoscimenti Unesco a Monte Sant’Angelo e alle foreste del Gargano “patrimoni dell’umanità” o il progetto di eccellenza turistica dei Monti Dauni, nemmeno citati nell’articolo di Marie Claire, che giustamente esalta la ritrovata “capacità di raccontarsi” della Puglia. Ma, purtroppo, non di tutta la Puglia. Noi dobbiamo ancora imparare come si fa.
Geppe Inserra
[La fotografia che illustra il post, dotata di Creative Commons License 2.0, è di Guglielmo D’Arezzo, ed è intitolata Il faro di Vieste.]
Views: 580
È una spiacevole sensazione che provo anch’io. Forse è la realtà. Tuttavia continuiamo a propagandare le ns migliori ‘cose’. Se è oro si saprà.