Sulla esclusione di Foggia dal tracciato della Via Francigena, così come sulla scarsa presenza del capoluogo dauno nel recente riconoscimento dell’Unesco della transumanza come patrimonio dell’umanità, è il caso di mettere da parte le polemiche e cominciare seriamente a lavorare per recuperare il tempo perduto e salvare il salvabile.
Nel novero delle cose da salvare c’anche quell’Ufficio Tratturi (che – va ricordato – è il solo ufficio della Regione Puglia che abbia sede a Foggia), condannato ad un ruolo sempre più residuale e forse anche ad essere trasferito nel capoluogo regionale.
Le tre questioni sono intimamente connesse tra di loro, e vanno affrontate con una visione unitaria, ripartendo proprio dalla centralità dell’Ufficio Tratturi.
La mortificazione inflitta a Foggia, il solo capoluogo di provincia pugliese a risultare completamente escluso dalle South Cultural Routes, ovvero dagli Itinerari culturali del Sud Italia di cui la Via Francigena costituisce la principale propaggine, ha responsabilità politiche innegabili, ma non riferibili a questo o a quello schieramento politico. L’immagine che illustra il post documenta questo incredibile bypass, che umilia il capoluogo dauno e la sua popolazione. Ma, è il caso di ribadirlo, le polemiche e il rimpallo di responsabilità non giovano a nessuno e meno che mai agli interessi della città.
È vero che alla Regione e alla Provincia non si è guardato con la dovuta e necessaria attenzione a Foggia, ma il resto lo ha fatto la scarsa presenza dell’amministrazione comunale nella lunga fase istruttoria che ha preceduto l’individuazione e l’adozione del tracciato.
Si è dovuto attendere il convegno meritoriamente promosso dal presidente della commissione consiliare al territorio, Giovanni Quarato, per fare in modo che i dirigenti e i consulenti regionali che hanno definito il percorso incontrassero l’amministrazione comunale, e si capisse cosa ha veramente determinato l’esclusione di Foggia: la mancanza di un progetto che individuasse un sentiero praticabile dai pellegrini, ed offrisse nello stesso tempo le necessarie garanzie in termini di sicurezza e di ospitalità.
Per fortuna, le cose stanno un po’ meglio per quanto riguarda la transumanza patrimonio dell’umanità. Vero che Foggia non è stata citata nei diversi comunicati e documenti ministeriali, ma nelle carte depositate all’Unesco e prese a base per la decisione, viene espressamente riconosciuta la centralità del Tribunale della Dogana. Va detto anche che il riconoscimento Unesco è “immateriale”, e si riferisce alla pratica della transumanza, più che a specifici beni culturali o architettonici. Con un po’ di fantasia e di buona volontà, c’è tempo e modo di ritagliare un ruolo, anche di primo piano, per la città.
Proprio per questo è inutile piangere sul latte versato. Adesso si tratta di mettersi attorno ad un tavolo e farsi venire un po’ di idee, partendo dalla presa d’atto che nella memoria collettiva foggiana sono rimaste tracce molto sparute della transumanza, così come del ruolo di crocevia, che la città ha sempre avuto nel corso dei secoli.
L’auspicabile riscatto non può non partire dall’Ufficio Tratturi, che va difeso con i denti, valorizzato e recuperato ad un ruolo fondamentale, partendo dalla idea elementare che sia i pellegrini che le greggi camminavano sui tratturi, di cui Foggia era l’innegabile capitale.
Quando lo dirigeva, Michele Pesante, che attualmente presiede l’associazione Tratturi e Transumanza e che ha il merito di aver per primo sollevato il problema della esclusione di Foggia dalla via Micaelica, attrezzò presso l’ufficio un Museo dei tratturi “fulgido esempio di conoscenza del fenomeno della transumanza che ha caratterizzato, in modo indelebile, il paesaggio, la vita economica, quella sociale e culturale della Terra di Puglia. Esso è il prodromo di quel Parco voluto dalla regione Puglia per la valorizzazione di un bene demaniale dall’identità spiccata”.
La descrizione riportata tra virgolette si leggeva una volta nel sito istituzionale della Regione Puglia. Si leggeva…. perché se si clicca oggi su quel link si viene rinviati ad una malinconica pagina che annuncia non meglio specificati lavori in corso…
Non è un mistero che alla Regione si sta pensando di trasferire a Bari il glorioso ufficio, uno dei più antichi d’Italia, essendo l’erede del Commissariato (regio) per la reintegra dei tratturi. (Se volete approfondire la questione trovate un dettagliato ed esauriente articolo nel sito FoggiaRacconta di Raffaele De Seneen e Romeo Brescia, autore della foto che potete vedere a fianco).
È stato proprio Michele Pesante a lanciare l’allarme sul suo profilo facebook: “La chiusura dello storico Ufficio Tratturi di Foggia sarà una vergogna nazionale. Gli autori di questo crimine saranno giudicati dalla storia. Foggia, per oltre 550 anni fu autorevole riferimento per 5 Regioni. Oggi rischia di chiudere, nel silenzio generale di una classe politica apatica e indifferente, uno dei patrimoni simbolo della Capitanata. Ecco perché siamo nel degrado e nello sfascio. Senza dignità, orgoglio e passione nella difesa della propria storia, si è destinati a scomparire, o a divenire, al massimo, un’appendice del quartiere San Paolo di Bari.”
Portare a Bari il solo ufficio regionale che abbia sede a Foggia sarebbe l’ennesimo, definitivo schiaffo al capoluogo dauno.
Geppe Inserra
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