Il Premio internazionale Salvatore Quasimodo 2019 per la saggistica conferito al poeta e scrittore foggiano Luigi Paglia ha un significato immenso, che trascende la stessa portata del riconoscimento. Paglia è uno dei maggiori studiosi di Ungaretti, e la giuria del Premio, presieduta da Alessandro Quasimodo, figlio del poeta, lo ha conferito a Paglia per l’opera Il grido e l’ultragrido. Lettura di Ungaretti. Dal Sentimento del Tempo al Taccuino del Vecchio (Ed. Le Monnier Università – Mondadori).
Che tutto questo sia avvenuto nella edizione straordinaria per le celebrazioni del 60° anniversario dell’assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura conquistato nel 1959 da Salvatore Quasimodo, arricchisce il significato del riconoscimento attribuito a Paglia e il valore del suo saggio su Ungaretti. In un certo senso rende giustizia al poeta, che sessant’anni fa dovette cedere il passo proprio a Quasimodo nella corsa al Nobel, cui erano entrambi candidati.
Il poeta di “Mattina” non la prese benissimo. E non aveva torto: alla fine, sarebbe stato lui il solo dei grandi poeti ermetici italiani a non potersi fregiare del Nobel. A quello attribuito a Quasimodo nel 1959, si sarebbe aggiunto il Nobel a Montale nel 1975.
L’impeccabile studio di Luigi Paglia rende totale giustizia alla assoluta grandezza di Giuseppe Ungaretti, e il premio Quasimodo conferito al volume ripaga in un certo senso quel Nobel mancato.
Di grande pregnanza poetica è il titolo, Il grido e l’ultragrido, ma il sottotitolo (Lettura di Ungaretti. Dal Sentimento del Tempo al Taccuino del Vecchio) spiega che si tratta non di un commento interpretativo mimetico della poeticità del poeta-uomo di pena (l’uomo del “grido e dell’ultragrido”), ma di un’analisi a impianto eminentemente critico-filologico di livello accademico. Duecentosessantacinque pagine di ermeneutica testuale esemplare, che squadernano tutto ciò che Ungaretti ha scritto e detto. Col massimo dell’acribia e con una completezza esemplare in fatto di bibliografia critica.
Nel binomio grido-ultragrido, che dà il titolo al libro, è proposto il diagramma emotivo e stilistico delle opere poetiche ungarettiane oscillanti dialetticamente tra il dolore della vita («d’abissale pena soffoco») e il suo superamento nell’ultragrido metafisico il quale è paragonabile ad un ultrasuono che nel campo fisico va al di là della percezione umana. Le varie raccolte ungarettiane, dal Sentimento al Taccuino del Vecchio, pur nell’inevitabile progressione e differenziazione dovute al fluire delle esperienze esistenziali e letterarie dell’autore, presentano una linea di continuità o di coincidenza delle “strutture profonde” che vengono precisate nelle introduzioni globali ad ogni raccolta, nelle quali sono delineati anche il processo genetico e le modalità stilistiche, oltre all’organismo logico-semantico, al sistema archetipico-simbolico e al meccanismo spazio-temporale, così che il mosaico di tutte le composizioni ungarettiane analizzate viene ricondotto alla globalità interpretativa macrotestuale.
Il grido e l’ultragrido aveva già conquistato il Premio speciale della giuria per la critica letteraria nel Concorso internazionale “Lago Gerundo” di Paullo-Milano. Se volete saperne di più, potete leggere l’approfondita recensione scritta nell’occasione da Federico Andornino, Editor at Two Roads at Hodder & Stoughton, University College London, U. of London.
Qui trovate, invece, la recensione del compianto Giuseppe De Matteis, pubblicata dalla Capitanata, rivista della Biblioteca Provinciale di Foggia.
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Luigi Paglia è stato docente di Laboratorio di scrittura e di Informatica per la letteratura presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Foggia. Ha pubblicato in volume: Invito alla lettura di Marinetti (Mursia, 1977); Poeti in Puglia, in Inchiesta sulla poesia (Bastogi, 1979); Luzi, in Poesia italiana del Novecento (Editori Riuniti, 1993); Ungaretti, in Letteratura italiana ed utopia (Editori Riuniti, 1995); L’urlo e lo stupore. Lettura di Ungaretti. L’Allegria (Le Monnier, 2003); Il viaggio ungarettiano nel tempo e nello spazio (Grenzi, 2005), e la voce Marinetti, nel Dizionario biografico della Treccani 2008. Suoi saggi sono apparsi in riviste italiane e straniere (“Strumenti critici”, “Lingua e Stile”, “Annali dell’Università di Roma La Sapienza”, “Critica letteraria”, “Otto/Novecento”, “Rivista della Letteratura Italiana”, “Nuova Antologia”, “Rapporti”, di cui è stato membro della direzione, “Paragone”, “Giornale storico della letteratura italiana”, “Forum italicum”, “Italica”) su Dante, T.S. Eliot, Grass, Ungaretti, Luzi, Pirandello, Betti. Ha inoltre curato il volume Novecento per la Società Dante Alighieri (2003).
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figura interessante della letteratura italiana a cui articolo rende giustizia . grazie